Nei suoi comunicati stampa emessi in apertura di anno, la IATA avvertiva  che le perdite complessive per tutte le compagnie stimate per il 2009 si aggiravano intorno agli  11.0 miliardi di dollari. Nel contempo per l’anno in corso (2010) si prevedevano perdite intorno ai 5.6 miliardi di dollari. Quest’ultimo dato veniva confermato anche con il comunicato datato 2 marzo ultimo scorso: secondo la Iata per il 2010 veniva confermata una perdita aggirantesi intorno ai 5,6 miliardi di dollari. Ma appena 9 giorni più tardi, in data 11 marzo, un nuovo press release avvertiva che le perdite di cui sopra non erano più 5,6 miliardi bensì scendevano a 2.8 miliardi, il 50 per cento in meno, tutto merito delle regioni dell’Asia, Medio Oriente e America Latina che avevano fatto registrare un ottimo andamento nel mese di gennaio 2010.

Contemporaneamente con l’ultimo comunicato venivano altresì riviste le perdite per il 2009 le  quali (ancora stimate) non erano più di 11 miliardi di dollari, bensì venivano anch’esse ridotte a 9.4

Ora, per quanto riguarda il 2010,  trattandosi di previsioni per l’anno che abbiamo di fronte, tutto si può accettare, anche se una riduzione delle perdite del 50 per cento già al solo diffondersi dei dati relativi al primo mese di Gennaio, lascia credere ad una stima iniziale caricata da una eccessiva dose di pessimismo.  Ma ciò che lascia perplessi è che questa altalena di previsioni per il 2010 avviene quando ancora non si conoscono i dati definitivi dell’anno precedente, il 2009, e quando ancora questi sono oggetto di ulteriori revisioni.

Se per un anno concluso ci si deve correggere di ben 1.6 miliardi di dollari (tanta è la differenza dei dati 2009 tra gli 11.0 miliardi di perdite annunciate fino agli inizi di marzo 2010 e la correzione portata a 9.4 con il comunicato dell’11 marzo scorso), quale valenza dare ad una stima che si riferisce ad un anno che è ancora tutto da scoprire ?

A questo punto era inevitabile approfondire l’argomento e pertanto siamo andati a vedere in apertura di 2009 quale fosse il forecast della Iata per quell’anno, l’anno cioè che si è concluso (attenzione, è ancora una stima) con 9.4 miliardi di dollari di perdite; ebbene il 9 dicembre 2008 la Iata facendo le previsioni per il 2009 parlava di una perdita stimata per 2,5 miliardi di dollari (“US$ 2.5 billion loss for 2009 – Worst revenue environment in 50 years”), ovvero una differenza di circa 7 miliardi di dollari.

Da qualche parte ricordiamo di aver letto la definizione che qualcuno ha dato degli analisti come coloro che sono come i mariti che tradiscono: spiegano sempre tutto, ma solo a posteriori.

Da parte nostra vorremmo solo avvertire che tutto sembrerebbe indicare che in aggiunta alle previsioni meteo di cui ognuno di noi si lamenta perchè non ci indovinano più, anche le previsioni che si fanno per l’industria aerea lasciano molto a desiderare, e sinceramente di fronte  a differenze di stime così eclatanti vien da chiedersi se non sia il caso di attenersi solo ai risultati raggiunti tralasciando di avventurarsi in previsioni a lungo termine.

 Antonio Bordoni