Di Liliana Comandè.

Paese dalla spiccata vocazione balneare, permette vacanze emozionanti nel deserto e culturali nei suoi 40 mila siti.

 

L’Airbus 320 della Tunis Air si fa spazio agevolmente fra le fitte nuvole che coprono il cielo di Roma e di Fiumicino. E’ bello vedere il sole dopo aver attraversato lo strato di nubi che lo coprivano ai miei occhi. Parto nuovamente, ma questa volta il volo sarà breve. Non avrò neppure il tempo di allacciarmi le cinture che dopo meno di un’ora sarò già a destinazione.

 

La mia meta di arrivo è Tunisi, tanto vicina a Roma da avere lo stesso tempo di volo che separa Roma a Milano. Ancora un viaggio stampa, ma questa volta non andrò a visitare un paese sconosciuto. Torno ancora una volta in Tunisia, un paese che conosco bene e che ha il potere di affascinarmi sempre. L’esotico a due passi da casa, si è sempre detto così ogni qualvolta si parlava del paese del nord Africa. Ed è proprio vero, Tunisi, infatti, dista soltanto un’ora di volo dalla capitale italiana e l’esotico è visibile ovunque. Dalla città di Tunisi alle rinomate zone costiere; dal magnifico deserto dalla sabbia color oro e dalle dune che il vento trasforma ogni volta che soffia, alle oasi, meravigliose macchie ricche di verde e di vita, che appaiono all’improvviso come miraggi in mezzo al nulla.
Torno volentieri in questo paese coraggioso che ha dato il via alla cosiddetta “primavera araba”, e che ha cambiato il vecchio regime con un altro eletto democraticamente.

Ecco, è sempre interessante osservare la “nuova Tunisia” con gli occhi da turista e notare se, in tutto questo tempo, nonostante ci sia tornsata altre volte,  sono avvenuti altri cambiamenti.
Il bel paese, proprio per la vicinanza con l’Italia, è sempre stato una delle mete predilette dei turisti italiani, ma non solo per questo.

In Tunisia sono in molti a parlare italiano, e non soltanto gli addetti al turismo, ma anche i normali cittadini o negozianti hanno amato parlare la nostra lingua, e così, ai nostri connazionali è sempre sembrato di trovarsi “a casa propria”.

Infine, il rapporto qualità-prezzo è sempre stato ottimo e le strutture alberghiere sempre di un livello elevato, a parità di categoria, rispetto a tante altre destinazioni.

 

E proprio il grande sviluppo alberghiero, avvenuto negli ultimi anni, era la dimostrazione di quanto la Tunisia fosse apprezzata, non solo dai nostri connazionali, ma anche dagli stranieri che, anche in inverno, venivano – e continuano a venire – per trascorrere le vacanze, grazie al clima mite, agli alberghi dotati di centri benessere, beauty farm e thalassoterapia.

Ma oltre a tutto ciò, anche in inverno si possono ammirare le bellezze naturalistiche, artistiche, storiche e monumentali di tutta la regione.
L’immagine più accreditata della Tunisia corrisponde spesso, agli occhi del turista italiano, a quella di Paese dalla spiccata vocazione balneare, con spiagge contornate di palme e di moderne strutture ricettive.

Più raramente è anche il paese dove è possibile compiere escursioni ai margini del deserto o avere l’opportunità di avere una lettura più articolata sia della realtà ambientale della Tunisia, sia della vicenda storica e artistico-culturale che vi si è sviluppata nell’arco di almeno tremila anni.
Il succedersi di tante dominazioni ha determinato non una semplice sovrapposizione rispetto alle civiltà preesistenti, ma l’assimilazione e la rivisitazione delle diverse espressioni artistiche e culturali: come accadde per Roma nei confronti di Cartagine e per la civiltà cristiana, che s’innestò sulla precedente tradizione imperiale cercando autonomia creativa ad esempio nell’arte del mosaico.
Un altro evidente e significativo fenomeno di sedimentazione è rappresentato dall’elemento berbero, precedente all’arabizzazione della regione, che esprime la matrice comune delle più interessanti manifestazioni della cultura tradizionale tunisina.
Ogni viaggio, offrendo conoscenze nuove, di arte e natura, di storia e ambiente, rappresenta un’incomparabile occasione di arricchimento personale.

 

Un viaggio in Tunisia può essere anche la scoperta dei caratteri socioculturali di un popolo che negli ultimi cinquant’anni ha vissuto profonde trasformazioni, sospeso fra la riproposizione dei modelli propri dell’Islam e le spinte ad una incongruente modernizzazione di stampo occidentale.
La Tunisia consente di vivere un’esperienza intensa che porta a scoprire le sue bellezze.

Anche in pochi giorni si può passare da spiagge di sabbia finissima contornate da vegetazione tipicamente mediterranea a distese desertiche di rara bellezza e dall’aria misteriosamente magica, attraversando aride regioni semi-desertiche ravvivate sporadicamente da verdi palmeti.
Le importanti testimonianze artistiche e culturali delle città visitate e le affascinanti immagini, i colori, le sensazioni provate ammirando anche il nulla così straordinariamente pregnante delle regioni desertiche hanno il potere di riempire gli occhi e il cuore e stentano ad affievolirsi al ricordo.
La luce è molto più intensa e ogni cosa riverbera in maniera insolita per il nostro sguardo impigrito dai grigiori monocromatici delle città.

