“Al tavolo del confronto fra governo e parti sociali non si sottovaluti che la crisi pesa soprattutto sulle pmi, mentre finora gran parte delle misure decise, comprese quelle fiscali, vanno a favore della grande impresa e solo briciole vengono destinate alle altre. Ricordiamo che solo nel settore commercio e turismo sono a rischio 150 mila posti di lavoro mentre si prevedono ancora migliaia di chiusure di pmi. Questa frana produttiva e occupazionale va fermata al più presto e non può risucirci da solo il già insufficiente decreto anticrisi. Due punti destano in particolare grande preoccupazione fra le piccole imprese: il progressivo estendersi di fenomeni di restringimento del credito che le colpisce direttamente a differenza delle grandi aziende; la questione tutta aperta degli studi di settore.
Finora sugli studi di settore si registrano solo risposte generiche ed inadeguate a fronteggiare un periodo tanto negativo per l’economia quello rappresentato dal 2008 e 2009. Confesercenti chiede che il Governo consideri questo biennio come del tutto eccezionale e ponga mano a una revisione radicale della applicazione degli studi. Non accetteremmo ritocchi di facciata che equivarrebbero ad una vera e propria vessazione nei confronti delle pmi.
Quanto alla riforma dei modelli contrattuali Confesercenti ribadisce la sua posizione favorevole così come è disponibile a valutare meccanismi in grado di garantire una tutela efficace alla parte del mondo del lavoro più debole ed indifesa. Ma se sugli ammortizzatori si delineano scelte possibili, non altrettanto si fa sullo strumento fondamentale in tempi di crisi come è la formazione. Recenti misure approvate con il decreto in Parlamento infatti paralizzano di fatto l’attività dei Fondi per la formazione continua, recando un grave danno alle imprese. Chiediamo che Governo e Parlamento modifichino tale disposizione, ridando agibilità ai Fondi e prospettive certe alla formazione.