La mostra dedicata a Piermatteo d’Amelia si propone di offrire alla conoscenza del grande pubblico un protagonista di primo piano del secondo Quattrocento, uno dei grandi maestri del Rinascimento in Umbria.  La sua attività, abbondantemente documentata a livello archivistico, si svolse principalmente nell’Umbria meridionale, nell’alto Lazio e a Roma.  Eppure fino alla fondamentale intuizione di Federico Zeri (1953) il quale assegnò al maestro amerino un gruppo di opere che, fino a quel momento, Roberto Longhi (1927) e Bernard Berenson (1932) avevano riunito sotto il nome convenzionale di Maestro dell’Annunciazione Gardner, Piermatteo  di Manfredo – nato ad Amelia intorno al 1448 e morto dopo il 1506 – era rimasto confinato nella vasta schiera dei pittori “senza opere”.

 

La geniale intuizione di Zeri venne confermata nel 1985 dal felice ritrovamento del contratto di commissione della pala dei francescani, dipinta per la chiesa di San Francesco e oggi conservata nel Centro Arti Opificio Siri di Terni.

 

Il progetto espositivo, curato da Vittoria Garibaldi e Francesco Federico Mancini, si configura come  tappa ulteriore di un pluriennale piano di valorizzazione dell’arte umbra avviato nel 2004 con la mostra su Perugino e proseguito nel 2008 con la mostra su Pintoricchio; a questi artisti sono state dedicate due grandi rassegne monografiche, entrambe allestite nelle sale monumentali della Galleria Nazionale dell’Umbria.

 

Formatosi tra il 1467 e il 1469 accanto a Filippo Lippi in quegli anni attivo nel Duomo di Spoleto, Piermatteo, dopo la morte di fra Filippo (1469),  seguì a Firenze fra Diamante, il principale collaboratore del pittore carmelitano. Nella città toscana  entrò in contatto con l’operosa bottega del Verrocchio. Subito dopo si pose a fianco del Perugino con il quale lavorò nella Cappella Sistina (1480-1481), progettando la decorazione della volta e partecipando, assieme al Pintoricchio, all’esecuzione di alcune parti figurate come il Viaggio di Mosè e la Circoncisione. Da questo momento la presenza di Piermatteo a Roma  assunse il carattere di continuità.

Non mancarono, tuttavia, viaggi in Umbria per soddisfare committenti autorevoli come l’Opera del Duomo di Orvieto (1480-1481), gli agostiniani, sempre  di Orvieto (1482), e i francescani di Terni (1483). E’ in questa fase che il pittore amerino si avvicinò all’arte di Antoniazzo Romano.

 

 

Lo si vede, per esempio, nel polittico di Orvieto, oggi diviso tra Berlino, Altenburg e Philadelphia, dove “l’impianto apertamente monumentale con cui sono costruiti i sei personaggi sacri principali contro l’oro, sono una rielaborazione, sia pure intelligente ma quanto mai palmare, dello stile che Antoniazzo aveva inaugurato sin dal 1480 circa” (Zeri). Con l’elevazione di Alessandro VI al soglio pontificio, Piermatteo (1493), oltre a ottenere titoli

e privilegi, venne coinvolto nella decorazione, purtroppo perduta, di alcune stanze dell’Appartamento Borgia.

 

Terni: le opere di Piermatteo e il Quattrocento

nell’Umbria Meridionale

La mostra è allestita a Terni intorno al polittico dei francescani (1483-85), recentemente restaurato e collocato nella sua sede permanente. Si tratta della principale testimonianza rimasta in loco dell’intensa attività umbra dell’artista. Impressionante per dimensioni e ricchezza decorativa, il polittico era in origine collocato sull’altare maggiore della chiesa di San Francesco, tra gli edifici di culto più nobili e riccamente ornati della città.

La mostra presenta anche una parziale ricostruzione del polittico degli agostiniani di Orvieto, capolavoro dell’artista, dove è possibile ammirare uno stile capace di coniugare il delicato naturalismo di Filippo Lippi con il vigore plastico di Andrea del Verrocchio e l’impianto monumentale di Antoniazzo Romano. Le opere di Piermatteo vengono presentate sia in rapporto a quelle di pittori contemporanei come Filippo Lippi, Filippino Lippi, fra Diamante, Bartolomeo Caporali, Antoniazzo Romano, Pintoricchio, Pastura, Saturnino Gatti, sia in rapporto a quelle di scultori come Vecchietta, Francesco di Simone Ferrucci, Giovan Francesco Rustici.

Ciò con l’intento di mettere in luce il continuo travaso di moduli stilistici e iconografici tra le due forme d’arte.

I prestiti che hanno consentito di realizzare la mostra provengono, oltre che dal territorio e dalla Galleria Nazionale dell’Umbria, da importanti musei italiani come la Galleria degli Uffizi, il Bargello, la Galleria Barberini e da prestigiose collezioni internazionali come la National Gallery di Dublino, il Museum of Fine Art di Philadelphia e il Lindenau Museum di Altenburg.

 

Amelia: dal Sant’Antonio Abate alle testimonianze della città natale

La sezione della mostra allestita ad Amelia ruota intorno all’immagine del Sant’Antonio Abate (1474-75), magnifico autografo di Piermatteo, conservato nel locale Museo.