I nostri occhi sembrano liberarsi improvvisamente dalle cortine di smog che abitualmente li offuscano e correre finalmente verso orizzonti sconfinati.

La mente spazia, il cuore si allarga a comprendere il tutto e l’anima si ritempra in un tripudio di emozioni che coinvolge tutti i nostri sensi, avvicinandoci sempre più ad una dimensione spirituale.
E’ una sensazione di estrema calma e pace con sé stessi quella che si prova trovandosi nel deserto ed immergendosi in una magica atmosfera che finalmente appaga il nostro spirito quasi sempre inquieto.

Ma vediamo di conoscere un po’ più da vicino la meta del nostro viaggio.

Spesso un attento esame delle caratteristiche geografiche di un territorio può fornire la chiave per comprendere le vicissitudini storiche di cui è stato teatro e il susseguirsi delle diverse civiltà e culture che lo hanno caratterizzato nel tempo.

Non fa eccezione la Tunisia che, pur essendo parte integrante del Nord-Africa, si protende con le sue coste verso l’Europa, dalla quale la separa un braccio di mare che nel tratto Capo Bon-Marsala non raggiunge i 140 km.

Per la sua posizione la Tunisia può quindi essere considerata il più europeo degli stati africani, anche se la metà meridionale del Paese si estende in territorio sahariano.

Se da un lato la particolare posizione ha reso quest’area una tappa obbligata per le popolazioni interessate a spingersi nel bacino occidentale del Mediterraneo, provocandone il coinvolgimento nelle lotte per la supremazia nella navigazione e nei commerci del mondo antico, dall’altro le caratteristiche orografiche hanno determinato una certa vulnerabilità del Paese ad Oriente, direzione dalla quale provennero prima gli Arabi e poi i Turchi Ottomani.

Secondo quanto riportato da Virgilio nell’Eneide Cartagine fu fondata nell’814 a.C. da Didone, sorella di Pigmalione, che tentava di sottrarsi alla tirannia del fratello. I Fenici del Libano, diventati qui i Punici, inventori di una delle più antiche scritture alfabetiche, diedero vita ad un’economia basata su fini commerciali.

Le prime presenze dei Romani sono datate al 264 a.C.; Cartagine è sempre stata strutturalmente molto legata alla storia dell’Urbe, del resto la Sicilia è in posizione strategica e gli antichi toponimi presenti sulla costa tunisina rappresentano le tracce nettissime della colonizzazione romana in quest’area.

Profondamente romanizzato e cristianizzato, il territorio tunisino ha costituito la porta di ingresso e la terra di passaggio ideale per conquistatori e invasori fino alla sua completa arabizzazione, rimanendo comunque, anche dopo la recente occupazione coloniale europea, una delle strade preferenziali non solo verso l’Africa ma anche verso lo stesso Oriente.

L’arabizzazione della Tunisia, che già i Romani indicavano con il nome di Africa e gli Arabi con quello di Ifriqiya, ebbe inizio con la seconda metà del VII secolo; sviluppatasi con ritmi piuttosto lenti, influenzò la nuova civiltà e la nuova lingua, che risentirono se non in minima parte della successiva dominazione turca.

Hammamet

La nostra avventura ha inizio dalla penisola del Capo Bon: un territorio molto fertile quasi interamente favorito da microclimi ideali per le coltivazioni.

Nel tratto iniziale, il litorale presenta un susseguirsi di brevi pianure costiere che si alternano a tratti dominati da scoscese falesie; poi, dopo Hammamet, la fascia costiera va gradualmente allargandosi in un’estesa pianura, al cui interno permangono ancora zone incolte o adibite a pascolo.

Lo sviluppo della zona è stato caratterizzato da profonde trasformazioni: un tempo a vocazione essenzialmente agricola (fino al 1930 Nabeul e Hammamet erano i principali centri di produzioni di agrumi di tutto il capo Bon), la penisola è oggi un comprensorio turistico assai attrezzato e frequentato da una clientela internazionale.
Nessuna località della Tunisia interpreta più compiutamente di Hammamet l’immagine turistica del Paese, proponendosi quasi come il simbolo delle vacanze.

Clima dolcissimo (la temperatura in inverno è di 12°, con minime di 3° e massime di 20°), giardini che evocano piantagioni tropicali, numerosi e confortevoli alberghi celati discretamente tra cipressi, aranci e bouganville, oppure allineati lungo bellissime spiagge dalla sabbia fine.

E’ curioso pensare come quella che oggi è diventata la maggiore località turistica della Tunisia, visse pressoché fuori dal tempo fino agli anni ’20 di questo secolo, quando il miliardario rumeno G. Sébastian vi si stabilì facendovi costruire una villa sontuosa, celebrata all’epoca come una delle migliori opere dell’architettura contemporanea.

Così, nel giro di pochi anni, Hammamet si trasformò in un punto di ritrovo per scrittori, pittori ed artisti, tra cui André Gide, Georges Bernanos, Paul Klee, Frank Lloyd Wright.

