Roma, Museo Nazionale del Palazzo di Venezia dal 1° maggio al 30 agosto 2009. Dopo lo straordinario successo riscosso da La mente di Leonardo nella sua prima presentazione alla Galleria degli Uffizi (2006) e nei successivi allestimenti in Giappone (a Tokyo, al Museo Nazionale, ebbe quasi novecentomila visitatori in soli tre mesi, risultando la mostra del 2007 più visitata in assoluto nel mondo), in Ungheria e in California, la mostra approda a Roma nella prestigiosa sede di Palazzo Venezia perché possa essere ammirata dai romani e dai numerosi turisti della capitale, con l’auspicio che possa riscuotere il successo che ha incontrato nelle sedi internazionali, contribuendo a diffondere un’immagine affascinante e scientificamente corretta della cifra molto speciale che caratterizza la genialità di un personaggio senza eguali nell’intera storia della cultura.

 

L’esposizione accompagna il visitatore alla scoperta del genio di Leonardo, invitandolo ad esplorare il suo modo di pensare e la sua concezione unitaria della conoscenza, come sforzo di assimilare le leggi che governano tutte le meravigliose operazioni dell’uomo e della natura.

 

Nonostante Leonardo venga abitualmente definito “Genio universale”, le esposizioni a lui dedicate hanno quasi sempre lumeggiato solo un ambito specifico della sua attività: l’arte, l’anatomia, la tecnologia, gli studi d’acqua, oppure del volo, per ricordare solo i più importanti. Con questa mostra si propone al visitatore un punto di vista diverso: una mente protesa nella caparbia decifrazione dei processi squisitamente razionali che presiedono ai fenomeni del mondo fisico e ai moti del pensiero, guidata dall’intento di conseguire una perfetta imitazione della natura in disegno e in pittura.

 

L’allestimento romano della mostra, curata dal prof. Paolo Galluzzi, direttore dell’Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze, è promosso dalla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Roma, dalla Regione Lazio, dalla Provincia di Roma, dalla Fondazione Antonio Ruberti, organizzato da Civita e Opera Laboratori Fiorentini, realizzato con il contributo di Ericsson. Il catalogo è edito da Giunti.

 

L’attenzione è focalizzata sul fatto che l’intera produzione di Leonardo, pur nella sua infinita varietà di argomenti e direzioni di ricerca, è caratterizzata dall’unitarietà dei criteri di concettualizzazione e dei metodi d’analisi. Questo rappresenta senz’altro l’aspetto più originale e affascinante del suo contributo e spiega in maniera eloquente il fondamento oggettivo della definizione largamente acquisita di Leonardo come “Genio universale”. La mente di Leonardo è il frutto della collaborazione tra eminenti studiosi e giovani ricercatori.

 

 

 

 

Il percorso espositivo è costituito da filmati e riproduzioni ad alta definizione, modelli funzionanti costruiti con rigore e con tecniche e materiali storicamente plausibili, postazioni digitali che danno accesso a contenuti interattivi, visualizzazioni virtuali di opere perdute di Leonardo.

 

L’allestimento romano è impreziosito dall’eccezionale presenza di alcune testimonianze della creatività artistica di Leonardo, che esprimono eloquentemente la dimensione trasversale della sua mente. In particolare, è importante sottolineare la simultanea presenza di due opere pittoriche che documentano l’intensa applicazione di Leonardo al tema della Leda.

Il genio di Vinci riconcepì il mito classico di Leda e il cigno come icona espressiva della prorompente vitalità della natura, matrice dell’intera varietà di tutte le forme animate, generate da una forza sensuale che presenta una dimensione cosmica. La visione naturalistica che impregna la lettura leonardiana del tema della Leda, portata a maturazione durante il suo secondo soggiorno fiorentino, emerge lampante nelle due testimonianze pittoriche, la Leda Spiridon (Galleria degli Uffizi, Firenze) e la Leda Borghese (Galleria Borghese, Roma), opere entrambe di altissima qualità uscite dalla sua bottega.

Oltre ai due dipinti della Leda, a Palazzo Venezia viene esposta anche una tavola poco conosciuta, conservata nei depositi di Palazzo Pitti, opera di un anonimo artista fiorentino che trasse ispirazione dagli studi di Leonardo per una Madonna col Bambino e San Giovannino, o che ebbe modo di vedere il dipinto che Leonardo forse eseguì ma che poi è andato perduto.

 

Accanto a queste eccezionali testimonianze pittoriche, la mostra romana presenta due disegni di Leonardo conservati presso il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi. I disegni documentano la precocità dell’interesse manifestato da Leonardo per la macchina volante, contengono alcuni studi preparatori per l’Adorazione dei Magi e attestano la scrupolosa applicazione con la quale il grande Maestro si applicò alla definizione in ogni dettaglio della grande pittura murale della Battaglia di Anghiari, purtroppo perduta.

 

Assolutamente eccezionale, nella mostra di Palazzo Venezia, è la presenza di uno splendido disegno e di due frammenti autografi poco conosciuti (facevano parte un tempo del Codice Atlantico).

Il prezioso foglio documenta il progetto di un teatro dal palcoscenico e dalle scene mobili, grazie a sofisticati meccanismi, concepito da Leonardo intorno al 1506-1508 per la rappresentazione dell’Orfeo di Poliziano a Milano nell’ambito della corte sforzesca. I due frammenti danno idea della complessa e suggestiva scenografia ideata da Leonardo per lo spettacolo. La macchina scenica era concepita per simulare l’apertura di una montagna con la contemporanea ascesa di Plutone dagli inferi. In mostra viene presentato anche il modello funzionante del teatro mobile descritto nel disegno di Leonardo.

 

Tra le riproduzioni, di straordinaria importanza, è la ricostruzione in scala 1:1 del Monumento Sforza, installato in piazza Venezia.

Il monumento equestre a Francesco Sforza costituisce una delle sfide tecnologiche e artistiche più audaci tentate durante il Rinascimento.

L’eccezionalità dell’impresa consiste principalmente nell’innovativo metodo di fusione a forni multipli, con il quale Leonardo da Vinci intendeva fondere circa 70 tonnellate di bronzo per realizzare, in un’unica colata, la statua del cavallo, la quale avrebbe dovuto superare i sette metri di altezza. Purtroppo Leonardo non fu mai in grado di verificare

 

 

 

 

il suo metodo di fusione e nel 1499, dopo che con l’occupazione francese di Milano fu distrutto il modello in terra del cavallo, il progetto venne abbandonato definitivamente.

Il modello, realizzato in vetroresina scenografata sopra una struttura interna in acciaio, si ispira ai disegni di Leonardo e, rispettando quelle che dovevano essere le dimensioni originali della statua, permette di visualizzare la maestosità e l’imponenza dell’opera che l’artista-ingegnere di Vinci non riuscì a portare a termine.

 

Gli sviluppi più recenti delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione hanno reso possibile l’ideazione e la realizzazione di un progetto che si propone di divulgare un’immagine chiara, ma rigorosamente fedele alla realtà storica, dell’avventura intellettuale di Leonardo. Il fine non è tanto quello di enfatizzare la straordinaria ampiezza e varietà dei suoi interessi, quanto di evidenziare il suo costante ricorso ad alcuni principi e concetti fondamentali, arditamente trasferiti attraverso analogie visive e strutturali da un campo di ricerca all’altro.