E’ affiancata da tre sculture, anch’esse raffiguranti Sant’Antonio Abate: una lignea, di Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta, proveniente dalla cattedrale di Narni, datata 1474; una, sempre in legno, proveniente da Massa Martana, firmata da tale “magister Pontianus de Onofro” e datata 1484; una in terracotta invetriata e policroma, attribuita ad Andrea della Robbia. Proseguirà così, anche nella sede amerina, il dialogo tra pittura e scultura già affrontato nella sede di Terni. Non è da escludere  che la ricerca di una forma volumetrica da parte dell’artista sia scaturita, prima ancora che dalla frequentazione della bottega del Verrocchio, dal contatto con l’ambiente artistico locale, dove Agostino di Duccio lasciò, grazie al mecenatismo della famiglia Geraldini, importanti testimonianze di scultura.

La sezione amerina ha un’ appendice nel Duomo e nella chiesa di San Francesco, dove è possibile ammirare le arche funerarie dei Geraldini, nella chiesa dell’Annunziata, luogo di provenienza dell’ Annunciazione, ora nell’ Isabella Stewart Gardner Museum di Boston, e nella casa natale del pittore. Rientra nell’itinerario amerino anche la chiesa parrocchiale di Porchiano.

Qui Piermatteo e i suoi collaboratori hanno affrescato una Madonna con il Bambino e due santi che presenta strette analogie con il polittico dei francescani di Terni.

 

 

I LUOGHI DI PIERMATTEO

Il percorso dell’artista e l’eccellenza del suo territorio

 

Come è accaduto per le rassegne monografiche dedicate a Perugino (2004)

e a Pintoricchio (2008), questo evento espositivo offre l’opportunità di seguire da vicino l’artista nel suo territorio, nei luoghi della sua formazione artistica, nei contesti di provenienza delle opere espatriate e nei siti dove sono conservate alcune tra le migliori testimonianze della sua pittura.

 

Il fascino placido, raffinato e discreto delle pitture di Piermatteo è uno dei caratteri distintivi della sua terra d’origine, la cui visita è resa ancor più attrattiva dalle presenze, documentate nella stessa epoca di numerosi artisti “eccellenti”: Benozzo Gozzoli, Filippo Lippi, Domenico Ghirlandaio, Agostino di Duccio, Niccolò Alunno, Giovanni Spagna, Tiberio d’Assisi, Antoniazzo Romano, Antonio da Viterbo il Pastura e molti altri.

 

Capolavori di tali maestri, esattamente come le opere di Piermatteo, vennero realizzati oltre che per  centri maggiori come Spoleto, Terni, Narni, Amelia,

per piccoli borghi disseminati nel Ternano, nella Valnerina, nei dintorni di Narni e nei colli amerini, considerati parte integrante degli itinerari proposti a complemento della mostra. Se Piermatteo d’Amelia è un pittore da riscoprire e da godere con la serenità d’animo che ben si addice alle figure ieratiche e garbate dei suoi dipinti, è altrettanto vero che insieme all’artista risalta un territorio anch’esso da esplorare, da percorrere in lungo e in largo, perlustrandone i meandri più reconditi.

Per rendere la visita di questi luoghi più agevole e informata è stata predisposta una guida, curata da Saverio Ricci, scritta da un gruppo di giovani storici dell’arte.

 

Spoleto

Nella Cattedrale di Spoleto Filippo Lippi fu chiamato negli ultimi anni della vita a realizzare la decorazione della maestosa cappella absidale, affrescata tra il 1467 e il 1469 con le Storie della Vergine. Lippi si avvalse della collaborazione di fra Diamante, del figlio Filippino e del giovane Piermatteo definito nei documenti suo “garzone”.

 

Narni

Nella chiesa di Sant’Agostino, nel 1482, reduce dall’esperienza romana della Cappella Sistina, Piermatteo eseguì ad affresco un’ampia composizione a imbuto prospettico, raffigurando al centro la Vergine in trono con il Bambino fra le Sante Lucia e Apollonia, in alto l’Eterno Benedicente e immortalando sullo sfondo il verdeggiante paesaggio della valle, celebrato nei secoli successivi dai viaggiatori del Grand Tour.

 

Orvieto

Nel Duomo di Orvieto l’arte di Piermatteo è testimoniata da una arcaizzante Imago pietatis, eseguita  su un pilastro del transetto destro. L’opera, di incerta datazione, secondo alcuni studiosi è da identificare con la prova chiesta al pittore prima di invitarlo a completare la decorazione della cappella di San Brizio: un’ impresa a cui l’amerino rinunciò e che al suo posto fu affidata, nel 1499, a Luca Signorelli.

Per la chiesa di Sant’Agostino, dove oggi è esposta la magnifica serie di statue tardo-manieristiche un tempo nella navata principale, Piermatteo dipinse il polittico degli agostiniani parzialmente ricostruito in mostra.

 

Avigliano Umbro

Nella chiesa della Madonna di Toscolano, una volta edicola campestre con il fronte aperto, è possibile ammirare un ciclo di pitture murali, oggetto di un importante approfondimento da parte di Aldo Cicinelli, con soggetti mariani e varie figure di santi, dove si colgono influssi lippesco-verrocchieschi. Il ciclo costituisce la più vasta testimonianza a noi pervenuta dell’attività di Piermatteo come frescante.

Terni, CAOS  Centro Arti Opificio Siri. Amelia, Museo Archeologico e Pinacoteca/ 12 dicembre 2009 – 2 maggio 2010 a cura di Vittoria Garibaldi e Francesco Federico Mancini