Dopo la guerra (nel corso della quale la villa e il parco che la circonda furono requisiti e adibiti a quartier generale del maresciallo Rommel), la costruzione dei primi grandi alberghi, ha trasformato Hammamet in una grande stazione balneare.

La città vecchia, con i bastioni e la casbah che la sovrasta dal lato della spiaggia, conserva un aspetto caratteristico e per molti aspetti affascinante, con le stradine tortuose, le bianche case e le piccole corti interne.

Nonostante la posizione settentrionale e un po’ decentrata rispetto al resto della Tunisia, Hammamet costituisce un eccellente punto di partenza per escursioni di uno o più giorni nel resto del Paese.

Sidi Bou-Said

Una piacevole gita da consigliare è senz’altro quella alla scoperta di Sidi Bou-Said, villaggio andaluso di 700 anni fa. Si tratta di un antico insediamento di marabout (gli antichi monaci guerrieri) disposto a dominio del mare sulle pendici del Gebel Manar, sulla cui sommità fu edificato dagli Arabi un ribat, un monastero fortificato a presidio del golfo.

Luogo santo per i Musulmani, il villaggio trae fascino dall’architettura particolare delle sue abitazioni, dalle stradine lastricate, dai giardini appartati e dai patii, dalle case le cui bianche facciate sono impreziosite da stipiti scolpiti, dall’azzurro delle finestre, delle inferriate e delle porte, in un contrasto cromatico che si rinnova nel gioco dei volumi. Bouganville di ogni colore interrompono il bianco e azzurro delle case.

Dall’alto della cittadina si gode di un panorama mozzafiato: il Golfo di Tunisi e il piccolo porto si aprono alla nostra vista come un santuario della bellezza e della calma, che riesce ad infondere.

Il sole si riflette sul mare che sembra senza confini. L’impressione è quella di trovarsi all’alba della vita.

Sembra quasi che il tempo passi nel “dolce far niente”, anche se non è così perché i numerosi negozi, e bancarelle pullulano di turisti che fanno acquisti.

I bar sono il ritrovo preferito per gli incontri, dove gente cordiale ti saluta e ti invita a parlare.
Sidi Bou-Said deve il suo nome all’asceta che al principio del XIII secolo ne fece la base di diffusione del sufismo (nome con il quale viene storicamente definito il misticismo musulmano).
A partire dal XVIII secolo principi, ministri e notabili fecero a loro volta del Gebel Manar il luogo prediletto dei loro soggiorni estivi costruendovi palazzi e residenze.

Restaurato secondo un progetto di rivalorizzazione dell’architettura tunisina e rivitalizzato nel tradizionale artigianato locale, in tempi recenti è divenuto un centro molto frequentato da scrittori, artisti, musicisti e poeti.

 

Tunisi e Cartagine

Trovandosi così vicini a Tunisi e a Cartagine non si potranno certamente tralasciare lo splendido Museo nazionale del Bardo nella capitale, il più importante dei musei archeologici del Maghreb e uno dei più ricchi al mondo per quanto riguarda i mosaici romani, costruito in un’ala di un antico palazzo del Bey e che conserva anche delle antiche statue e oggetti di epoca preistorica, punica e musulmana.

Tunisi è da scoprire come una bella donna perché è una scoperta continua.

Passeggiando nell’elegante e larga Avenue Bourguiba, delimitata da alti alberghi, è interessante osservare i vari stili dei palazzi che la contornano.

Si va dallo stile Liberty allo stile arabo, dall’Art Decò al classico e al moderno.

La strada principale è piena di bei negozi, di caffè, di pasticcerie e di ristoranti, di Chiese e del Teatro Municipale, in tipico stile Art Nouveau.

C’è anche una piazza, una volta Piazza dell’Indipendenza ed oggi dedicata a Mohamed Bouazizi , attivista tunisino, divenuto simbolo delle sommosse popolari in Tunisia, dopo essersi dato fuoco per protestare contro le condizioni economiche del suo paese.

La sua morte ha dato il via a quella che è stata definita la “Primavera Araba”, con la sommossa che ha portato alla fuga il presidente Ben Ali, al potere per 23 anni. In onore di Bouazizi, anche l’aeroporto di Tunisi ha preso il suo nome e in ogni città della Tunisia c’è una piazza che porta il suo nome

 Alla fine del lungo viale alberato, ci si immette in quello che è il souk più colorato che si possa immaginare.

Nei vicoli, in entrambi i lati, si trovano piccoli negozi che espongono ogni genere di merce: ceramiche, abbigliamento, spezie, scarpe.

I colori degli oggetti dell’artigianato locale danno un tocco di vivacità e diversità dagli altri souk che si possono trovare nei paesi del nord Africa e del Medio Oriente.

Il souk, molto vasto, circonda la Grande Moschea Ezzitouna, una delle più antiche del Maghreb, le sue cupole sono ricoperte di intarsi di marmo.

A Tunisi c’è da visitare il quartiere della Kasbah, così chiamata perché era l’antica cittadella reale, che oggi non esiste più.

C’è una Moschea almohade, edifici in stile arabizzante e un antico palazzo dei Bey.

