Le tappe, i dubbi e le criticità della vicenda.Ogniqualvolta l’Alitalia si trova in trattativa con aerolinee o con società che potrebbero essere interessate a lei, ecco sovrapporsi discussioni e polemiche sul destino dei due principali aeroporti italiani.
Tutti sappiamo la criticità in cui Alitalia si trova ad operare e di quanto quest’ultima avrebbe bisogno di chiudere al più presto l’argomento sulla ricerca del suo partner ed è perlomeno deprecabile che nessuno sembri rendersi conto di quanto deleterio sia rispolverare questa bega campanilistica ogni volta che i vertici della compagnia sono in trattativa con una controparte.
Dispiace inoltre annotare come pure illustri richiami da parte di personaggi di prestigio siano caduti nel dimenticatoio se non completamente ignorati. L’allora Ministro dell’economia, il compianto Tommaso Padoa-Schioppa, nel febbraio del 2008 avvertiva che “la iperdrammatizzazione del problema di Malpensa e Alitalia è uno sfruttamento politico, più che il risultato di una corretta analisi economica” . A sua volta Jean Cyril Spinetta, amministratore delegato di Air France, ancora nel 2008 quando si trattava della privatizzazione di Alitalia, alla domanda di un giornalista italiano ebbe a precisare come in condizioni normali sono gli aeroporti al servizio dei vettori e non viceversa.
Passano i mesi, passano gli anni e nulla, assolutamente nulla, sembra cambiare. Decisamente c’è da chiedersi come sia possibile sperare di far uscire l’Italia dal baratro in cui è caduta dal momento che nessuna delle parti in causa vuole riconoscere che forse, sarebbe il caso di cambiare il copione. Sempre Padoa-Schioppa in quei mesi in cui le trattativa di Alitalia si arenavano in mezzo a mille polemiche ebbe a dire che su quella questione vedeva materializzarsi gli stessi “impulsi di autodistruzione presenti nella società e nella classe politica italiana”: autodistruzione, termine del tutto appropriato per descrivere la china in cui siamo scivolati fra dibattiti e polemiche senza fine, e non solo certo riguardanti la sorte della nostra aviazione civile; parafrasando la Costituzione potremmo dire che l’Italia è una repubblica basta sulla polemica.
Su quest’ultimo aspetto la domanda che oggi ci si dovrebbe porre è se sia opportuno che i due principali aeroporti nazionali ripropongano per l’ennesima volta il confronto anche nel caso delle trattative Alitalia-Etihad.
Alitalia si sta giocando il suo futuro e con esso anche il futuro –sarà bene ricordare questo punto- degli aeroporti italiani, in quanto è indubbio che mancando un solido vettore nazionale di riferimento gli scali, tutti, non possono che languire.
Ritorna il problema Linate-Malpensa o Fiumicino
Ed eccoci allora ad oggi con lo stantio “problema” di Linate-Malpensa vs.Fiumicino il quale si riaffaccia puntualmente nella fase di una possibile entrata di Etihad nel capitale di Alitalia. Le domande primeggiano sulle pagine della stampa nazionale: se la trattativa dovesse andare in porto, se le richieste poste sul piatto dalla compagnia degli Emirati Arabi Uniti dovessero venir accettate come verrebbe ripartito il traffico a lungo raggio in uscita dall’Italia? In particolare gli utenti del nord scenderebbero su Roma o preferirebbero andare ad imbarcarsi sugli scali del nord Europa? Certo, tutte domande più che legittime, ma ci sia permesso avanzare dubbi sull’opportunità di polemizzare sulle stesse, riproponendole nell’ambito del confronto Roma-Milano nel momento in cui Alitalia, lo ripetiamo, è al tavolo delle trattative con una controparte la quale si trova a dover valutare contenziosi legali e fiscali degli anni passati. Il nostro appunto risulterà ancor più pertinente se si tiene conto che sull’accordo in gioco pesano ben altri punti interrogativi rispetto al fatto di sapere come il traffico a lungo raggio verrà ripartito.
Infatti con un perfetto tempismo -quasi sospetto- all’indomani dell’annuncio fatto dall’amministratore delegato di Alitalia, Gabriele Del Torchio, che la fase di due diligence era arrivata praticamente al termine, è giunto un esplicito richiamo da Bruxelles. Sarà pure un caso ma come disse qualcuno, qualche volta a pensare male ci si indovina pure.
I giochi della UE
L’annuncio di una possibile unione di Alitalia con un vettore arabo, proprio con una di quelle compagnie che da anni sono nel mirino delle critiche di chi conduce i giochi nella UE perché tolgono traffico ai santuari europei, ha di certi scombinato i piani di qualcuno. Ecco allora spuntare la notizia che Lufthansa potrebbe presentare appello alla Commissione Europea affinchè vengano respinte le sovvenzioni e le nazionalizzazioni delle compagnie aeree europee, anche se parziali, indipendentemente dal fatto che esse provengano da Stati Comunitari e da Stati o società pubbliche al di fuori dell’Unione.
Ebbene ai primi di aprile -quindi poche settimane dopo che Lufthansa aveva espresso le sue doglianze per la strada intrapresa da Alitalia- la stampa ci informava che la Commissione Europea ricordava le regole vigenti nel club UE circa la proprietà e il controllo delle compagnie aeree le quali, avvertiva la Commissione, debbono rimanere per oltre il 50 per cento controllate dallo Stato di appartenenza del vettore o, sempre guarda caso, da uno Stato membro della UE o comunque da una società con sede nella Unione. Un caso? Noi crediamo piuttosto che per la UE le unioni vanno bene purchè a beneficiarne siano i major europei.
Ecco questo è solo un esempio di quello che bolle in pentola in Europa mentre noi in Italia ancora discutiamo da quale scalo dovranno decollare i voli a lungo raggio della eventuale rinnovata compagnia.
Purtroppo qui da noi non si fa tesoro della passate esperienze, non si tenta nemmeno di adottare nuove strategie, in poche parole siamo sempre i soliti polemiconi. Potrebbe essere anche per questo se aldilà delle lodi per i nostri tesori alla fine stringi, stringi tutti girano al largo?