E’ inutile che facciamo finta di niente e andiamo avanti come se le cose non stessero peggiorando. Il turismo è diventato come un veliero che sta andando alla deriva, senza timoniere e senza alcuna persona che si prenda la responsabilità di guidarlo. Stiamo scivolando in un baratro a tal punto che, se non sopraggiungono i soccorsi, non trascorreremo” vivi la nottata”.  Ed è anche infruttuoso continuare a raccontare che le “cose non vanno proprio maluccio, perché rispetto allo scorso anno abbiamo tenuto, anzi, abbiamo anche fatturato qualcosa di più!” Questo è quanto ci sentiamo dire – o leggiamo sui pochi giornali del settore che ancora escono in formato cartaceo, ma non ogni settimana (come affermano o è scritto nelle loro testate), quando hanno un po’ di pubblicità che giustifichi i costi che si sostengono per pubblicarli! E anche questo è un sintomo di buona salute o di tenuta? No, cari lettori, la situazione attuale è che nel settore non circolano soldi. Chi è al di fuori del turismo, ma anche chi ne fa parte, non sa esattamente cosa sta succedendo. Non sa, per esempio, che ci sono molte agenzie di viaggio che non pagano i tour operator per i servizi prestati oppure che, ogni mese, ne chiudono in gran quantità? Secondo voi anche questo è un segnale di ripresa?

Come mai sentiamo sempre parlare di crisi globale, di economie in difficoltà, di aziende che stanno chiudendo o che stanno licenziando o mettendo il personale in cassa integrazione, mentre del settore turistico si sente solo parlare di numeri di turisti in aumento nelle grandi citta – solo Roma – però, o l’ormai noioso bollettino del consueto boom  degli agriturismi – ma quanto è veritiero, poi?

A prescindere dal fatto che il turismo non si misura con gli agriturismi – gestiti al 99 per cento quasi sempre a conduzione familiare – ma con tutto il comparto in generale e più importante, quello che genera ricchezza al Paese e posti di lavoro, ossia quello degli alberghi, degli operatori turistici e delle agenzie di viaggio.

E qui, c’è sempre una diversità di statistiche, di opinioni e di visibilità. Mentre la Federalberghi  Nazionale e Regionale riesce a far sentire la sua voce con le istituzioni, grazie a Presidenti carismatici e in grado di farsi ascoltare – e la situazione alberghiera in Italia sappiamo – grazie a loro – che non è affatto messa bene, di contro, abbiamo il settore del Tour Operating che è sempre reticente nel raccontare le cose come stanno realmente.

Così, su due piedi, mi vengono in mente alcuni nomi di T.O. che invece non hanno paura di dire la verità su un settore in grandissima sofferenza : Condor, Giver, Spagnamania, Karisma Travelnet (mi scuso se non ne ho menzionati altri…). Ci sono grosse aziende che hanno chiuso i propri codici a più di un migliaio di agenzie, sia perché non pagavano i servizi  sia per la chiusura improvvisa.

Parlando amichevolmente con il Presidente della Fiavet, Cinzia Renzi, mi raccontava come fosse difficile far capire alle istituzioni quale fosse la reale situazione italiana, in quanto a destra e a manca si leggeva o si sentiva dire che le cose non andavano poi così tanto male!
Il nostro, purtroppo è un paese immobile, senza uno straccio di progetto capace di invertire la pericolosa rotta che sta portando alla decimazione di tante realtà che compongono questo nostro vituperato settore.
Se al più presto non si volterà pagina, il 2011 vedrà “cadere silenziosamente tante altre teste” piccole o grandi che siano.

Siamo un paese che non sa costruire sfide o modernizzarsi, ma non per sopravvivere, ma per vivere bene. Siamo un paese senza idee e in declino, in ogni senso.

Se negli anni settanta eravamo la prima nazione europea ad essere visitata, oggi abbiamo perso tanti di quei punti rispetto ad altri paesi meno ricchi di bellezze storiche, architettoniche, di siti archeologici, di tradizioni enogastronomiche ecc…, che mi viene da pensare come sia stato possibile non puntare su quella che avrebbe dovuto  essere considerata come una delle principali attività produttive ed economiche del paese!

I turisti portano soldi e procurano tanti posti di lavoro, molti di più di quanti ne assicuri la Fiat o qualsiasi altra grande industria italiana.

Ma siamo un paese in calo e a nessuno interessa se nel turismo vengano licenziate le persone o vengano chiuse le aziende. Non riesco a comprendere perché ogni  nostro Governo sia stato così poco lungimirante e poco attento al comparto turistico.