Ci sono poi le “Diar”, case antiche, che conservano il fascino speciale delle dimore dallo stile andaluso e italiano, i sobborghi con la caratteristica Piazza Alfaouine e il Museo della Ceramica, situato in una splendida Moschea-mausoleo del XV° secolo, Sidi Qacem El Zelliji. E poi c’è la Moschea di Sidi Mehrez, che ricorda le moschee di Istanbul e le Medersas, antichi collegi musulmani, dotati di eleganti portici e patii.

Non si può mancare di visitare le vestigia dell’antica Carthago, che tanta parte ebbe nelle vicende storiche puniche e romane. Non è rimasto molto della città, purtroppo. Ci sono alcune rovine di case, colonne e statue sopravvissute alla distruzione romana, mentre nel bel Museo sono conservati resti dell’epoca punica, romana e islamica.

Ci sono statue, sarcofagi, manufatti in ceramica, in marmo, mosaici, anfore che conservano ancora i colori originari e i disegni risalenti al 500 a.C., biberon, urne cinerarie, oggetti in vetro soffiato, un frammento in ceramica di epoca romana con scene erotiche e un Tanit, il simbolo di Cartagine, risalente all’800 a.C. con i segni che rappresentano una piramide, il sole e l’orizzonte.

Il Museo è stato costruito sulla collina di Byrsa il cui nome significa “pelle del toro”, e dall’alto è possibile vedere una parte della capitale.

Vicino al Museo di Byrsa si può ammirare un’antica cattedrale francese, dallo stile bizantino-moresco e che oggi è utilizzato come centro culturale.

Fra le rovine è possibile vedere alcuni resti di quelle che erano le Terme di Antonino, le Ville Romane.

Sousse

Costeggiando il mare verso sud si incontrano dapprima la plurimillenaria Sousse e poi Monastir, all’estremità meridionale del golfo di Hammamet, dove l’ampia curva delle spiagge cede il posto a calette scogliose.

La Medina di Sousse spicca con la massa bianca di casette cubiche, isolate e protette da un bastione merlato, sulle quali sembra vegliare la casbah, avvolta in fortificazioni color ocra.

Il dinamismo del moderno abitato che si estende verso il porto, con la zona alberghiera sulla costa e il grande centro di talassoterapia con spiaggia privata, è forse un’eco lontana dell’epoca aghlabide, il periodo di maggior splendore nella storia della Tunisia musulmana, della quale Sousse conserva preziose testimonianze.

La Grande Moschea dell’XI secolo, per le merlature e le massicce torri rotonde sembra somigliare ad una fortezza.

Lo ksar er-Ribat, allestito dai famosi Morabiti, è uno dei più importanti monumenti dell’Islam maghrebino; dall’alto della torre di vedetta si gode di una splendida vista panoramica della città, mentre all’interno la copertura del vestibolo è un autentico prototipo delle volte a crociera ogivali e la sala di preghiera al piano superiore costituisce la più antica moschea africana tuttora esistente.

All’inizio del IX secolo la costruzione faceva parte di una serie di analoghi edifici costieri cui era affidato il compito di assicurare la difesa dell’Islam contro le incursioni dei Cristiani.

I ribat, erano infatti abitati da una sorta di monaci-guerrieri che dividevano il proprio tempo tra la preghiera e la lotta agli infedeli; impegnati nella guerra santa ma anche guardiani dell’ortodossia, essi propagavano l’Islam ed accoglievano i pellegrini in viaggio verso la Mecca.

Ben presto, tuttavia, la nascita di una potente flotta musulmana e l’erezione di cinte fortificate intorno alle città costiere privarono i ribat della loro funzione militare, favorendo così la tendenza a trasformarsi in centri religiosi.

Vicino a Sousse c’è la bella città di Port El Kantoui, dotata di un porto con 340 posti barca. Le sue  abitazioni sono di grande eleganza e in stile arabo-andaluso.

Numerosi ristoranti dove si può mangiare dell’ottimo pesce, alberghi, negozi e luoghi di divertimento, oltre ad un campo da golf, ne fanno una delle località più belle della costa. Il suo nome significa “primo porto-giardino del Mediterraneo”.

Monastir

Le scogliere coralline, le rocce sul mare, i giardini e gli uliveti caratterizzano l’aspetto di questa città, il cui clima particolarmente mite la rende adatta ai soggiorni in qualsiasi periodo dell’anno.

Monastir era il centro economico e politico di tutta la Tunisia e rimane tuttora l’unica zona nel centro del Paese a godere di un aeroporto.

Base d’appoggio nella campagna africana di Giulio Cesare, l’antica Ruspina era difesa da una triplice cinta muraria della quale sono state rinvenute alcune tracce.

La zona assunse nuovamente importanza nell’VIII secolo con la costruzione del ribat: la tradizione secondo la quale chi era di stanza per tre giorni nel ribat di Monastir era certo di andare in Paradiso favorì l’afflusso dei fedeli.

Nell’XI secolo, quando Mahdia sostituì Kairouan nel ruolo di capitale, Monastir divenne la città santa della Tunisia, anche se nei secoli successivi decadde rapidamente, riacquistando importanza solo con i Turchi che, dopo averla contesa agli Spagnoli, ne fecero una loro piazzaforte.

