Venerdì 2 ottobre 2009, nell’ambito della Festa nazionale dell’Associazione Borgo 2Borghi Autentici d’Italia a Melpignano (LE) vengono presentati a convegno i risultati di un’indagine Doxa e Mercury sulle preferenze degli italiani in vacanza.  La strategia del turismo, ma di un turismo “diverso”, che dalla stessa Associazione Borghi Autentici d’Italia è definito di “soft economy”, è l’argomento del convegno nazionale di venerdì 2 ottobre 2009 a Melpignano (LE). E la chiave è far innamorare chi passa dell’atmosfera che si respira in un particolare luogo. Di un’impalpabile aria fatta di mille accorgimenti diversi che fanno sentire a casa. La base è senza dubbio innata, fatta di posizione, storia, bellezza intrinseca, ma esistono specifici percorsi per incrementare l’attrattività di un paese agli occhi del viaggiatore, e farlo preferire ad un altro per una sosta, un fine settimana, una vacanza. L’incontro, durante il quale vengono illustrati e approfonditi i risultati di un’indagine di Doxa e Mercury, finanziata dalle Regioni Puglia, Calabria, Piemonte ed Emilia Romagna, sulle preferenze degli italiani nello scegliere le mete per le proprie vacanze, si inserisce nella seconda edizione della Festa nazionale dell’Associazione Borghi Autentici d’Italia. Un momento di incontro per gli amministratori dei 118 comuni italiani che aderiscono a Borghi Autentici, associazione che si propone di promuovere il turismo e la conoscenza delle realtà “minori” d’Italia. Sandro Billi, docente di Economia Turistica all’Università di Firenze, ed Ennio Salamon, presidente dell’Istituto Doxa espongono il risultato della ricerca mettendone in luce gli aspetti più interessanti, e che possono servire ai piccoli centri a creare e attrarre turismo. L’indagine è stata realizzata con oltre 2mila interviste ad un campione rappresentativo delle famiglie italiane, e un approfondimento con discussioni di gruppo sotto la guida di professionisti specializzati. Oltre lo studio del mercato, il lavoro propone una valutazione di quanto viene fatto per la conoscenza dei luoghi, spesso al confine dei grandi flussi turistici. Oltre il 70% dei Comuni Italiani conta meno di 5mila abitanti, e di questi solo il 10% fa parte di una rete. Il maggior spunto di interesse per una visita è  risultato il richiamo dei prodotti tipici (40%), siano essi gastronomici, artigianali o altri. Poi si trovano gli elementi artistici e architettonici (5%) e la presenza di aree protette (3%).  La visita al borgo viene percepita come un’esperienza in grado di attivare “sensing” (richiamo alla memoria) e “sharing” (interazione con il luogo), come aspettativa. E i borghi che si definiscono “autentici” dovrebbero essere in grado di corrispondere a queste attese. Dall’indagine emerge inoltre come un viaggio, o anche una semplice gita fuori porta ad un borgo, ad un piccolo centro che ha catturato l’interesse, ha legami con il senso di identità e la scoperta del passato. Parole che sono uscite spesso sono autenticità appunto, tradizione, semplicità e genuinità, “Tutte cose che nella dimensione iper tecnologica in cui siamo ormai assuefatti a vivere – dice Stefano Lucchini, sindaco di Sauris e presidente dell’Associazione Borghi Autentici d’Italia – sembrano perdute. E assumono il fascino romantico della nostalgia”. “Nel viaggio – sottolinea Sandro Billi – chi visita un borgo cerca la compagnia dell’odore del legno, del cuoio e dell’erba tagliata, del colore degli alberi, dei passi sul selciato, del silenzio. Il borgo che si ricorda è quello che non ci si aspetta, quello più caro è quello legato alla sorpresa”. E che quindi si vuole ritrovare, ecco la chance del ritorno. La metà degli intervistati, dai dati registrati, dichiara di voler tornare nel borgo che li ha colpiti e meravigliati per weekend o soggiorni più lunghi. La sfida dell’Associazione dei Borghi Autentici d’Italia è quella di rendere fruibile il turismo, aumentando l’appeal del proprio comune valorizzandone gli aspetti più “veri” che lo caratterizzano. Quello che il turista può percepire come ospitalità diffusa e gioia di provare a vivere, almeno per qualche giorno, ad un ritmo differente.