di Liliana Comandè.

E’ come un continente a sé, un ammaliante microcosmo di sensazioni insolite.

Montagne granitiche e vulcaniche che delimitano altipiani coperti di fitta vegetazione o di campi coltivati a caffè o cotone. Costoni rocciosi scoscesi dove i fiumi si aprono varchi precipitando in scintillanti cascate, oppure dolci pendii con umidi terrazzi coltivati a riso e digradanti fino a cinture di laghi e paludi, separati dal mare da lingue sabbiose dove palme e mangrovie si affollano fino al mare e affondano le radici nell’acqua azzurra e verde smeraldo appena mossa da placide onde, al largo più minacciose ma poi stemperate dalle barriere coralline.

Questo paese fantastico è il Madagascar. E’ un isola lunga 1570 chilometri da nord a sud,  estesa per quasi 600 chilometri quadrati, cioè il doppio dell’Italia, che sorge nell’Oceano Indiano al largo delle coste meridionali dell’Africa, tagliata dal tropico del Capricorno. Sotto certi aspetti assomiglia all’Africa ma, in realtà, ne è molto diversa; ricorda l’Asia e i mille arcipelaghi del mare australe da cui provennero i suoi primi lontani colonizzatori.

 

E’, comunque, un mondo a sé, con una cultura, una flora ed una fauna dalle caratteristiche uniche. Gli abitanti, i malgasci, costituiscono una popolazione molto eterogenea eppure abbastanza assimilata per via della lunga convivenza.

Sulla dorsale montana prevalgono gli antichi primi immigrati, di ceppo polinesiano, indonesiano e malese. Essi portarono le loro colture, come il riso, ed i loro costumi.

La capitale, Antananarivo situata a 1400 metri d’altezza, è, a differenza delle città africane, un centro permeato di storia. Lungo i pendii montuosi, lungo le strade che vi si arrampicano, sorgono le tipiche case dai tetti spioventi.

Un ulteriore tocco di fascino è garantito dallo “zoma”, il grande mercato dove si può trovare di tutto, dai diversi e gustosi frutti tropicali ai tessuti variopinti, a monili ed oggetti in pietre semi-preziose, alle sculture in legno totemiche con figure misteriose, magiche o di animali.

Sotto, nella conca, si estende la città nuova, con edifici moderni e larghi viali, retaggio della colonizzazione francese e dello sviluppo verificatori dopo il conseguimento dell’indipendenza, nel 1960, seppure con alterne e contrastate fasi politiche.

Altre città, come Fianavantsoa, anch’essa in montagna, a 1100 metri d’altezza, meritano una visita. Qui troviamo una  cattedrale ispirata a modelli toscani, il palazzo reale in legno e l’altra chiesa di San Carlo.

Ma noi cerchiamo anche qualcos’altro, le spiagge, il mare, la natura selvaggia, E qui la scelta è vastissima.

Cominciamo pure dalla celebre isola di Nosy-Be. “scoperta”  dagli italiani già negli anni settanta, con le sue stupende spiagge, le sue attrezzature alberghiere, le piantagioni di ylang-ylang, arbusto che produce un’essenza oleosa utilizzata in profumeria.

 

Siamo sulla costa nord occidentale del Madagascar, tra baie frastagliate e promontori, ultime propaggini attorno al massiccio di Tsaratanana, svettante coi suoi 2880 metri di altezza.

Un paesaggio diverso lo troviamo lungo la costa orientale, soggetta tutto l’anno all’influsso caldo umido dell’Oceano Indiano, dove la montagna che scende a picco si

placa in un dedalo di lagune e canali, orlati da vegetazione lussureggiante.

Le spiagge, via via che si scende verso il tropico del Capricorno, si fanno sempre più selvagge, spesso deserte e talvolta animate da villaggi di pescatori che affrontano il mare con le loro imbarcazioni.

Anche la vegetazione ha aspetti sorprendenti: così la “palma del viaggiatore” con il suo ampio ventaglio di fronde, il cui nome deriva dal fatto di racchiudere, alla base dei rami riserve di limpida acqua a cui può attingere il viandante assetato; o la carnivora nepente, cespuglio fiorito dall’aspetto vagamente inquietante.

Anche la fauna è assolutamente unica. Qui mancano i grandi felini ed in genere tutti i grandi mammiferi africani; sono presenti cinghiali e le voraci volpi “ fossa”. Tra i rettili mancano le vipere mentre abbondano i camaleonti.

Non vi sono scimmie, ma in compenso abbondano i lemuri,  proscimmie simpaticissime dalle lunghe e gonfie code, spesso erette, che si trovano solo qui e sono divise in molte specie.

Vanno dai “catta” delle montagne agli “aye-aye” dei boschi dell’altopiano, ai “sifaka” dal bianco mantello, agili e veloci sugli alberi, mentre sul terreno si muovono danzando. Li possiamo incontrare negli zoo, in riserve protette, in zone selvagge, oppure al seguito dei bambini, come gatti o cagnolini, nei villaggi.

Nei cieli volano grossi pipistrelli, come “le rossette”, dalle abitudini un po’ vampiresche, perché magari succhiano il sangue e qualche piccolo mammifero ma non attaccano l’uomo.

A differenza di quella degli altipiani, la popolazione della costa è di chiara provenienza africana.

Vive in villaggi, pratica la pesca e la coltivazione di alberi da frutto tropicali che, peraltro, crescono abbondanti naturalmente.

Nei mercatini si trovano grandi conchiglie, stoffe colorate, dipinti “naive” e sculture lignee cilindriche con figure intagliate nel fusto o sovrapposte.

Sono le stesse figurazione che troviamo negli sparsi cimiteri, misteriosi ma non necessariamente molto tristi.

Le spiagge e la giungla si interrompono a sud, verso le scogliere di Capo Sainte Marie. Al di là, sulla costa occidentale rivolta verso l’Africa, il paesaggio cambia.

Qui non giungono i monsoni, i venti caldi umidi orientali si asciugano risalendo la dorsale montuosa e ridiscendendo da aprile ad ottobre; un clima secco con qualche piovosità in estate (corrispondente al nostro inverno).

Il risultato è che le spiagge non mancano di certo, anzi, si allungano per molti chilometri verso la montagna sollevando dune in un scenario desertico.

Questo è il Madagascar. Più che un isola, un continente a sé, con una straordinaria varietà di aspetti e di attrattive, un ammaliante microcosmo di sensazioni insolite