La regione centrale

Per chi arriva dalla circostante regione stepposa, una zona dal clima caldo e molto secco, animata solo da qualche ciuffo di artemisia e dai rami spinosi dei giuggioli, Kairouan appare come un accampamento che spunta improvvisamente in mezzo al deserto, producendo l’effetto di una città del passato.

Ed effettivamente proprio da un accampamento ebbe origine: Uqba ibn Nafi vi fermò  la sua carovana (da cui Kairouan) e, dopo aver dato ordine, secondo la leggenda, a serpenti, scorpioni e altri animali ostili di liberare il luogo, vi fondò la città dalla quale sarebbe poi partito alla conquista del Maghreb.

Ancora due secoli fa la regione intorno a Kairouan costituiva un’immensa area a economia quasi esclusivamente pastorale, dove prevaleva una popolazione di beduini nomadi e seminomadi che nei mesi estivi si trasferivano con le proprie greggi di ovini, caprini e dromedari verso il Sahel o i più fertili rilievi del Tell tunisino.

Del campo militare Kairouan conserva ancora oggi l’aspetto, con le alte fortificazioni e le case sorte all’ombra dei santuari.

La città è infatti un luogo santo, che ha nel minareto della Grande Moschea, alto sulla steppa circostante, il punto di riferimento e di adunata dell’Islam maghrebino. Da visitare anche la Medina e monumenti molto belli come la zavia Sidi Saheb. Oggi Kairouan è anche il centro principale dell’artigianato del tappeto.

Il Jerid e le oasi

Attraversando l’importante regione estrattiva del sud-ovest tunisino, in particolare il grande comprensorio minerario di Gafsa e delle zone circostanti, dalle quali proviene oltre il 30 % delle esportazioni del Paese (fosfati e petrolio), si giunge alle oasi del Jerid, il paese delle palme.

Tozeur, Nefta, el-Oudiane ed el-Hamma du Jerid situate lungo la lingua di terra che separa lo chott el-Jerid da quello di el-Gharsa, al limite fra la zona delle steppe e quella più propriamente desertica, sono le oasi di questa regione dal clima tipicamente predesertico (le temperature possono raggiungere punte massime estive oltre i 49° e minime invernali fino a –4°).

Dai palmeti di questa zona provengono i migliori datteri del Paese, appartenenti alla specie universalmente apprezzata deglet en-Nour (dita di luce, per la trasparenza color ambra che acquistano con la maturazione). Le palme da datteri (che possono vivere fino a 100-150 anni e raggiungere anche i 20-25 m. d’altezza, con un tronco di quasi un metro di diametro e foglie lunghe 4-5 m.), producono fra le 25000 e le 30000 tonnellate di frutti, in parte esportati; alla loro ombra crescono inoltre alberi da frutto e ortaggi di ogni genere, coltivati in giardini irrigati accuratamente secondo una normativa stabilita già nel XIII secolo.

Tozeur

L’oasi di Tozeur è una delle più belle di tutta l’Africa nord-orientale: irrigata da 200 sorgenti, con il suo splendido palmeto occupa oltre 1.000 ettari.

Costeggiando il braccio principale dei canali d’irrigazione dell’oasi si raggiunge una delle zone più pittoresche: ai piedi di rocce corrose, in un piccolo spazio circolare ciuffi di palme si specchiano nell’acqua delle sorgenti e, volendo, si può salire sulle colline circostanti da dove il panorama abbraccia le varie diramazioni del fiume, il palmeto, Tozeur e, all’orizzonte, lo chott el-Jerid e il Sahara.
A Tozeur le case del centro, anche quelle più recenti, sono molto caratteristiche con le loro facciate a mosaici decorate a motivi geometrici ottenuti con mattoni sporgenti e rientranti di color ocra: si tratta di un tipo di decorazione, di origine berbera, simile a quella dei tappeti e dei tessuti locali.

È interessante visitare il Museo Etnologico Dar Cherait per avere uno spaccato della vita sociale e domestica locale: al suo interno è possibile ammirare i costumi tipici delle feste e dei matrimoni, i gioielli, l’henné, le ceramiche e le armi. Il giardino botanico e lo zoo offrono poi al visitatore la possibilità di osservare da vicino tutte le specie vegetali e animali di cui è ricca la Tunisia

La medina di Tozeur è un gioiello architettonico del XIV secolo ben conservato che è consigliabile visitare al mattino presto quando la luce già intensa ed il cielo terso donano alle tipiche tonalità ocra dei mattoni dei riflessi decisi.

Aggirarsi fra i vicoli nelle prime ore della giornata consente di apprezzare maggiormente la bellezza del luogo e il silenzio è il complice perfetto. Svoltando un angolo può capitare di sorprendere dei bambini intenti nei loro giochi, di intravedere una donna con l’abito tipico che sta rincasando o un uomo a dorso di un asino.

