Il settore stenta e il mercato turistico interno perderà sempre più colpi.
Il 56% del panel Isnart, costituito da circa 1.300 tra operatori ed esperti di turismo, ritiene che nei prossimi anni la componente interna della domanda turistica verso l’Italia continuerà a diminuire; quasi il 30% che si stabilizzerà sui valori più o meno attuali e solo il 15% pensa che tornerà ad aumentare.
Allo stato dei fatti, secondo l’Indagine pubblicata da Impresa Turismo, il mercato turistico interno andrà impoverendosi, sia in termini di capacità di spesa che di quantità.
Le imprese devono rapidamente definire una strategia di risposta a questa tendenza, in grado di guidarle nel processo di trasformazione richiesta dai nuovi scenari, radicalmente diversi dalla situazione prevalente negli anni passati.
Naturalmente, le opzioni disponibili sono varie; quella indicata con maggiore frequenza dal campione considerato (quasi 61% delle risposte) consiste nell’ “innovare l’offerta per renderla appetibile ad un turista con minore capacità di spesa”.
Non significa semplicemente “ridurre i prezzi” (scelta indicata solo dal 14,5% degli intervistati); implica, piuttosto, il ripensare il modello di business dei vari servizi dell’offerta turistica, nel senso di ridurne i costi complessivi, senza penalizzare troppo o addirittura affatto il valore percepito dal turista. L’abbassamento del sistema di prezzi del prodotto turistico è una conseguenza di tale innovazione che deve tenere conto della complessiva capacità di spesa del turista target e del valore che esso attribuisce alle singole componenti dell’offerta in questione.
Alcuni esempi di innovazione del modello di business possono essere la realizzazione di nuove strutture ricettive con modalità di costruzione, materiali e uso degli spazi tale da abbatterne strutturalmente i costi di gestione ; oppure, l’ampliamento dell’uso di internet ad una serie di servizi alberghieri per renderli sia più efficaci per l’utente che meno costosi per l’operatore.
La sfida di costruire un’offerta meno “costosa”, ma non di minor valore percepito non può essere vinta solo all’interno del sistema delle imprese; richiede infatti l’impegno della pubblica amministrazione nell’abbattimento dei tanti oneri che gravano direttamente e indirettamente sugli attori del turismo: imposte, spese amministrative, costi connessi alle inefficienze.
È proprio la preoccupazione che queste ultime problematiche non trovino risposte adeguate, vanificando gli sforzi delle imprese, che porta ben 45% circa del campione ad essere pessimisti, ritenendo che “molte imprese non hanno alternative ed entreranno in crisi” o che “non ci sono strategie, si può solo sperare nel recupero di capacità di spesa degli italiani”.
Il ri-posizionamento dell’offerta sui “turisti stranieri” o sulla “domanda turistica di fascia alta e altissima” rappresenta una strada alternativa (indicata rispettivamente dal 34% e dall’8% delle risposte), anch’essa però basata sul cambiamento di molti aspetti dell’offerta e sul rafforzamento della complessiva attrattività delle destinazioni.