di Liliana Comandè

 

Sidi Bou Said e Il Festival del Sahara sono due “chicche” di questo paese affascinante e conosciuto soprattutto per le sue belle spiagge.

 

L’ho vista una decina di volte, eppure Sidi Bou Said riesce sempre a sorprendermi e a piacermi ogni volta di più. Sarà per quell’aria di cittadina piccola, ordinata, pulita, tranquilla, a dimensione umana e la gentilezza dei suoi abitanti, ma ogni volta che mi trovo a passeggiare fra quelle case bianche, che si sposano felicemente con l’azzurro e il celeste dei portoni e delle finestre, colore che si mescola a quello del cielo e del mare che si vede sottostante, ma io mi sento felice.

Sidi Bou Said è come una piccola e quieta oasi dalla posizione invidiabile, non molto lontana da Tunisi, e luogo ideale per chi vuole allontanarsi dallo stress della vcaffè e i ristoranti, sono lì a testimoniarne la vocazione di accoglienza.

 

Sotto il sole i colori diventano più forti, vividi ed ogni angolo riserva una sorpresa per la bellezza e l’originalità delle costruzioni e dei decori. Qualcuno potrebbe pensare alle case di alcune isole greche, ma non è così perché qui si vede che siamo in un paese arabo.

 

Dai balconi al legno intrecciato di alcune finestre, ottimo per proteggere le case dal caldo sole, dai bulloni neri che decorano i portoni, alla curiosità dei bambini che salutano i turisti, non c’è alcun dubbio su dove ci troviamo. Sidi Bou Said è uno dei miei luoghi preferiti della Tunisia, e tornarci è sempre una grande piacere perché mi sembra sempre di “tornare a casa”.

 

Ma questa volta sono qui per un evento molto importante: Il Festival del Sahara, giunto alla sua 49a edizione e che si svolge a Douz, definita proprio “la porta del Sahara”.

 

Tanti anni fa la città era una sosta obbligata per chi si spostava dalla Tunisia settentrionale al deserto e, proprio per festeggiare e far conoscere e condividere gli usi, costumi e tradizioni delle tribù nomadi non solo della Tunisia, ma anche dell’Algeria, della Libia e dell’Egitto, nel 1910 è nata questa manifestazione che richiama numerosi turisti provenienti non solo dai paesi coinvolti nell’evento.

E’ bello attraversare la Tunisia in pullman o in auto perché

consente di scoprirne il territorio e la sua varietà.

 

Lungo la strada il paesaggio cambia continuamente. Estesi campi di alberi da frutta, agrumeti,  vigneti e uliveti che si estendono per chilometri e mostrano come le piante abbiano un grande spazio fra loro per poter crescere e dare prodotti migliori.

 

E poi tante pecore e capre che brucano la tanta erba presente. Non siamo ancora nel deserto e la Tunisia ha molto verde e non solo palmeti come si potrebbe essere indotti a pensare. Ogni tanto si incontrano piccoli centri fatti di poche case e poi di nuovo quel verde di campi coltivati, enormi piante di fichi d’india con ancora attaccati i frutti maturi.

 

Fa un inaspettato freddo e tira vento, ma quando si sta al sole, si sta bene. La terra è rossa, segno che è fertile per le coltivazioni, e i vasti campi lo evidenziano. Ogni tanto ,moderne costruzioni bianche a 2/3 piani si alternano a qualche piccola fabbrica. In lontananza qualche piccola collina spezza la vista del panorama pianeggiante.

 

Ma eccoci arrivati a Douz e la numerosa presenza di persone negli alberghi e in giro per le strade fanno capire quanto sia sentito questo Festival che non delude chi ha affrontato un viaggio per assistervi. Gli spalti sono pieni di gente e le forze d’ordine sono imponenti.

Ed ecco che tutto ciò che fa parte della tradizione berbera viene mostrato ad un pubblico attento ed eccitato dallo spettacolo che si protrae per 4 giorni.

 

 

Cavalieri con divise dai diversi colori sfilano compatti o gareggiano incitando i cavalli alla corsa. Lo stesso avviene con chi gareggia con i dromedari, mentre ballerini e ballerine, anche impegnati nella danza del ventre, si alternano in un crescendo che non fa mai venire meno il coinvolgimento emotivo del pubblico.

 

E poi scene di caccia alla volpe o ai conigli da parte di splendidi levrieri che qui vengono chiamati sloughi, mentre le tende berbere ospitano i tanti protagonisti di questo grande evento. Scene di vita quotidiana, con i bambini che irrompono su quel “palcoscenico” di sabbia cantando e giocando o stando seduti davanti ad un insegnante che impartisce loro lezioni di vita.

 

Vengono mostrati i matrimoni berberi e la grande abilità di alcuni danzatori che hanno sulla testa fino a 10 anfore e riescono a salire anche su una scala senza farli cadere.

 

Si è presi e ammaliati da tutto ciò che accade sotto i nostri occhi e si prova emozione anche quando i cavalieri (tra i quali anche donne) attraversano il campo-palcoscenico sparando in alto.

 

La magica danza della tannura cattura i nostri occhi e ci entusiasma il gioco delle varie “gonne” che ruotano sulla testa dell’artista così come continua a ruotare lui stesso.

 

Uno speaker entusiasta sottolinea ogni performance, aiutato da una colonna sonora che ha il potere di esaltare ulteriormente ogni cosa che vediamo.

 

E’ una manifestazione interessante e coinvolgente anche se non riusciamo a capire del tutto ogni significato di ciò che avviene davanti ai nostri occhi, ma è soddisfacente e vale la pena di assistervi.

 

Altrettanto stimolante è l’esposizione dell’artigianato e dei prodotti gastronomici berberi. Vasellame, tappeti, gioielli, rose del deserto, vari tipi di thè, cesti, sciarpe e abiti sono un tripudio di colori e gli uomini e le donne vestite con gli abiti tradizionali sono una grande attrazione per chiunque abbia in mano un cellulare o una macchina fotografica.

 

Ma è tempo di lasciare Douz e di arrivare a Tozeur dove ci aspetta la Ministra del Turismo, Selma Elloumi Rekik, e il Direttore Generale dell’Ente del Turismo Tunisino, Abdelatif Hammam per una conferenza stampa.

D’altra parte, l’invito è pervenuto dall‘Ente del Turismo Tunisino in collaborazione con la Tunis Air proprio per consentirci di vedere il Festival, ma anche per presenziare alla conferenza stampa.

 

Ci mettiamo in viaggio e….

Continua