Chott el-Jerid

Lasciata Tozeur la strada s’inoltra nello Chott el-Jerid, immensa distesa di sale dai riflessi argentei e violacei che appare priva di ogni forma di vita. La strada corre su una lunga penisola di sabbia che attraversa il lago salato e in alcuni punti è viva la sensazione di trovarsi sospesi su una superficie acquea senza fine. I riverberi abbacinanti del sole allo zenit acuiscono l’emozione e il paesaggio assume caratteristiche irreali.

A causa dell’eccessiva luce si prova infatti qualche difficoltà a tenere gli occhi aperti ma ciò che si vede è talmente insolito e bello da valere la pena di sopportare per un po’, anche perché è possibile assistere al fenomeno dei miraggi! I cambiamenti cromatici dello chott el-Jerid nei diversi momenti della giornata sono spettacolari ed occorrerebbe sostarvi a lungo per apprezzarne il fascino, peccato avere troppo poco tempo a disposizione; si possono però raccogliere quante più immagini ed impressioni possibile mentre si è sul posto per serbarle poi tra i ricordi più cari.

Allontanandosi a malincuore, solo dopo diverse decine di km appaiono le prime palme che segnalano la lunga sequenza di oasi distribuite fino a Kebili a “pelle di leopardo” ai lati dell’asfalto: vere oasi di vita nel paesaggio ostile all’insediamento umano formato dagli chott, dalle hammada pietrose e dalle immense distese di sabbia del Grande Erg.

La regione degli chott, che taglia in due la Tunisia all’altezza del golfo di Gabès, è infatti una zona di depressioni che corre da est a ovest per circa 350 km.: queste distese ricoperte da un velo d’acqua (sempre molto salmastra) solo nelle zone più basse e nella stagione delle piogge, risultano in larga parte poco stabili e difficilmente praticabili.

All’apparire delle prime oasi sulla strada per Kebili è molto interessante fermarsi ad ammirare le dune di finissima sabbia bianca pietrificata che, con le loro grotte e concrezioni particolari, incuriosiscono e stimolano la voglia di arrampicata.

Sembrano rocce e invece si tratta di collinette di sabbia (fortunatamente più facili da scalare delle classiche dune), piccoli rilievi che spuntano impertinenti sulla superficie quasi totalmente piatta del territorio circostante.

Douz

Arrivati a Douz si ha l’impressione di trovarsi in un territorio di frontiera; si è effettivamente ai confini del deserto vero e proprio, da qui partono le piste per le escursioni nel Sahara.

L’oasi di Douz ospita ogni settimana un animato mercato frequentato da allevatori nomadi di cammelli ed è proprio a dorso di questi animali e dei loro cugini dromedari che è possibile compiere delle passeggiate nel deserto, particolarmente deliziose al tramonto.

È consigliabile arrivare in tempo per vedere il sole che scompare all’orizzonte proprio dietro le dune e scoprire, dopo una prima fase di sconcerto e di disagio (avvertito maggiormente da chi si trova alla prima esperienza), che l’avventura è, non solo divertente, ma anche estremamente emozionante.

I tramonti nel deserto hanno infatti un fascino particolare, incomparabile, che ammalia. Subito dopo che il disco solare si è dipinto di un intenso color amaranto, i raggi crepuscolari si diffondono nel cielo dispiegando una magica tela rosata che persisterà molto a lungo sospesa sull’orizzonte, finché la prima stella della sera, proprio come uno spillo, giungerà a forare il tessuto ormai blu cobalto della volta celeste.

A Douz, tipico villaggio del deserto che conserva gelosamente i suoi usi e costumi tradizionali, si svolge ogni anno il Festival International du Sahara, una manifestazione culturale particolarmente interessante, nel corso della quale si può assistere a spettacoli di folklore nomade, matrimoni tradizionali, caccia con i levrieri, combattimenti di cammelli, hockey su sabbia, la “fantasia”.

Nel panorama culturale tunisino numerose sono anche le feste regionali, spesso legate o sovrapposte a festività religiose, che si tengono durante tutto l’anno in Tunisia.
Abitanti di queste regioni desertiche sono le popolazioni nomadi maghrebine più o meno sedentarizzate, come i Berberi, il cui complesso di cultura e tradizioni è vivo da secoli. All’interno della composita società tunisina, infatti, dove sono tuttora evidenti inclinazioni profondamente diverse che vedono accostarsi l’aspirazione mercantile delle città costiere, lo spirito intellettuale di Tunisi, il misticismo di Kairouan, l’intraprendenza delle genti della steppa o l’indipendenza dei nomadi costretti a una forzata sedentarizzazione, emerge tuttavia, nonostante le sedimentazioni culturali avvicendatesi nel corso dei secoli, un substrato comune, precedente all’arabizzazione del territorio, che affonda le radici nell’elemento berbero, con la sua particolare organizzazione sociale, i suoi valori, i simboli, le feste, le musiche e i canti.

Non a caso, proprio nelle regioni meridionali, dove la presenza di popolazioni di origine berbera è più massiccia, più autentiche e più gelosamente custodite sono quelle tradizioni culturali che altrove si manifestano in forma più standardizzata quando, addirittura, non sono state adattate a esclusivo uso del turista.

