Vedute, ricostruzioni, progetti nelle collezioni della Biblioteca di Archeologia e Storia dell’arte. La mostra è stata prorogata al 5 settembre  . La Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte, su invito dell’Istituto Nazionale per la Grafica, ha promoss la mostra di disegni di architettura “Le Meraviglie di Roma antica e moderna”. L’esposizione è allestita nelle sale quattrocentesche di Palazzo Venezia, messe a disposizione dal Soprintendente al Polo Museale Romano, Rossella Vodret. Sono esposti i capolavori del disegno antico datati tra il Cinquecento sino alla fine del Settecento, appartenenti alla ricchissima raccolta di disegni della Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte di Roma che conserva un vasto fondo di proprietà dell’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte, noto solo a pochi studiosi.

Tema centrale della mostra è la città di Roma, con i suoi monumenti antichi e moderni, le sue vedute, i suoi scorci classici e meno consueti, le sue fabbriche pontificie e private, le sue fontane e cortili, per ripercorrere tre secoli di storia della Città eterna.

La raccolta di disegni della BiASA si è andata costituendo nel corso degli anni grazie a lasciti e doni, a partire dal 1922, anno della fondazione della biblioteca.

Tra questi si segnalano le raccolte confluite tramite doni fatti da studiosi di grande rilievo quali Corrado Ricci, Alfredo Castellani, Alfredo Dusmet ed in particolare Rodolfo Lanciani, celebre archeologo di fama internazionale. A lui fu dedicata un’unica mostra antologica nel 1956, grazie al ricchissimo fondo di disegni della BIASA, (a cura di Valerio Cianfarani) che ebbe sede nelle sale di Palazzo Braschi. Da allora sono stati presentati al pubblico solo fogli singoli o piccoli nuclei della collezione. Con questa attesa esposizione si intende colmare tale lacuna, proponendo al pubblico le opere più ragguardevoli della raccolta in possesso della biblioteca.

Per la mostra a Palazzo Venezia, curata dalla dott.ssa Maria Cristina Misiti, Direttrice della Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte e dalla professoressa Simonetta Prosperi Valenti Rodinò, sono stati selezionati più di sessanta eccelsi ed inediti capolavori, quasi tutti appartenenti alla raccolta Lanciani.

La raccolta Lanciani, particolarmente ricca di studi riguardanti la città di Roma nei suoi più vari aspetti, comprende fogli databili dall’inizio del XVI secolo sino al XX: rilievi e studi dall’antico, vedute di artisti diversi, segno del fascino continuo esercitato dalla città eterna sui pittori vedutisti francesi, inglesi, tedeschi passati per Roma e progetti architettonici per la sistemazione di piazze, palazzi, chiese e complessi museali soprattutto nei secoli XVIII e XIX, legati perciò alla vivace attività urbanistica sostenuta dai pontefici Clemente XII Corsini, Benedetto XIV Lambertini, Pio VII Chiaramonti, Pio IX Mastai Ferretti.

 

 

Le opere

Secolo XVI. Nella mostra il periodo è rappresentato da alcuni studi dall’antico che si annoverano come i più celebri esempi al mondo di tale tipologia.

 

Disegni esposti

Il primo cimelio sarà il celebre codice membranaceo raffigurante il rilievo della Colonna Traiana, databile alla prima metà del secolo, già attribuito a Jacopo Ripanda, ma oggi ritenuto dalla critica una trascrizione di poco successiva dell’archetipo perduto. Superfluo sottolineare la grande valenza documentaria di questo codice, che in 55 grandi tavole, disegnate nel recto e nel verso, costituisce la prima testimonianza grafica di questo monumento che affascinò eruditi ed artisti di tutti i tempi.

La raccolta della BiASA conserva anche un ulteriore documento degli stessi rilievi della Colonna Traiana, disegnati a penna da un anonimo artista alla fine del ‘500 su tre rotoli cartacei, lunghi ciascuno più di 19 metri. Il confronto diretto di questi cimeli consentirà al pubblico di trarre importanti deduzioni sulla percezione dell’antico nel corso del secolo.

