Perché mai in Italia gli utenti del mezzo aereo possono godere di una ampia scelta di vettori allorché devono prendere l’aereo, e sono invece costretti a usufruire di servizi in monopolio quando si recano alla stazione ferroviaria?
L’avvio della prima compagnia italiana di trasporto ferroviario privato, l’Arenaways sulla Torino-Milano, ci fornisce l’opportunità per alcune considerazioni sul tema della concorrenza e in particolare comparare quanto avvenuto in campo ferroviario rispetto al settore aereo.
E’ noto che a Bruxelles ci si è dati un gran da fare per permettere all’utente del mezzo aereo di poter usufruire della concorrenzialità. E’ infatti dagli anni ottanta, quindi parliamo ormai di oltre trent’anni fa, che in Europa si è voluto dare il via alla deregulation dei cieli. Di certo se la deregolamentazione doveva servire a favorire gli utenti venendo incontro alle loro più impellenti necessità, molto più logico sarebbe stato intervenire in prima battuta sul mezzo di trasporto pubblico più diffuso, che non era certo quello aereo bensì quello ferroviario.
E invece eccoci qui a distanza di decenni dallo sconquasso dei cieli con le ex aerolinee di bandiera affiancate da una marea di nuovi vettori, che ci troviamo a festeggiare l’avvio di Arenaways una compagnia privata che sfida il monopolio di Trenitalia sulla tratta Torino-Milano.
Perché in Italia gli utenti del mezzo aereo possono godere di una ampia scelta di vettori allorché devono prendere l’aereo e sono invece costretti a usufruire di servizi in monopolio quando si recano alla stazione ferroviaria?
Tutto bene su un fronte sul quale quindi non c’era bisogno di intervenire, tutto male sull’altro? Non crediamo proprio, dal momento che a livello di collegamenti regionali (e non solo) le lamentele degli utenti delle ferrovie sono state sempre accese sfociando talvolta in vere e proprie manifestazioni di protesta. E allora come spiegare questo lungo letargo?
Vogliamo vedere la questione sotto altra angolazione? Per quale motivo
Alitalia deve confrontarsi sulle tratte interne (come d’altra parte sulle internazionali) con altri concorrenti, mentre i treni che collegano la Stazione Termini con Milano Centrale appartengono solo e soltanto ad una compagnia? E non possiamo a questo punto esimerci dal ricordare che sulla tratta in questione, la Roma-Milano, il mezzo ferroviario fa la concorrenza a quello aereo. Quindi, ricapitolando: due mezzi di trasporto si fanno la concorrenza fra loro, però mentre uno nel suo campo opera in monopolio, il secondo deve confrontarsi con altri operatori. E quest’ultimo particolare, come tutti ben sappiamo, vuol dire in primo luogo combattersi a suon di tariffe scontate.
Con queste premesse, come meravigliarsi se le finanze delle compagnie aeree si trovano in condizioni disastrate?
La nostra personale opinione, più volte espressa, è che l’arena del trasporto aereo è stata usata quale trampolino di lancio per mettere alla prova le nuove autorità comunitarie centralizzate che a Bruxelles si trovavano in stato di rodaggio; il mezzo aereo, il suo carattere internazionale e l’alone di prestigio che lo circondava era l’ideale come palcoscenico di lancio, nemmeno lontanamente comparabile con il mezzo ferroviario.
Fra l’altro ricordiamo che la deregulation aerea negli Usa, introdotta nel 1978, avrebbe potuto venir recepita dagli altri Paesi su base singola, quando ognuno si sarebbe sentito pronto di avviarla: non vi era nessun obbligo da parte delle autorità comunitarie di farne un loro cavallo di battaglia, ma essa è stata invece recepita da Bruxelles la quale ha voluto agire come una singola entità a nome di tutti i Paesi delle UE.
Ora sappiamo bene come sono andate le cose. Se da un certo punto di vista il particolare di trattare come una singola entità poteva fornire una forza di negoziato superiore e quindi presentare i suoi vantaggi, è vero che si trattava pur sempre di un organismo burocratico il quale per giustificare la sua esistenza e mostrare il suo potere ha iniziato a legiferare come avevano fatto fino ad allora i singoli governi, sostituendosi ad essi fino a divenire a tutti gli effetti un ente regolatore. La contraddizione quindi è li sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono vedere: si è regolamentato e si continua a regolamentare un settore che si era ritenuto opportuno deregolamentare.…
La sola differenza è che alle leggi nazionali si sono sostituite le direttive comunitarie.
In conclusione dopo decenni dalla concorrenza dei cieli, in Italia – fra mille difficoltà – ha preso il via il primo treno in competizione con il monopolista ufficiale; quanti decenni dovrà ancora attendere il consumatore per vedere la concorrenza ferroviaria allargarsi in altre regioni italiane?
Che strana questa eccessiva fretta di deregolamentare un settore, che si contrappone a lunghi sonni nell’ignorare quale è la situazione in cui versano gli utenti di altri settori !
Antonio Bordoni