Le più interessanti manifestazioni popolari riguardano la musica e le danze dove, su una base che si rifà molte volte alla tradizione andalusa, si sono sovrapposte influenze provenienti dall’Oriente; ed è in occasione delle principali feste che è possibile vedere, indossati dalle donne, anche costumi e ornamenti tradizionali, tra cui spiccano i gioielli berberi.

Djerba

L’immagine della Tunisia turistica e balneare è indissolubilmente legata a quella di Djerba, l’isola dei Lotofagi che, non a caso, Ulisse e compagni fecero tanta fatica ad abbandonare. Le spiagge che disegnano il profilo dell’isola nell’azzurro del mare, la vegetazione lussureggiante e i tipici menzel (le casette con le cupole bianche) che spuntano tra una palma e l’altra costituiscono il fascino dell’isola.

Nota fin da epoche remote, sembra che i Fenici vi avessero un emporio commerciale, anche se non esiste alcuna prova certa che avvalori quest’ipotesi. Posta sotto il controllo prima di Cartagine e poi di Roma, dopo la decadenza di quest’ultima subisce un lungo periodo di vicissitudini: invasa prima dai Vandali e poi dai Bizantini, viene conquistata dagli Arabi nel 667 e successivamente devastata dall’invasione hilaliana dell’XI secolo.

Alle lotte degli abitanti di Jerba e i Musulmani ortodossi fece seguito una lunga resistenza contro i diversi padroni del Mediterraneo (Normanni di Sicilia, Aragonesi, Spagnoli); a partire dalla seconda metà del XV° secolo l’isola diventò un covo di pirati e per porre fine alle loro incursioni venne organizzata nel 1560 una spedizione, comprendente truppe fornite dalla Spagna, dalla Francia e da Napoli, che nello scontro col corsaro Dragut, appoggiato dalla flotta turca, si trasformò in una clamorosa disfatta per le truppe cristiane.

La maggior parte degli abitanti di Jerba è costituita da Berberi che si stanziarono sull’isola fin da un’epoca anteriore alla conquista araba e che parlano ancora l’omonima lingua. Nell’isola non esistono veri e propri agglomerati urbani se si eccettua Houmt-Souk (da Houmet es-Souk, che significa il quartiere del mercato), capoluogo amministrativo dell’isola; tutti gli altri centri sono insediamenti di mercati, attorno ai quali si raccolgono tutte le abitazioni con i relativi giardini.

Le palme, elemento essenziale del paesaggio di Jerba sono assai numerose soprattutto lungo la costa, dove formano una sorta di anello. Gli olivi, talora antichissimi, occupano tutta la parte interna del perimetro delimitato dalle palme, i fichi danno frutti estremamente saporiti, parte dei quali viene fatta seccare per l’inverno.

I frutteti abbondano: meli, mandorli, albicocchi, aranci, mandarini, limoni e melograni sono così fitti che alla loro ombra è possibile coltivare ogni sorta di verdura, dando quasi l’idea di un lussureggiante giardino.

Il turismo, settore molto importante per l’isola, ha conosciuto uno sviluppo rapidissimo divenendo una delle principali risorse economiche dell’isola; le infrastrutture alberghiere sono in generale di buon livello e distribuite in modo da evitare agli ospiti l’impressione di congestione urbanistica, anche se la continua espansione, dove non regolamentata e rallentata, rischia di portare rapidamente alla diffusione di un’architettura un po’ anonima, con l’abbandono degli edifici antichi e delle coltivazioni tradizionali.

Nonostante la massiccia invasione dei turisti, Houmt-Souk ha saputo conservare l’aspetto di animato emporio commerciale particolarmente attivo. I souk, al centro dell’abitato, ospitano soprattutto sarti e mercanti di tessuti, mentre altre corporazioni di artigiani si raggruppano nelle strade vicine. Tutt’intorno si aprono piazzette collegate fra loro da passaggi a volte e vicoli, gli spaziosi cortili sono circondati da gallerie sulle quali si aprono piccoli ambienti d’abitazione o botteghe artigiane.

Particolarmente interessanti sono i banchi delle spezie dagli odori inebrianti: dal peperoncino al coriandolo, dalla cannella allo zenzero, dallo zafferano al sesamo, all’anice e così via è una girandola di stuzzicanti sapori e colori sfavillanti che è un piacere di rara intensità per la vista e l’odorato.
Vagabondare senza meta e mercanteggiare nei souk è una delle esperienze più interessanti e divertenti di un viaggio in Tunisia.

Il prezzo va sempre contrattato: si tratta di un rituale indispensabile che si svolge secondo regole ben precise, acquisibili solo con la pratica. Il prezzo proposto dal commerciante può essere il doppio, o anche più di quanto egli valuti la sua merce, ma esiste comunque una soglia al di sotto della quale non scenderà e spetta alla contrattazione individuarla.

Si deve ribattere sempre con prezzi molto inferiori a quelli richiesti senza timore di reazioni verbali, che del resto fanno parte del rito, e prendendo tranquillamente tempo. I prodotti artigianali più convenienti sono i tappeti, le ceramiche, i lavori in rame, i monili in argento, i profumi e le graziosissime gabbie per uccelli di Sidi bou-Said, praticamente dei palazzi in miniatura decorati da balconi, riccioli, cupole, belvedere.

