Le considerazioni di Amalio Guerra, presidente Assoviaggi Confesercenti, sulla situazione altamente pericolosa del settore.
A fine luglio le vacanze 2013 si confermano all’insegna dello “spendo poco e non vado oltre agosto”. La conseguenza più negativa è il calo dei fatturati delle agenzie di viaggio attorno al 30%. Penalizzato è il sud anche per le difficoltà a raggiungere le località turistiche e per una insufficiente promozione a livello internazionale.
Ad influenzare negativamente la stagione ci sono diversi fattori: Il perdurare della crisi, la minore disponibilità di spesa degli italiani, una situazione climatica che solo da poco si è stabilizzata ed ovviamente le incertezze del futuro.
Tutto questo ha determinato il rallentamento delle prenotazioni, con una corsa verso la vacanza last minute. Si sono modificate le modalità, le tipologia della vacanza e le relative scelte delle destinazioni. Entrando nel merito dei flussi turistici dei vacanzieri italiani si registra finora una flessione dal 7 al 12%, mentre per quanto riguarda il ricettivo si delinea una flessione del 15%, con una parte di turisti stranieri, in particolare inglesi e tedeschi, che invece dell’Italia hanno deciso di puntare verso la Turchia e Grecia. Resistono invece i flussi dei turisti russi sul nostro territorio.
Per quanto riguarda i viaggi degli italiani l’aspetto più preoccupante è rappresentato dal budget di spesa che si è ridotto mediamente del 25%. Se negli anni scorsi la media si attestava intorno agli 800 euro per pacchetto di viaggio, ora si è scesi a 600 euro. La conseguenza è stata quella di un impegno certosino da parte degli operatori per soddisfare il cliente, adattando la minor disponibilità economica alla offerta turistica ed al livello dei servizi e delle strutture.
“Se l’andamento non migliorerà – dichiara Amalio Guerra presidente Assoviaggi Confesercenti – c’è il rischio reale che non poche agenzie di viaggio chiudano l’attività con ulteriore aumento dei livelli di disoccupazione del personale addetto.”
Questa situazione mette in evidenza un altro pericoloso accumularsi di fattori negativi: cala la domanda, cala anche la disponibilità di voli charter oltre una certa data (ad es. per Spagna e Grecia) ed inoltre molte strutture ricettive in Italia saranno costrette a chiudere già dopo la prima settimana di settembre (p. es. Sardegna). Il risultato finale è quello di una “stagione corta” e di un’ulteriore contrazione delle vendite, innescando il pericolo di una spirale depressiva del mercato e vanificando una delle peculiarità del nostro Paese, vale a dire la possibilità di sfruttare una stagionalità lunga.
Le mete più richieste: spiccano finora quelle che portano i nostri turisti in Grecia, Croazia, Turchia, i cui costi sono assai competitivi rispetto a quelli che si riscontrano nell’area dei Mediterraneo, anche perché in questi paesi per le famiglie con figli ci sono agevolazioni. E proprio il nodo della competitività dovrà esser affrontato con rapidità dal nostro Paese con una strategia nazionale efficace e di ampio respiro per reggere alla concorrenza mondiale, valorizzando molto di più il patrimonio artistico e naturale, la cordialità, l’accoglienza, la gentilezza e la capacità di fare sistema che esiste nel nostro Paese.
“Gli imprenditori stanno facendo il possibile per assicurare la tenuta del turismo italiano – conclude Guerra – ma mancano infrastrutture adeguate, manca una tutela reale dei nostri siti archeologici, delle nostre ricchezze culturali e ambientali. Manca una promozione all’altezza di quanto stanno facendo i Paesi concorrenti. Serve una svolta reale che faccia del turismo italiano uno dei perni della ripresa.”