antonio-bordoniIn un giornale di settore datato dicembre 1972 si può leggere la notizia che Aer Lingus e Alitalia avevano siglato un accordo per quello che veniva denominato in quel tempo un “joint service” sui servizi tra Italia e Irlanda.

L’agreement seguiva la decisione di Alitalia di voler sospendere i servizi fra i due Paesi. Di fronte a tale evenienza il vettore irlandese si dichiarò disponibile ad operare lui i collegamenti con sue macchine e propri equipaggi e i servizi avrebbero preso un unico numero di volo sotto la denominazione EI/AZ.  Dal punto di vista delle vendite ognuno dei due vettori avrebbe continuato ad operare separatamente, ma spese e revenue sarebbero state suddivise fra i due vettori. In poche parole chi consultava un orario avrebbe trovato fra Roma e Dublino un volo EI/AZ numero XXX dal quale era immediatamente deducibile che si trattava di un volo Aer Lingus operato in congiunzione con Alitalia. Nessuna sorpresa all’aeroporto, ne tanto meno al momento di fare la prenotazione.

L’esempio -per quanto datato- dimostra che c’era un tempo in cui le cose venivano fatte con logica avendo quale primo obiettivo quello di non confondere il passeggero e soprattutto rendergli la scelta facile.  Venendo ad oggi non possiamo certo dirvi di consultare un timetable perché essi non vengono più stampati ma comunque,  sia che consultate le guide on line, sia che vi troviate in un aeroporto, vi accorgerete che uno stesso volo vieneA320 alitalia nuovo 2014 operato (almeno sul video!) da una infinità di vettori ognuno dei quali fornisce un proprio numero a quel “suo” servizio.

In realtà sarà solo uno fra i tanti vettori elencati ad operare materialmente quel collegamento mentre i rimanenti, altro non sono che partners commerciali di quel volo, verosimilmente appartenenti alla stessa alleanza, i quali però non operano il collegamento.  Questa è una trovata delle “moderne” aerolinee, quelle aerolinee per intenderci ove un passeggero compra un biglietto di una certa aerolinea per ritrovarsi a volare con un differente vettore;  quelle “moderne” aerolinee dove tu pensi che stai volando con una compagnia austriaca ignorando il particolare che quella aerolinea è controllata al cento per cento da una compagnia tedesca….

Decisamente il mondo dell’industria aerea commerciale si è trasformato in una inestricabile rete di accordi, i quali sono di difficile decifrazione dall’esterno.

In questi giorni abbiamo letto della rivolta a bordo di un aereo di linea statunitense, con tanto di atterraggio di emergenza, a causa di un sedile reclinabile che era stato bloccato tramite un congegno in libera vendita denominato “knee defender” (salvaginocchia).  Puntualmente da parte delle compagnie aeree è rispuntata la storia degli “unruly passengers” e della necessità che per essi vengano adottate misure esemplari.  Certamente l’educazione e le buone maniere dovrebbero essere la prima regola, tuttavia le compagnie aeree farebbero bene a farsi un esame di coscienza ed appurare se gli spazi che vendono ai loro passeggeri siano appropriati per gli esseri umani.

 

Accordi tra vettori e spazio in cabina

Le aerolinee non possono fingere di ignorare che l’individuo accomodato in uno spazio angusto si sente a disagio, particolare che può provocare nervosismo e basta poco a questo punto per far esplodere un caso di “unruly passenger”.   E’ un dato di fatto che lo spazio a disposizione in una cabina di aereo fra una fila di sedili e l’altra,  quello che in gergo viene denominato il pitch, si è progressivamente ridotto e ciò malgrado i tempi di volo, volendo con questo termine includere anche le attese per i decolli e gli atterraggi, si siano allungati.

Aer LingusE sull’argomento non ci risulta che le compagnie abbiano voluto adottare specifici provvedimenti come ad esempio quello di permettere che il sedile venga reclinato  quando il volo è di lunga durata mentre sia vietato reclinarlo sui voli di breve durata;  mancando le regole non ci si può poi meravigliare se ogni tanto un passeggero dà in escandescenze.  D’altra parte l’inventore del knee defender si è limitato a creare un dispositivo che impedisce di reclinare il sedile di fronte, ma indubbiamente le sue modalità di applicazione non possono che spettare alle compagnie aeree. Per valutare la validità di una tale osservazione si rifletta solo sull’uso degli apparecchi elettronici a bordo: tutti li possono portare  in cabina ma il loro uso è soggetto a regolamentazione interna delle compagnie.

Le compagnie aeree da sempre amano lamentarsi addosso, specialmente per giustificare i loro scarsi profitti. Una volta è colpa del caro-benzina, un’altra è colpa dell’epidemia, poi è la volta del vulcano che erutta, poi c’è la concorrenza delle low cost…. ma raramente fanno autocritica dei loro errori o mancanze che dir si voglia.

Vogliamo chiudere così come abbiamo aperto?  “Mr. Franz Roth, rappresentante del gruppo di aerolinee facenti parte del KSSU e responsabile delle relazioni con I passeggeri, ha avvertito che secondo un sondaggio condotto dalle aerolinee facenti parte del gruppo, il 77% dei passeggeri ha dichiarato che per loro è importante avere “enough leg room” ; era questa la loro prima esigenza prioritaria. Ebbene si, anche questa notizia appariva –ancora una volta- su un giornale del 1973, ma anche per essa le aerolinee hanno preferito fare “orecchie da  mercante” pensando solo a riempire a puntino legita aereo loro cabine; anzi qualcuna aveva pure pensato a far viaggiare i passeggeri impalati in verticale, in tal modo il carico sarebbe stato ancor più remunerativo.