Ogni volta che mi soffermo a leggere qualche articolo che riguarda il turismo, mi pongo una domanda: ma chi è che fornisce i dati del settore ai media? E da dove li prendono? Se ci fate caso, sembra che il settore turistico sia quello che soffre di meno la crisi economica che stiamo attraversando.

I quotidiani, nessuno escluso, sono sempre catastrofici e i titoli danno i brividi. “C’è un crollo nelle vendite delle auto; altri crolli nelle produzioni nelle fabbriche; l’industria in generale è travolta da una valanga; crolla il mercato immobiliare; i consumi sono in picchiata ecc…”. Però quando si parla di turismo ecco che il titolo diventa meno preoccupante. Nel turismo non c’è il crollo ma solo prenotazioni in calo o soggiorni meno lunghi. Chissà perché sembriamo un’isola felice in questa valle di lacrime. Questa mattina sul quotidiano La Repubblica ho letto che il calo delle prenotazioni, rispetto al 2007,  va da un meno 1 per cento a un meno 7 per cento. Così poco? Ma chi diffonde queste notizie che non rispondono affatto al vero? Se così fosse, infatti, in una situazione di recessione come quella che stiamo vivendo (ma il peggio – dicono gli economisti – deve ancora venire!) la percentuale di calo sarebbe minima e non troppo preoccupante per il settore. Ma basta fare un giro per le agenzie di viaggio, o contattare i T.O., per rendersi conto che anche nel turismo c’è un crollo di prenotazioni. La gente sta a casa e non ha tanta voglia di partire. Con le notizie che ci vengono propinate tutti i santi giorni, è normale che i soldi vengano tenuti fermi in attesa di tempi migliori o più rassicuranti. Forse un’inversione di tendenza nel darci le notizie potrebbe risollevare i consumi, in ogni settore. Ma da chi dipende la diffusione delle informazioni? Noi purtroppo siamo diventati soggetti passivi di una informazione televisiva o cartacea che ha sempre bisogno di catastrofismi per catturare l’attenzione. Il momento non è splendido, d’accordo, ma un po’ di speranza potrebbe darci quel po’ di ottimismo necessario per farci andare avanti con meno tristezza e più voglia di spendere.