Eppure l’impatto economico è sempre stato di svariati miliardi ma, il settore, che in realtà è la prima industria in Italia, non ha mai ricevuto aiuti, neppure lontanamente paragonabili a quelli dai grossi nomi che tutti conosciamo.
Ci è stato ripristinato un Ministero del Turismo, che avevamo abolito attraverso un referendum, con la scusa che avrebbe dovuto prestare attenzione e aiutare il comparto che rappresenta ma, a tutt’oggi,  di concreto non mi sembra che sia stato fatto niente.

Anziché un Ministero, sarebbe bastato un dipartimento composto da persone competenti e dentro il settore, quindi, gente che del turismo conosce  vita morte e miracoli, praticamente tecnici in grado di formulare  un piano atto a rinnovare quello che è diventato “un vecchio che si tiene in piedi con il bastone”.

Avremmo avuto bisogno di un dipartimento in grado di lavorare in stretta connessione con le Regioni per gli investimenti da effettuare nel settore del turismo. Investimenti che sarebbero rientrati sicuramente in termini economici. Ma da noi si sprecano troppi soldi inutilmente e il ‘fare sistema’ è praticamente sconosciuto.
Da quanti anni non vengono costruite infrastrutture atte a facilitare gli spostamenti interni nel nostro paese? Stiamo ancora all’antidiluviana autostrada Salerno-Reggio Calabria, ma altrove, c’è stato qualcosa di nuovo e di veramente utile ai cittadini o ai turisti? In compenso, in alcune regioni ci sono tanti aeroporti (alcuni neppure funzionanti) e in altre dove servirebbero non ce n’è neppure l’ombra.

Qualcuno obietterà che mancano i soldi e che per questa ragione  sono stati applicati tagli anche a comparti molto  importanti come quelli della cultura e della scuola. Ma se siamo uno dei paesi più tassati al mondo, senza avere in cambio i benefici e servizi che hanno gli altri, come è possibile che siamo sempre senza  soldi da investire?

Se manca il denaro vuol dire che c’è una gestione sbagliata delle pur numerose entrate. Ed è anche troppo facile dare la colpa della mancanza di soldi a chi non paga le tasse (e si pensa sempre agli autonomi) perché non è sempre così. L’Italia è piena di gente che fa 2 lavori, uno ufficiale e in regola e l’altro retribuito – volontariamente – in nero.
No, mi dispiace, ma credo che ci sia proprio una volontà di non creare fondi o recuperare soldi nella maniera meno dolorosa per i cittadini e, permettetemi, anche più intelligente.

Pensiamo a quanti sprechi e sperperi vari ci sono nel nostro Stato. Prendiamo come esempio il nostro sistema sanitario. Perché nella maggior parte dei nostri ospedali non si opera il sabato e la domenica? Perché i pazienti – che costano allo Stato, cioè a noi, tanti soldi per ogni giorno di degenza – nei fine settimana devono vagare nei corridoi in attesa del lunedì, quando rientrano dal week end  i medici?

Perché negli ospedali ci deve essere questa incongruenza e colpevole negligenza, mentre negli altri settori si lavora anche nei giorni festivi, Natale, Pasqua e Capodanno inclusi?

E perché, anziché razionalizzare le analisi e concentrarle in un massimo di 2 giorni, si assiste al vergognoso fatto di vedersi fare un semplice elettrocardiogramma in un’intera giornata, una lastra in un altro giorno fino ad arrivare ad una settimana  per fare 5 accertamenti in totale? Non c’è uno spreco di soldi pubblici in questo settore, come in tanti altri?

Per non parlare delle auto blu, dell’Ici che, nonostante i vari alberghi/residence che la chiesa possiede non paga un soldo allo Stato Italiano (colpa di chi l’ha esentata dal corrispondere  un grosso introito all’erario italiano, ossia il nostro Stato).

Sia ben chiaro che con questi argomenti non sto affatto facendo politica schierata a destra o a manca. Sto soltanto facendo delle constatazioni che può fare chiunque abbia un po’ di raziocinio e non abbia paura di esporre  fatti che sono sotto gli occhi o , forse, a conoscenza di tutti.
Il fatto è che, in questo momento, gli unici a fare cassa sono le persone che hanno fondato i vari network, non le agenzie che sono affiliate, non per niente di network ne stanno sorgendo a vista d’occhio!

Ma vorrei ritornare sul ‘binario’ che ci interessa: la crisi del turismo. Certo, visto dal di fuori, il mondo del turismo sembra che goda ottima salute, ma vista dal di dentro bisogna affermare che la situazione è drammatica e le perdite economiche sono sempre più macroscopiche.

Gli imprenditori del settore, anche se non lo dicono ai giornalisti, sono sempre più preoccupati. Si parla tanto di precariato, ma del precariato di chi ha una piccola o media azienda turistica non ne parla proprio nessuno. Eppure, chi ha ‘osato’ mettersi in proprio non è un eterno precario?
Liliana Comandè