Non si era mai vista un’estate peggiore di questa. Quanti arriveranno alla fine dell’anno?

Ci sono cose che mi fanno arrabbiare più di altre, come le notizie contraddittorie sulla situazione del turismo. Leggo su qualche giornale che questa estate solo 1 italiano su 5 è andato in vacanza, mentre in altri leggo che sì, c’è stata una flessione, ma l’italiano non ha comunque rinunciato alla sua sacrosanta vacanza. In un comunicato stampa Il Ministro del turismo, Michela Vittoria Brambilla, ha dichiarato che 23milioni di persone sarebbero andate in vacanza e che i turisti in Italia erano aumentati rispetto allo scorso anno. Ora, prendere in giro gli sprovveduti è una cosa, ma farlo con chi lavora nel settore, mi sembra oltre che stupido, anche controproducente. Ma dove vive questa gente, Ministro compreso, per fare una simile affermazione? La Signora Brambilla ha mai fatto fare una seria indagine fra gli operatori, le agenzie dettaglianti, gli alberghi, i ristoratori etc…per avere la misura reale di come è andata questa estate?

Qualche tempo fa, da un’indagine di Eurobarometro, servizio della Commissione europea, che misura ed analizza le tendenze dell’opinione pubblica in tutti gli Stati membri e nei paesi candidati, sarebbe risultato (sempre per voce del nostro Ministro) che l’Italia era la destinazione preferita dagli europei. Questo sondaggio aveva fatto ben sperare la Brambilla per l’estate 2011.

Ora, l’Italia sarà anche fra le nazioni preferite dai turisti stranieri per passarvi le proprie vacanze, il problema, però, è che non le hanno trascorse nel nostro Belpaese, ma hanno preferito altre destinazioni (come sta accadendo negli ultimi anni).

Il fatto è che quella che potrebbe essere una grande industria turistica, è sempre stata ignorata dalla classe politica.

Tre anni fa, se non ricordo male, il nostro primo Ministro Berlusconi, dichiarò che in 5 anni il fatturato turistico sarebbe raddoppiato!

Ora, con tutta la nostra buona volontà, nessuno di noi avrebbe mai potuto immaginare che ci sarebbe stata una crisi mondiale così pesante, anche perché, fino a poco tempo fa, ci era stato detto che la nostra economia andava bene ed era in buona salute rispetto a quella degli altri paesi europei, oltre al fatto che le banche erano piu’ che solide.

Il problema è che il turismo, da tanti anni, si trascina in uno stato di malato-moribondo, ben prima della crisi mondiale! Questo vuol dire che, quando c’era la possibilità di intervenire, nessuno ha mosso un dito oppure ha fatto scelte sbagliate.

Un’estate così drammatica non si era mai vista! I soldi degli italiani sono pochi, le incertezze sul futuro sono diventate un grosso handicap per qualsiasi spesa si voglia fare, e chi aveva qualche soldo investito nei CCT, o in qualsiasi altro bene d’investimento nella bufera di queste ultime settimane, si è visto diminuire, se non azzerare, il piccolo gruzzolo che aveva messo da parte.

Il turismo è precipitato ulteriormente in una crisi tanto nera che sarà veramente arduo riportarlo, in tempi brevi, a livelli di sicurezza per le migliaia di lavoratori che sentono sulla propria pelle il pericolo del licenziamento o la chiusura dell’azienda presso la quale prestano la propria opera.

Il turismo, che assieme al settore dell’edilizia doveva essere la parte trainante della rinascita italiana, si è rivelata un vero flop. Entrambi i settori sono a pezzi e ancora non si vede chi sarà in grado di raccogliere le tessere del mosaico per rimetterle al posto giusto.

I turisti ci disertano? Si da la colpa agli albergatori che mantengono tariffe elevate. Sarà stato così nel passato, ma da anni, ormai, anche gli hotel a 4 stelle stanno svendendo le loro camere – quando non si fanno mettere la “corda al collo” da quelle grosse organizzazioni che operano solo on-line e che riescono ad avere dagli alberghi delle commissioni che raggiungono anche il 45 per cento! Eppure, nonostante le tariffe ribassate, il numero delle presenze è calato notevolmente – nonostante voci contrarie e sempre ottimistiche.

Abbiamo chiuso delle sedi Enit – in nostro Ente Nazionale Turistico – in alcuni paesi europei. Perché chiuderli e non inserirli nelle nostre Ambasciate o nei Consolati? Laddove non c’è promozione non c’è neppure ritorno, ed è quello che sta accadendo a noi.

Si sta tentando di entrare nei mercati del cosiddetto BRIC (Brasile, Russia, India e Cina). Anche qui stiamo in ritardo rispetto agli altri paesi, Germania in testa, che ha saputo accaparrarsi una grande fetta del mercato cinese, tanto da diventare il secondo paese europeo per arrivi. E noi, invece, cosa abbiamo fatto? Niente. Sono da poco rientrata da un viaggio in Cina e mi sono sentita dire da una delle guide avute nel corso del viaggio che sono molti i cinesi che vengono in Europa, ma che disertano l’Italia perché, se devono comprare qualcosa di firmato preferiscono andare a Parigi e da lì proseguire per la Germania o Londra. La cosa che mi ha lasciato sbalordita è quando alla mia domanda “Ma sulle cose firmate non è meglio venire in Italia?”, mi son sentita rispondere: “No, perché gli italiani che vengono a comprare le materie prime in Cina, acquistano prodotti di scarsa qualità e i francesi no. I cinesi con i soldi vogliono le cose di marca, ma di buona qualità”!

