“Sì, certo, l’anno non è dei migliori, ma per fortuna noi abbiamo tenuto…” .” La crisi c’è e alcuni prodotti hanno sofferto, ma per fortuna le Maldive (o la Thailandia o qualche altra destinazione) hanno tenuto bene”. “In un anno come il 2008 noi siamo comunque andati bene perché il nostro fatturato è lo stesso dello scorso anno”. “Nonostante la recessione il nostro trend è in crescita”… Tenuto? Andati bene? Crescita? Ma i responsabili dei T.O., quando vengono intervistati, parlano del turismo italiano o di qualche altro settore? Ma se in Italia anche il settore alimentare (e il mangiare è essenziale) lamenta uno spiccato calo di vendite, come è pensabile che il mondo dei viaggi non se la passi poi tanto male? A Roma, quando qualcuno inventa situazioni non vere e racconta frottole, viene bollato con il termine ‘pallonaro’ e, stando alle affermazioni di molti T.O. mi sembra quanto mai appropriato. A volte, infatti, leggendo i testi delle interviste che vengono rilasciate dai direttori commerciali o titolari di vari tour operator, mi sorge il dubbio che forse pensano di parlare con giornalisti che si occupano di moda oppure di essere pubblicati su riviste che non appartengono al mondo turistico.

Non c’è abbastanza redditività…

Sì, è veramente incredibile come, nonostante l’evidenza, c’è ancora chi pensa di poter raccontare fandonie. E persino alcuni sales di T.O. non hanno il coraggio di raccontare le grosse difficoltà che  attraversano i T.O. che rappresentano ma, anzi, anche loro continuano a dire che per loro non va poi così male. Ma se non va così male, perché raccontano che nel loro giro di visite alle agenzie ne hanno trovate tantissime chiuse, e non per ferie – oppure che gli ADV sono molti preoccupati per il loro futuro perché nelle agenzie non si vede uno straccio di cliente?

È inutile che stiamo a raccontarci barzellette. Anche se a qualcuno dà fastidio il fatto che vengano evidenziate le negatività del settore, non possiamo far finta che le cose vadano meglio di come in realtà stiano andando. Non raccontiamoci balle, per favore, e ammettiamo – con sconforto e paura, certo, ma guardando in faccia la realtà – che l’anno che sta per chiudersi è in assoluto il peggiore che il turismo abbia mai vissuto.

L’innovazione e la tecnologia non bastano…

Macché 11 settembre, macché guerra del golfo. Aveva proprio ragione chi prediceva che il peggio doveva ancora venire. Ed eccolo qui, purtroppo è arrivato proprio quando non ce lo aspettavamo.

E chi poteva immaginare un 2008 così orribile, un anno così ‘disgraziato’ da fare impensierire anche per il 2009 ormai alle porte.  E hai voglia a dire che per uscire dalla crisi servono nuove idee, nuove tecnologie ecc…. Oggi puoi inventare quello che ti pare, ma contro questa recessione e, soprattutto, contro la paura del domani c’è ben poco da fare. In questo momento ciò che pesa maggiormente in Italia (e non solo) è l’incertezza sul futuro più prossimo. Le notizie che ci vengono date quotidianamente dai nostri media non inducono di certo all’ottimismo. La nostra economia (come quella del resto del mondo, d’altronde) va male e molti posti di lavoro sono a rischio. Aumenta il precariato e la gente non arriva con lo stipendio a fine mese…. È assolutamente normale che questo ‘de profundis’ martellante ottenga un certo risultato: insicurezza, ansia e paura per ciò che potrebbe accadere da un momento all’altro. Inoltre, se aggiungiamo che molti economisti affermano che nel 2009, in Europa, si abbatterà la peggiore recessione del dopoguerra, è chiaro che la gente è disorientata e in stand by mentale.

 

Siamo in stand by…

Paradossalmente questo è un periodo in cui ci sentiamo quasi come gli atleti che attendono lo sparo della pistola per iniziare a gareggiare. Ecco, in questo momento noi sembriamo proprio i corridori che attendono, invece dello sparo, una buona parola, un’azione concreta di sostegno, una proposta governativa che ci ridia fiducia.  L’attesa è snervante, però, e ci impedisce non solo di vivere come prima, ma anche di spendere quei quattro soldi che si erano messi da parte. Il ragionamento poi non fa una piega: il viaggio si può rimandare, al momento ci sono altre priorità.

 

Prezzi competitivi…

Archiviando delle vecchie pratiche di un noto (nel 1996) tour operator nazionale, ci siamo imbattuti in un contratto di vendita di un viaggio a Sharm El Sheikh. Il pacchetto base comprendeva il volo charter + trasferimenti + 7notti-8giorni in Hotel 5* in pensione completa. Sapete quanto costava a persona 11 anni fa? Ben Lire 1.245.000 – l’equivalente di 642,00 Euro – più le spese varie (tasse aeroportuali e spesa apertura pratica). Una cifra ragguardevole se paragonata agli stipendi di allora (non c’era l’Euro e lo stipendio medio degli italiani veniva quantificato in Lire 1.000.000 al mese), eppure la gente partiva e non si sentiva così povera come ‘la fa sentire i media’ oggigiorno.

Altri tempi e altra situazione, indubbiamente, ma non è che siamo diventati come quelli che a forza di dire che si sentono male alla fine si ammalano davvero?

Ho il vago sospetto che sia così!

Liliana Comandè