E’ risaputo che ogniqualvolta la Ryanair lancia una proposta, immancabilmente si apre la polemica. La compagnia irlandese è divenuta famosa per le sue provocazioni al punto che qualcuno ha avanzato l’ipotesi che è un modo come un altro per far parlare di sé, una sorta di pubblicità gratuita. Ma questa volta una sua lamentela merita una particolare attenzione: “lo scorso aprile e maggio i governi europei hanno fallito a tenere i cieli aperti quando un vulcano ha eruttato fumi e lava a migliaia di miglia dall’Europa, ed ora essi falliscono di nuovo nel non riuscire a tenere i cieli aperti nel momento in cui passeggeri e aerolinee debbono confrontarsi con le interruzioni di servizio dovute agli scioperi. Richiamiamo ancora una volta l’attenzione della UE a rimuovere il diritto di sciopero per i servizi ATC in quanto questo è un servizio essenziale alla pari della polizia o dei vigili del fuoco. I controllori di volo non si curano dei consumatori, dei passeggeri e ripetutamente scendono in agitazione in quanto sanno che possono bloccare i cieli europei e tenere i governi UE e i passeggeri sotto ricatto”.
Oggetto del contendere i recenti scioperi che hanno riguardato lo spazio aereo francese che hanno costretto tutti i vettori, non certo solo Ryanair, alla cancellazione di numerosi voli.
La Ryanair è una compagnia relativamente giovane e forse non tutti i suoi passeggeri sono a conoscenza del fatto che fino agli anni settanta/ottanta il servizio del controllo del traffico aereo, quello che il pubblico chiama “gli uomini radar”, veniva svolto dalle aeronautiche militari dei rispettivi paesi e pertanto l’interruzione per sciopero non si verificava mai. Gli ATC (Air Traffic Control) una volta smilitarizzati hanno provocato un po’ ovunque blocchi del traffico aereo ogniqualvolta il personale è sceso in agitazione.
Val la pena altresì ricordare come nell’anno 1981 il Presidente degli Usa Ronald Reagan licenziò 11.300 controllori del traffico aereo che avevano ignorato l’ordine di sospendere lo sciopero in quanto lo stesso violava le norme statunitensi (Taft-Hartley Act) dichiarando l’agitazione un pericolo per la sicurezza nazionale.
Questi particolari vanno rispolverati perché fanno capire che non mancano precedenti in base ai quali il controllo del traffico aereo viene reputato un servizio essenziale e come tale soggetto a particolari normative (da queste considerazioni nasce appunto il richiamo contenuto nella nota di Ryanair ai servizi di polizia e antincendio).
Ancora va evidenziato un ulteriore elemento che rende l’argomento alquanto “caldo”. Nel momento in cui un centro di controllo decide di incrociare le braccia non vengono sospesi solo i voli in decollo e in atterraggio in quel certo paese, ma anche i voli che devono altresì solo sorvolare la nazione in sciopero vengono coinvolti nell’agitazione e debbono a loro volta allungare la rotta aggravando il collegamento di costi non preventivati, o addirittura provvedere alla cancellazione dei voli interessati.
In pratica ciò significa che uno sciopero, sia pur in un solo paese, rischia di far collassare il sistema del trasporto aereo continentale.
Il settore ATC è uno di quei servizi ove non è possibile che una agitazione finisca per venir ignorata, cosa frequente in altri comparti industriali. Ciò che si vuol dire è che la natura delle operazioni assicurate è tale che di fronte all’alternativa sciopero o aumento salariale è ben difficile non cedere alla concessione. Anche se in mancanza di dati su cui lavorare, non ci meraviglieremmo affatto se oggi un controllore di volo in Europa guadagnasse più di un pilota di una aerolinea ultima generazione, e nell’ambito della comparazione fra queste due tipologie di lavoro, entrambi imprescindibili nel trasporto aereo, va fatta una importante precisazione la quale assume particolare valenza in tempi di aerolinee low cost.
Per un pilota che deve riportare alla sua base passeggeri e aereo, è facile “sforare” il suo turno di lavoro; per i controllori di volo il rispetto dei turni e degli orari di servizio sono di più facile osservanza. Non è un caso se nelle risultanze degli incidenti aerei con sempre più frequenza si parla di “fatigue” dell’equipaggio quale causa almeno concomitante all’evento stesso.
La smilitarizzazione dei cieli ha rappresentato una delle prime ritirate dello Stato a fronte dello svolgimento di servizi che qualcuno riteneva di stretta natura pubblica e come tale di competenza statale; oggi a distanza di tanti anni da quei cambiamenti, con troppa fretta forse ritenuti d’avanguardia, qualcuno reclama provvedimenti correttivi. La richiesta questa volta, anche se proviene da Ryanair, merita una profonda riflessione.
Antonio Bordoni
nel condividere quanto scritto dal Sig. Bordoni, non posso evitare di pensare che Ryanair dovrebbe pensare anche alle proprie e non rare mancanze nei confronti dei suoi passeggeri…
Ryanair è sempre pronta a criticare gli altri (vedi le polemiche sui sussidi di stato ad Alitalia e altri: ma i sussidi/incentivi regionali o locali di cui fruisce Ryanair, non sono la stessa cosa?).
Non parliamo poi di quante volte Ryanair viene meno all’obbligo di assistenza ai passeggeri.
Caro Antonio, valuto la tua lettera meritevole di grande attenzione. Ai nostri tempi non si bloccavano i cieli ed era tutta un’altra cosa…. Sono d’accordo nel considerare gli scioperi aerei degli “uomini radar” come illeggittimi. Se mai dovrebbero scioperare lavorando di più… come fanno in Giappone o in altri Stati dove capiscono che ogni azione è buona se non indebolisce l’economia generale.
Speriamo bene… Salutoni
Corrado Iurlano
Iurlano Tourist – Lecce
Caro Antonio
sono un ex controllore di volo ( allora eravamo sotto la A.M.)non si poteva scioperere in quannto era un servizio essenziale anche per la difesa ;i turni di servizio erano ben dosati quando eravamo sotto stress potevamo chiedere il cambio oppure essere sostituiti .-Il pilota invece non puo scendere dall’aereo quando il volo può durare molte ore di più di quelle previste vedi nebbia all’aeroporto di arrivo e dell’aeroporto alternato sempre per lo stesso motivo , molte volte un volo partito da Roma ritornava a Roma per chiusura per nebbia sia di Trieste poi Venezia e Treviso