di Liliana Comandè.

L’africa non è solo natura, ma cultura, tradizioni e storia.

 

C’è una paese , nell’Africa subsahariana, che non ha solo una splendida natura, con immensi parchi ricchi di fauna esotica, con vastissimi laghi popolati di pesci ed uccelli variopinti, montagne che costituiscono il tetto del continente come il Kilimanjaro, località balneari che si affacciano su un mare accogliente tutto l’anno. Un paese che a tutto questo aggiunge un’antica civiltà, una ricchezza storica, artistica, archeologica.

È il Kenya.

Forse qui la razza umana addirittura iniziò la sua straordinaria avventura, se si pensa al ritrovamento di resti dei primi ominidi, nella valle del Rift o nei sedimenti dell’isola Rusinga, nel lago Victoria, dove nel 1966 riemersero reperti fossili di un nostro progenitore, battezzato con il nome di “Kenyanthropus”.

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Ma non vogliamo retrocedere cosi tanto nel tempo, limitandoci a ricordare che i Fenici sicuramente sbarcarono sulle coste dell’attuale Kenya nella loro circumnavigazione dell’Africa, nel V secolo a.C..

 

E le popolazioni swahili, tuttora preminenti, erano già note duemila anni fa; di loro riferì il romanziere greco Diogene, autore di racconti fantastici ma non troppo, attorno al 110 d.C..

Una kenya-south_coast_1città come Mombasa, oggi attivo scalo marittimo ed aereo sulla costa meridionale, scalo di tutti i turisti in arrivo dall’Europa, che poi rapidamente si dirigono verso località marine alla moda come Malindi o Watamu, pure merita una visita, perché si tratta di storia.

Era già conosciuta nel VII secolo d.C., e Arabi e Persiani musulmani ne fecero un punto di riferimento nell’ambito della loro espansione marittima e commerciale da Zanzibar.

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Da visitare è appunto l’antico quartiere arabo, naturalmente arricchito di elementi della cultura autoctona, nonché, soprattutto, il forte di Jesus, eretto dai Portoghesi, qui giunti con Vasco de Gama nel 1497. Gli arabi riconquistarono la roccaforte nel 1698.

Nel secolo scorso Mombasa fece parte del sultanato di Zanzibar, per poi passare sotto il dominio inglese ed infine divenire porto preminente del Kenya indipendente.

Ma anche la celebrata Malindi nec5c3fe9-4a4f-4d90-a903-4626221c9b60on vanta solo grandi spiagge dove ci si può abbronzare di giorno, tra un bagno e l’altro, e ammirare il flusso ed il riflusso delle maree, specie nelle notti di plenilunio, quando il fenomeno è più vistoso. Infatti, nell’immediato entroterra si può visitare la zona archeologica di Gedu, città araba risalente a cinque secoli fa.

E attorno, villaggi indigeni dove vi accolgono ragazzini vestiti con colorate divise della loro scuola; oppure adulti ripropongono cerimonie tribali, gli uomini vestiti da antichi guerrieri, le donne da danzatrici.

Se poi si vuole compiere una escursione che unisca mare e cultura, si può raggiungere l’isola di Lamu, con la cittadina omonima tutta in stile arabo, nelle cui strade non circolano anche carri trainati da asini, e dove, nel porto, si possono ammirare i “dhow”, tipiche imbarcazioni.human-skelet-at-fort-jesus-mombasa-kenya

Insomma, il Kenya non è solo mare, o parchi con elefanti, ippopotami, rinoceronti, leoni, leopardi, giraffe e tanti altri animali ancora, ma presenta aspetti meno noti eppure sorprendenti.