Capito a che punto stiamo? Quanta capacità imprenditoriale non abbiamo più e quanto, pian piano, ci stiamo facendo sorpassare dagli altri competitors su tutti i settori? Anche lo shopping “griffato” è turismo ma, a quanto sembra, ci stiamo facendo superare anche in questo tipo di turismo alternativo, fra i tanti che potremmo avere e promuovere.

Siamo proprio combinati male. L’outgoing non “se lo fila” proprio nessuno (Non è meglio che i soldi restino in Italia?). Gli operatori navigano a vista e, anche se hanno condiviso i charter con altri T.O., data la scarsità delle richieste, a volte faticano anche a vendere quelli che hanno acquistato nonostante le tariffe siano alla stregua di quelle dello scorso anno, se non più basse. I problemi causati dalle rivolte del nord Africa e di alcuni paesi del Medio Oriente, hanno messo in crisi tanti operatori che avevano un buon traffico verso quelle mete. Il Mar Rosso, destinazione “principe” per molti, stenta ancora a decollare, anche se i prezzi, in molti casi, sono inferiori di 400 euro a settimana rispetto a quelli del 2010.

Eppure tutto stenta ad essere venduto, Italia inclusa. C’è stato un piccolo risveglio nell’ultima settimana di luglio e i primi di agosto per il prodotto mare Italia, tanto da far dire ad un operatore: “Abbiamo concretizzato più vendite in questi ultimi 3 giorni piuttosto che da gennaio a fine giugno, una cosa mai successa!”.

Gli italiani hanno sognato di voler/poter andare in vacanza. Un altro T.O. ha confidato: “Se avessimo confermato tutti i preventivi  che ci sono stati richiesti, saremmo diventati ricchi”. Sì, perché le richieste di preventivo ci sono state, e anche numerose, il problema era quello di trovare soggiorni o viaggi a costi tanto irrisori – così come li pretendevano i clienti.

Un’estate disastrosa sotto ogni punto di vista e, ormai, i giochi sono fatti. A meno che non ci sia un risveglio tardivo, l’estate turistica è già finita. La paura di fare la fine di Eurotravel, i Viaggi del Ventaglio e di Sprintours,  tanto per menzionare gli ultimi e i più grossi, è tanta fra i piccoli e grandi T.O. così come per le agenzie che vivono di intermediazione. Anche le voci di una vendita di Alpitour da parte di Exor e una ristrutturazione aziendale da parte di un colosso come Hotelplan, non invogliano certo ad aver fiducia nel futuro del settore.

Tutto sta a capire se, come la nostra Italia, siamo alla penultima fermata e, quindi, c’è ancora un po’ di strada da percorrere, oppure se siamo arrivati al capolinea e siamo obbligati a scendere.

Il triste caso di Arenaways, già arrivato al suo capolinea…

A proposito di settore in crisi, noi, paese liberista e dove la concorrenza è necessaria per agevolare i cittadini, Arenaways, prima compagnia ferroviaria privata italiana, che aveva osato sfidare le Ferrovie dello Stato nel Nord Italia, dopo soli 9 mesi di esercizio è arrivata al capolinea. I tre soci di maggioranza: Claudio Sguazzini, Pier Vincenzo Pellegrino e Andrea Francon, hanno sfiduciato il fondatore e amministratore delegato della società, Giuseppe Arena, che ha intenzione di chiedere al curatore fallimentare, Leonardo Marta, la concessione dell’esercizio provvisorio.

Ma i tre soci sono stanchi di gettare al vento altri milioni, dopo aver ricostituito il capitale sociale –  lo scorso giugno – con ulteriori tre milioni di euro . Eppure l’esordio sulla tratta Torino-Milano con un prezzo del biglietto competitivo (17 euro), sembrava destinato ad avere un futuro in questa Italia che favorisce la concorrenza solo quando non tocca gli interessi dello Stato. Ma troppi sono stati i bastoni messi fra le ruote di questo piccolo Davide che aveva osato sfidare il gigante Golia.

Ormai, nonostante il battagliero Arena cerchi in tutti i modi di avere un’altra chance attraverso nuovi soci e nuovi capitali, i libri contabili saranno portati al Tribunale di Torino.

Per ora resteranno attive alcune corse quali la Torino/Livorno che terminerà il 3 settembre, alcune tratte internazionali operate in collaborazione con la tedesca Deutsche Bahn Autozug e gli olandesi di Euro Express Train Charter Autoslaap, per i treni passeggeri con auto, moto e bici al seguito, mentre la Torino/Milano già da agosto non è più attiva. Purtroppo il permesso di fermate intermedie fra le due città del nord non è mai arrivato e il ricorso al Tar avrebbe dato una risposta i primi di ottobre. L’Antitrust, invece, avrebbe chiuso l’istruttoria contro Trenitalia a dicembre.

Troppo tardi per il CDA dell’azienda che, dopo aver impegnato cinquanta milioni di euro in quest’avventura, non se la sente più di proseguire.

Peccato. Dispiace sempre quando un sogno concretizzato ti fa, poi, cadere dal letto in malo modo. Ma questi sono alcuni dei problemi dell’imprenditoria italiana. Se pesti i piedi a qualcuno più grosso di te, inevitabilmente le prendi, soprattutto se quel qualcuno non è un privato come te, ma un’azienda che si dichiara privata, ma che privata non è.

Mi auguro, e lo auguro al suo fondatore Giuseppe Arena, che le cose cambino verso il meglio e spererei  di ritrovarlo con i suoi treni in giro per l’Italia con le sue tariffe alla portata di tutti.

Liliana Comandè