di Tiziana Conte
Non è stata casuale la scelta del museo dedicato al famoso scultore Pietro Canonica per celebrare ed esaminare un secolo di rapporti tra la Repubblica di Türkiye e l’Italia con un convegno organizzato dal Centro Cultura e Informazioni dell’Ambasciata di Turchia a Roma, al quale hanno partecipato esperti, accademici e rappresentanti delle due nazioni.
L’artista piemontese, infatti, come ricordato dall’ambasciatore turco Omer Gücük, durante il suo intervento, ha realizzato molte opere in alcune città della Turchia e ha contribuito a consolidare le relazioni tra i nostri paesi, relazioni che “già dal XIV secolo la Turchia ha intrapreso con l’Italia e che negli anni si sono consolidate in ambito politico e sociale e soprattutto commerciale”. Non a caso il commercio bilaterale è in costante crescita e stando ai dati diffusi dall’Agenzia ICE di Istanbul l’interscambio tra Italia e Turchia è stato pari a Usd 27,4 mld nel 2023 (+ 3,4% sul 2022).
Quando lo scultore Pietro Canonica arrivò per la prima volta in Turchia aveva cinquantasette anni, ed era già molto affermato a livello internazionale, il legame con la Turchia si evince anche dalle sue “Memorie”, scritte all’età di quasi 80 anni, ma anche dalla ricca documentazione fotografica, bozzetti, modelli in gesso e cimeli conservati nella sua casa-atelier, oggi museo, oltre che dal carteggio diplomatico conservato nell’archivio del Ministero Affari Esteri. E a parlare dell’opera del poliedrico artista nato a Moncalieri nel 1869 e morto a Roma nel 1959, è intervenuta Carla Scicchitano, responsabile del Museo Pietro Canonica, sottolineando le importanti opere della scultura celebrativa conforme al linguaggio aulico della tradizione: i monumenti equestri per Kemal Ataturk, per il re Faysal, per Simon Bolivar.
Lo scultore, pittore e musicista, visse e lavorò in un periodo storico di grandi trasformazioni e si affermò negli ambienti dell’aristocrazia internazionale che gli commissionò opere celebrative e ritratti. Negli anni Trenta si stabilì definitivamente a Roma, alla “Fortezzuola” di Villa Borghese, dove visse fino alla sua morte. In Turchia sono celebri i tre monumenti dedicati a Mustafa Kemal Atatürk ad Ankara e ad Izmir (entrambi del 1927) e il monumento alla Repubblica (1928) in piazza Taksim ad Istanbul. La sua opera rifletteva l’epoca e i rapporti tra Italia e Turchia.
Oltre a Canonica, ha aggiunto Guner Dogan presidente del Centro ricerche Ataturk, hanno contribuito al consolidamento delle relazioni con la Turchia, illustri turcologi come Alessio Bombaci, Ettore Rossi, Luigi Bonelli che con le loro ricerche e pubblicazioni hanno approfondito e promosso la cultura ottomana anche sottolineandone le influenze della lingua araba. Con la morte di Rossi, Bombace e Bonelli non ci sono più stati ricercatori dello stesso livello anche in Turchia, mentre “sarebbe importante formare nuovi turcologi”.
A chiudere l’evento il Professore Fabio Grassi docente di Storia dell’Eurasia e Lingua Turca alla Sapienza che ha parlato dei rapporti tra Italia e Turchia e di quelli internazionali che hanno caratterizzato gli ultimi sessant’anni.