Proseguendo il discorso iniziato con le compagnie aeree, anche se ci sarebbe ancora tanto da scrivere su questo campo, ma abbiamo il nostro esperto – Antonio Bordoni – che non solo  ha scritto alcuni libri sul Trasporto aereo, ma ci tiene costantemente aggiornati su ciò che accade in questo travagliato settore, vorrei soffermarmi ancora sulla sparizione di prestigiose compagnie aeree storiche- come la Pan American e la Twa – di altre compagnie sorte come low cost – come la Debonair, la Color Air, la AB Airlines – e di compagnie aeree nate a “Natale” e morte a “Capodanno”.

Ricordo alcuni vettori  italiani che iniziarono ad operare con  un numero talmente esiguo di aeromobili che mi sono sempre chiesta come abbiano fatto ad ottenere la licenza per esercitare… Compagnie sorte all’improvviso, dall’oggi al domani, e sparite in maniera altrettanto veloce (alcune di loro forse dopo aver ottenuto i contributi della Cassa per il Mezzogiorno? Chissà, all’epoca di voci ne giravano tante!).  

Quello delle aerolinee è stato sempre un mondo che ha attratto molti imprenditori, anche se non appartenevano al settore, e nel quale si avventuravano con troppa facilità  perché pensavano a guadagni che invece si trasformavano velocemente in perdite economiche.

Ma la stessa cosa accade da qualche anno nel mondo del tour operating e quello agenziale. Tutti pensano che basti aprire un’agenzia, metterci qualche scrivania, qualche Pc, telefoni e cataloghi vari et…voilà, si è automaticamente un bravo ADV. E, purtroppo, non è il fascino della professione ad attrarre le nuove leve quanto la convinzione che, dietro i prezzi di certe destinazioni, ci siano compensi elevati che facciano arricchire velocemente.

Non c’è niente di più sbagliato, soprattutto in questi ultimi anni in cui il lavoro e i clienti sono sempre più in diminuzione e vengono contesi con politiche che, ancora non si è capito, danneggiano solo la categoria.

Le cose sono e stanno ancora cambiando velocemente. Quella che sembrava una categoria destinata a restare sempre a galla, annaspa perché “cacciata” un po’ da tutte le componenti del turismo e sempre più abbandonata dagli italici clienti sempre più orientati verso il “fai da te” , e non solo per prenotare destinazioni europee, ma anche per organizzare i tour dall’altra parte del mondo, anche quando non “spiccicano” una parola di inglese.

 Le compagnie aeree e gli alberghi, ormai, hanno tutti un sito sul quale si possono  prenotare i voli e le camere; molti tour operator non disdegnano di avere contatti diretti con i clienti –pur dichiarando il contrario.

Le chiese da tanti anni fungono da agenzie di viaggio e  organizzano in continuazione gite in Italia, con la scusa di visitare i vari santuari disseminati sul nostro territorio, inoltre fanno anche da tramite con l’Opera Romana Pellegrinaggi  per ciò che riguarda l’estero pubblicizzandone i viaggi proprio nei luoghi di culto.

Per non parlare poi dei numerosi privati “praticoni”, tra i quali ci sono anche  insegnanti delle Università della terza età, che sono ormai diventati a tutti gli effetti agenti di viaggio perché, anche loro con la scusa di andare a visitare luoghi di alto interesse archeologico per gli allievi, si appoggiano direttamente a T.O. che, a differenza di quanto fanno con le ADV, non chiedono loro la licenza, ma solo i soldi, e su quelli non ci “sputano” mai!

E poi, la liberalizzazione delle licenze non ha fatto altro che aggravare una situazione  in un campo che, di certo, non aveva bisogno di essere allargato ulteriormente.

Troppe le agenzie a dividere una torta che non sarebbe più bastata per tutti! Ed ecco il risultato!

Inoltre, si è diffusa anche la convinzione, diventata quasi psicosi, che se un’agenzia  non appartiene a qualche network non riesce più ad andare avanti, ed ancora devo riuscire a capire il perché. Nel frattempo, continuano a proliferare network a destra e a manca. Chissà perché! Sono tutti benefattori, forse? O sono solo benefattori di sé stessi e dei T.O. con i quali stringono accordi di vendita?

Ogni tanto sento qualche agenzia che mi spiega quali siano le commissioni che hanno dal network al quale sono affiliati e quanto spendono ogni anno per poterne far parte.

A parte il fatto di essere “obbligati” a vendere solo determinati T.O., non mi sembra che 2 punti in più di commissione possano risolvere la situazione economica delle ADV.

Da anni, il problema non è solo la commissione, ma il cliente che manca.

Pensiamo a quanto vengono disertati i Ponti e le festività che, un tempo, erano una “manna” per certi operatori?

Quanti voli charter, da un bel po’ di anni, sono stati annullati o sono diminuiti in modo consistente perché manca l’interprete principale di questo settore, ovvero il cliente?

Anche qui, la causa principale è la mancanza di clienti. Se in America sembra che la gente stia abbandonando Internet per tornare a prenotare nelle agenzie, perché non può accadere la stessa cosa anche da noi? Perché non si fa uno studio sulle motivazioni di questa inversione di tendenza avvenuta nel paese oltreoceano?

Perché nessuno si interessa di ciò che succede nel nostro settore? Perché siamo invisibili anche se c’è un Ministro che dovrebbe studiare e mettere in atto qualcosa di concreto per far sì che la gente abbia più fiducia negli agenti di viaggi e ne capisca il valore aggiunto rispetto ad un PC?

Perché non si riesce a far capire ai clienti che non si può affermare che prenotando da soli i viaggi on-line si risparmia sempre? Ma chi l’ha detto che è così se non fa neppure un paragone con i prezzi che possono venir dati in un’agenzia?

Ormai è assodato che la pubblicità che c’è stata, e che continua ad esserci, sul sicuro risparmio prenotando on-line, ha quasi “lobotomizzato” i nostri furbastri connazionali . Ormai basta un minimo di campagna pubblicitaria radiofonica o televisiva su alcune destinazioni o su voli scontati ed ecco che, senza alcun tentennamento, gli italiani sono tutti davanti al computer a fare ‘l’agente di viaggio’ per sé stessi.

Devo dire che quando sento qualcuno raccontare che qualcosa è andato male in un viaggio ‘fai da te’ , tipo overbooking dell’hotel, perdita del passaporto o del biglietto aereo, oppure che, in America, si è avuto bisogno di ricorrere alle cure ospedaliere e che, per pagare il conto, si è dovuto quasi ‘accendere un mutuo’, non provo alcun sentimento di dispiacere, anzi, qualche volta – con ‘cattiveria – ‘salgo in cattedra’ e incomincio a fare la ramanzina spiegando che non si parte senza assicurazione e che se avessero avuto un T.O. alle spalle le cose sarebbero andate diversamente ecc…

Sono appena rientrata da un viaggio in Oriente e, accanto a me, c’erano 2 persone ‘fai da te’ che si vantavano di aver pagato tot cifra per il volo e tot cifra per una struttura senza lode e senza infamia, vantandosi di aver pagato poco.

Ho chiesto cosa significasse per loro ’pagato poco’, se avessero considerato il rapporto qualità-prezzo e se avessero fatto paragoni con un’agenzia di viaggi.

La risposta? Eccola:” in agenzia avremmo sicuramente pagato di più, perciò neanche abbiamo sprecato tempo per andarci”.

Potete immaginare quali siano state le mie risposte nel sentire quest’affermazione? Beh, mi auguro di sì!

Liliana Comandè