Antonio Bordoni.jpg piccolaCerto non pretendiamo che la data in questione venga inclusa nei libri di storia, ma che almeno venga ricordata questo si, non fosse altro perché ha significato per il mondo del trasporto aereo la messa in soffitta del concetto di bandiera, e il lancio delle compagnie aeree sul libero mercato. Era il 24 ottobre 1978 quando negli Stati Uniti prendeva il via la deregolamentazione del settore aereo. Tariffe, rotte e designazione dei vettori non sarebbero state più soggette al vaglio governativo. Da noi, in Europa la deregolamentazione sarebbe stata adottata qualche anno dopo, a tappe successive, fino ad arrivare al cosiddetto “terzo pacchetto” entrato in vigore nel gennaio 1993.

Casualmente il trentunesimo anniversario della nascita della deregolamentazione Usa (1978-2009) viene a cadere nei giorni in cui in Italia si è aperto un dibattito sul valore del posto fisso.

E’ senz’altro un puro caso in quanto il Ministro Giulio Tremonti non pensava certo alla deregulation quando ha pronunciato la  frase in questione,  tuttavia è un dato di fatto che il lavoro flessibile, la precarietà dell’impiego sono entrati prepotentemente nel vocabolario quotidiano da quando la deregolamentazione ha preso il via, contagiando progressivamente altri settori del commercio e dell’industria.

Alla base della rivoluzione, un concetto di fondo: doveva finire il tempo dei sussidi a favore di imprese le quali, proprio perché coperte da aiuti statali, non sarebbero mai riuscite a dare il meglio di se stesse in termini di produttività e profitti. Questo concetto di base, che vedeva in pratica gli Stati ritirarsi da settori fino al giorno prima ritenuti strategici, fu reso più soft a noi tutti annunciando in contemporanea che era finito il tempo delle tariffe monopolisticamente applicate.

Detta così, la ritirata degli Stati appariva del tutto accettabile o –per dirla con un termine che oggi tanto va di moda- decisamente condivisibile.

 

Nel procedere degli anni, la deregolamentazione dei cieli doveva assumere un corso del tutto inatteso dando il via al fenomeno delle compagnie a basso costo le quali, però, non erano affatto figlie della rivoluzione dei cieli, ma nascevano come fenomeno corollario, cogliendo di sorpresa analisti e studiosi che mai pensavano che gli utenti del mezzo aereo sarebbero stati disposti a rinunciare a tutti i vizi cui erano stati abituati dalle grandi aerolinee di bandiera.

Quindi:

-deregulation = aerolinee in concorrenza fra loro;

-low cost = voli a prezzi stracciati;

il gioco era fatto, le compagnie aeree tradizionali erano messe sul lastrico, e con loro decine di migliaia di posti di lavoro in tutti i continenti.

Da quel momento in poi  servizi e facilitazioni fino ad allora garantiti ai passeggeri sarebbero divenuti sempre più scadenti.

 

Oggi la battuta di Tremonti ha riaperto una piaga di fatto mai chiusa, non solo nel trasporto aereo. Come può l’odierna società e la sua economia, reggersi sul lavoro precario? Quanto è stato saggio che i governi delle nazioni si siano ritirati dal controllo delle banche, dal controllo dei trasporti pubblici (fra cui rientra anche il mezzo aereo), o da quello delle telecomunicazioni, tanto per citare alcuni esempi?

Il Presidente di Confindustria Emma Mercegaglia commentando l’uscita di Tremonti ha detto che il posto fisso sarebbe un ritorno al passato, ma non è forse vero che l’Italia degli anni sessanta, un’Italia messa in ginocchio da una guerra mondiale, è stata ricostruita ed è assurta al ruolo di grande potenza economica grazie ad una generazione cresciuta con il posto fisso? O vogliamo forse affermare che la situazione economica post bellica fosse migliore di quella di oggi?

Negli ultimi due decenni, in Italia e in Europa si è lavorato per demonizzare e abbattere la stabilità dell’impiego, copiando il modello statunitense e cercando di importare anche da noi garanzie e  sicurezza sociale ridotte al minimo; paradossalmente negli Usa il presidente Obama, con il suo tentativo di riforma sanitaria, sta cercando di fare esattamente l’opposto.

Il liberismo sfrenato e incontrollato è in crisi; è un dato di fatto dimostrato dalla bufera finanziaria che ha colpito tutti i mercati del mondo. Ed anche se i fautori della deregulation amano solo mettere l’accento su quanto sia bello volare da una capitale all’altra, a tariffa zero più tasse, sarà anche il caso di aprire un serio dibattito sugli effetti collaterali che il fenomeno ha generato, in tutti i settori.

I cittadini di uno Stato, così come previsto anche dalla nostra Costituzione, vogliono poter lavorare, ma il Lavoro, quello con la Elle maiuscola, deve essere inteso come un qualcosa di propedeutico a costruirsi un futuro, esso non può ridursi al solo garantire un tirare avanti alla giornata, altrimenti vediamo ben poca differenza fra il mendicante che accovacciato all’angolo di una strada vive giorno dopo giorno di elemosina e chi, più fortunato, dovrebbe vivere grazie a un posto di lavoro. Obiettivo delle imprese è il profitto, ma generare utili dando in cambio elemosina non giova ad alcuno, ed è causa di pericolose derive della società verso una apatica rassegnazione. E’ auspicabile un radicale cambiamento di rotta, ma dubitiamo che essa possa prendere il via grazie alla esternazione del Ministro Tremonti.

Antonio Bordoni