Bene, pur se con molto dispiacere, anche le sigle autonome sindacali Adl e Avia, rappresentanti della maggior parte degli assistenti di volo, hanno sottoscritto l’accordo sul salvataggio dell’Alitalia – ma perché poi continuano a parlare di salvataggio dell’Alitalia se l’Alitalia non esisterà più?
Antonio Divietri, presidente di Avia, ha dichiarato di aver firmato l’accordo solo per un atto di responsabilità in quanto l’accordo manda a casa un assistente di volo su tre e chi rimane sarà costretto a cambiare città per poter lavorare. Quindi, alla luce di quanto è stato sottoscritto, ben 1.500 fra hostess e steward resteranno a casa.

Ma in totale, alla fine di questa trattativa, quante persone si troveranno senza lavoro?
Si è parlato di circa 7.000 persone, ma che fine faranno? Una parte sarà messa in cassa integrazione – come è stato paventato più volte – ed un’altra verrà impiegata in posti statali?
Staremo a vedere. La cosa importante è che, finalmente, si è concluso un confronto che ha visto contrapporsi aspramente sigle sindacali, dipendenti e parti politiche.
Ognuno ha accusato l’altro di irresponsabilità, di voler conservare privilegi anche quando la barca stava affondando, di voler trarre un profitto politico ad ogni costo.
La trattativa si è conclusa ed ha lasciato – come avviene in ogni battaglia – vincitori e vinti.

La cosa difficile è capire l’entità della vittoria o della sconfitta.

Di sicuro c’è che l’Alitalia non è più l’Alitalia e al suo posto c’è la CAI, anche se – stando a quanto si dice –  il marchio della ex compagnia di bandiera continuerà ad essere ben visibile sugli aerei della nuova compagnia privata.

Adesso, chiusa la trattativa con i dipendenti, siamo in attesa di vedere quale partner straniero verrà accettato fra i 3 che hanno mostrato interesse ad entrare in Cai.
Sarà Air France? Di certo il management francese non sarà molto contento di essere uno degli alleati e non il proprietario della compagnia – come aveva sperato di diventare. D’altra parte, però, sarà felice di non accollarsi i grossi debiti accumulati da Alitalia e di pagare soltanto per la parte cosiddetta ‘buona’ della compagnia.
Sarà Lufthansa? Il vettore tedesco, che in precedenza non sembrava interessato all’acquisto di Alitalia, si è fatto avanti e sembra essere molto gradito al nostro Governo. Chissà che, alla fine, non la spunti su Air France.
Sarà British Airways, forse? Anche il nome della compagnia inglese è uscito in questi ultimi giorni e anche British ha degli estimatori e dei supporter fra i nostri politici, anche se al momento sembra la meno accreditata fra i possibili partner.

Siamo tutti in ‘trepidante’ attesa di vedere come andrà a finire questa gara fra ‘colossi’, fermo restando che noi, semplici cittadini, che abbiamo fatto da spettatori in tutta questa storia, dobbiamo incominciare a pensare a come e quando inizieremo a pagare per ‘l’acquisto’ – non voluto e non sottoscritto – della Bad Company.

A proposito della bad company, sapete che c’è chi pensa che sia realmente una compagnia da acquistare?
Mi è capitato di sentirlo nel corso di una cena con alcuni conoscenti!
Ah l’informazione! È veramente una grande cosa!

Liliana Comandè