Da sempre abbiamo denunciato il continuo crescere delle tasse aggiuntive che accompagnano l’emissione del biglietto aereo, ma a ben guardare  le tasse o fee non sono l’unico gravame che l’utente del trasporto aereo è chiamato a pagare se vuol volare. Fino a qualche anno fa nessuno le conosceva e in quei tempi il Revenue di una aerolinea era costituito dalla tariffa e basta. Poi quando con l’apparizione sul mercato delle low cost, è comparsa  l’abitudine di far pagare oltre alla tariffa anche i servizi definiti accessori, non sono mancate critiche a ripetizione da parte dei vettori che non a caso si vantavano ancora di chiamarsi “Full Service” ovvero di coloro i quali davano, evidentemente in cambio della tariffa loro applicata, un servizio completo senza supplementi di fronzoli aggiuntivi, si tratta dei vettori “FSC”: Full Service Carrier”. Tutto ciò è ormai acqua passata dal momento che, con la crisi sul banco degli imputati, tutti i vettori sia low cost come i cosiddetti full service, in un modo o nell’altro hanno trovato il modo di arrotondare le entrate delle tariffe vere e proprie con le voci corollarie.

In Europa la compagnia madre delle ancillary non può essere che Ryanair e attualmente, volendo con ciò riferirsi all’anno 2011, questa tipologia di entrata ha pesato per il 20,5 per cento sul totale revenue della compagnia irlandese  (886.2 milioni di euro su 4.324 milioni di totale). Il 20.5% non è certo una percentuale di poco conto, siamo quasi intorno a un/quarto delle entrate ma, strano a dirsi, una recente ricerca condotta congiuntamente da Amadeus e IdeaWorks mette in luce che la compagnia irlandese è soltanto quinta nella graduatoria fra una cinquantina di compagnie di tutti i continenti selezionate in base al rapporto incidenza delle ancillary sul totale revenue. Al primo posto infatti vi è la statunitense Spirit con il 33,2% seguita dalla britannica Jet2.com (27.1%) da Allegiant, Usa, (27%) e da Easysjet, UK, (20.8%).

E’ un dato di fatto che in questo scenario si può oggi affermare che sono tre le componenti che formano il prezzo finale che il passeggero è chiamato a pagare:

la tariffa;

le cosiddette “tasse aeroportuali” ;

le ancillary di vario genere.

 

Infatti se una volta bastava che il passeggero scegliesse un vettore FSC per essere certo che oltre alla tariffa non vi fossero cifre aggiuntive da sborsare, leggendo il summenzionato rapporto e soprattutto i nomi dei vettori che hanno incassato ancillary revenue (sempre nel 2011)  svanisce anche questa speranza:

 

United/Continental    4.163.000.000 Euro

Delta                          2.040.000.000 Euro

American                   1.701.000.000 Euro

Qantas                                   1.142.000.000 Euro

Southwest                     950.000.000 Euro

Easyjet                                      890.000.000 Euro

USAirways                    874.000.000 Euro

TAM Airlines                 537.000.000 Euro

Alaska Air                     491.000.000 Euro

 

E in un altra graduatoria del rapporto a conferma di questa tesi troviamo che a guidare la classifica delle compagnie che hanno incassato più ancillary per ogni passeggero trasportato vi è la Qantas con 50,82 dollari a testa, mentre la Ryanair non compare affatto fra le prime dieci. Una vera e propria rivoluzione nel modo di tariffare che vede il passeggero sempre più in balia di voci aggiuntive che vanno ad aumentare quanto lui dovrà sborsare, perché un particolare crediamo sia fuori discussione e cioè che l’introduzione delle ancillary non ha significato affatto un calo della tariffa base, ma semplicemente un incremento del prezzo finale pagato.

Qantas                       $          50.82

Spirit              $          41.75

Jet2.com        $           41.37

AirAsia X       $          38.25

UA/CO                       $          36.47

Allegiant         $          34.00

Alaska group $          24.61

Jetstar                        $          23.35

Aer Lingus     $          22.02

Flybe              $          21.92

 

Antonio Bordoni