Gabes e Matmata

Gabes è una grande oasi marittima nella quale vale la pena soffermarsi per visitare il suo palmeto e i souk molto colorati, mentre Matmata è qualcosa di incredibile per chiunque abbia la fortuna di poterla visitare

In mezzo ad una zona desertica, dove sorgono alcune sparute case in paesini berberi, tutte rigorosamente di colore bianco in modo da spiccare sul suolo color ocra, in alcune cavità della terra ci sono le cosiddette case dei trogloditi, antiche abitazioni-caverne scavate nella roccia.

Dall’alto si notano soltanto quelle che sono le porte e sono visibili, nel cortile che raccoglie queste abitazioni, alcuni oggetti di uso quotidiano All’interno, le case hanno una temperatura fresca – se si è in estate – e abbastanza calda, nel periodo invernale. Alcune famiglie ancora ci vivono e accolgono i visitatori offrendo loro una tazza di thé e la gentilezza della loro ospitalità. Matmata è veramente un posto unico e impensabile!

El Djem

Appena si arriva a El Djem si ha l’impressione di trovarsi in una città italiana. In questo piccolo centro sorge un Colosseo che è terzo al mondo, per grandezza, dopo quello di Roma e quello di Capua.

La città fa parte del Governatorato di Mahdia ed ospita alcune delle più belle, e meglio conservate, rovine romane dell’Africa. La città fu costruita dai romani su un insediamento punico ed era un centro molto importante per la coltivazione dell’olio di oliva.

A El Jem c’era una diocesi romana che esiste tuttora ed è retta da un vescovo cattolico. Il suo Colosseo era in grado di accogliere 35 mila spettatori seduti. Si presume che sia stato utilizzato per spettacoli di gladiatori e corse dei carri. L’anfiteatro nel 1979 è stato dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.

 

Tabarka

Esiste una parte della Tunisia che si sta facendo conoscere da qualche anno  e che è completamente diversa da quella più nota ai turisti. E’ la zona situata a nord del paese, che viene comunemente definita la Tunisia verde. E non a torto. A meno di tre ore di macchina dalla capitale, infatti, il paesaggio è totalmente differente da quello che si è abituati a vedere nella parte sud-est della regione.

E’ una Tunisia molto mediterranea ma anche un po’ alpina, ricca di foreste e di laghi che mai si immaginerebbe di trovare in quella parte di Africa. E’ un territorio nel quale si alternano lunghe spiagge, scogliere, piccoli porticcioli e paesaggi montani. E’ la parte che unisce in maniera egregia il mare alla montagna e che regala al turista un ambiente ancora naturale, incontaminato, e paesaggi singolarmente opposti.

Chilometri e chilometri di coste si contrappongono ad un entroterra particolarmente ricco di boschi nel quale scene di vita pastorale e campi coltivati si avvicendano a centri abitati, a Fortezze monumentali e a stazioni balneari. E’ una terra che sa di passato, di storia che si incrocia con quella dei romani; di battaglie combattute per la difesa di una regione che faceva gola ai nemici per la ricchezza dei suoi fondali e del suo entroterra.

Fra le città più belle della Costa del Corallo, così viene definito il nord della Tunisia, vi è Tabarka, antico porto fenicio dominato dal monumentale “Forte dei Genovesi”, oggi cittadina balneare apprezzata dai sub per le immersioni nelle sue limpide acque, ricche di fauna ittica e, naturalmente, di banchi di corallo disseminati sui suoi fondali. Lo sviluppo turistico di Tabarka è proprio legato alle attività subacquee, qui si organizzano, infatti, gare internazionali, corsi di sub e di fotografia subacquea.

Luogo ideale per le immersioni, può essere anche il punto di partenza per una escursione ai siti archeologici di Dougga, l’antica Thugga, nella quale sorge il più grande complesso di rovine romane della Tunisia, oppure di Bulla Regia (ricca di splendidi mosaici), di Chemtou e di Utica.

Allontanandosi dalla costa, l’entroterra di Tabarka offre un ambiente naturale costituito dalla foresta della Krumiria nella quale, a 800 metri di altitudine, si trova la stazione termale di Ain Draham (Fonte d’Argento). Tabarka, quindi, si propone come nuova meta di turismo balneare, ma anche culturale e ecologico. Da molti anni, inoltre, vi si svolgono importanti manifestazioni che richiamano un folto numero di turisti provenienti da ogni parte del mondo. Fra questi vanno ricordati la Festa del Corallo e il Festival del Jazz, che si propone come uno dei più importanti eventi di musica internazionale.

Tunisia, terra dai mille volti e dalle innumerevoli bellezze che si svelano pian piano agli occhi dei visitatori. Tunisia, paese che riserva tante sorprese ancora tutte da scoprire. Tunisia, che affascina con i suoi panorami, le sue gole profonde, il suo deserto con le dune dorate, le sue oasi verdi con i palmizi carichi di datteri, le rovine delle città romane, i miraggi nel lago salato, i tramonti caldi e ammalianti, i bazar profumati di spezie, la sua storia che si confonde con le leggende e i suoi miti. Tunisia, una nazione che non stanca mai.

 Liliana Comandè