L’antico ritorna nelle pergamene di Pirro Ligorio, il noto pittore e architetto raffaellesco, antiquario alla corte di Alfonso d’Este, che passò la maggior parte della sua vita a studiare monumenti, are, statue e cimeli antichi affidandoli a codici sparsi nelle raccolte di tutto il mondo: dei 3 esemplari presenti nella BIASA, si è scelta la ricostruzione del Porto di Traiano e la pianta del cortile del Belvedere, meno visti in recenti mostre, ma spettacolari nella lucida ricostruzione fattane dall’erudito cinquecentesco.

Secoli XVII e XVIII. Forse meno rappresentato quantitativamente nelle raccolte è il Seicento,  che pure offre alcune vedute inedite dei più significativi monumenti antichi romani di grande intensità rappresentativa, opera dei maggiori pittori olandesi del secolo.

Il protagonista indiscusso della mostra, e del fondo di disegni della BiASA, è indubbiamente il Settecento. La varietà del materiale databile a questo secolo consente di ricreare una panoramica su varie tipologie del disegno, utilizzate in quest’epoca da autori italiani e stranieri: lo studio dall’antico, documentato da una serie di piccoli acquerelli colorati di Francesco Bartoli (datati 1732) desunti da pitture sepolcrali, e da taccuini di Felice Giani; le vedute di Roma, documentate da esempi di pittori italiani spesso destinati ad una traduzione incisa (Piranesi, Rossini), francesi (Le May, Chaufourier, Lallemand), tedeschi (Reinhart); progetti per affreschi, come la ricca serie di Tommaso Conca, preparatoria per dipinti e stucchi realizzati negli ultimi decenni del secolo da suoi modelli nelle sale rinnovate da Marcantonio Borghese nella celebre Villa, gioiello di famiglia e vanto della città.

Ma è il nucleo di disegni di architetti, giustamente celebre tra i ricchi fondi di grafica della BiASA a segnalarsi per vastità, interesse documentario e qualità artistica. Gli studi dei maggiori architetti presenti a Roma in quel secolo, da Fuga, Salvi, Buzzi, Posi, Nolli, Marchionni, Barberi, sino al Valadier – di cui sono presenti più di 500 fogli – ci consentono di ripercorrere le tappe di quella vasta operazione di rinnovamento urbanistico affrontata da vari pontefici, che ha portato in molti casi a formare l’assetto attuale della città.

Non va neppure taciuta la progettazione di apparati effimeri, realizzati spesso ad opera degli stessi architetti (Posi, Marchionni, Passalacqua) che vide Roma protagonista di questa tipologia decorativa sin dal secolo precedente, espressione indubbia dell’abilità di addobbare chiese, teatri e facciate in occasione di eventi legati a nascite, morti o matrimoni di regnanti delle grandi dinastie europee e ripresa  poi in tutta l’Europa.

 

Disegni inediti

L’indagine condotta in occasione della mostra ha consentito di proporre oltre ai tanti fogli già noti agli studi scoperte notevolissime, quali i fogli inediti di artisti di grande livello grafico: un primo schizzo di Piazza del Popolo come si presentava nell’anno 1664, autografo di Lievin Cruyl e preparatorio per la nota serie di stampe di Roma realizzate in quell’anno dall’incisore olandese; uno studio per un alzato dell’Arco di Benevento, velocemente appuntato a penna da un pittore francese di metà Seicento seguace di Poussin, forse da identificare in Pierre Lemaire; un piccolo schizzo di Ponte Milvio del giovane Piranesi appena giunto a Roma e già affascinato dalla città; per non elencare i numerosi studi architettonici settecenteschi, per apparati effimeri, molti dei quali ancora inediti, nonostante il proliferare degli studi degli ultimi anni.

Il percorso espositivo sarà integrato da due postazioni multimediali per completare ed approfondire alcuni aspetti tematici, accompagnando il visitatore con esperienze di tipo sensoriale. Le installazioni di tipo interattivo hanno grande effetto, avvalendosi di tecnologie digitali sofisticate realizzate appositamente per questa esposizione: con un gesto leggero, passando la mano sopra lo schermo, il visitatore potrà dare luce al particolare scelto.