di Antonio Bordoni.

 

Easyjet chiude il suo anno fiscale al 30 settembre 2019  con un profitto di 349 milioni di sterline (after tax), con il numero  passeggeri trasportati che sfiora ormai i 100 milioni (96.1) mentre il revenue è passato da 5.898 milioni di sterline a 6.385 (+ 8,25%). L’incremento più sostanziale è venuto dalle ancillary revenue cresciute del 13,7% mentre il passenger revenue è aumentato del 6,9%.

Fra i costi, il carburante ha avuto una impennata notevole passando da 1.184 milioni di sterline a 1.416, con notevole sorpresa le spese di assistenza al volo registrano una sostanziale tenuta grazie, come evidenziano le note a bilancio, a una riduzione delle tariffe di Eurocontrol.

La flotta al 30 settembre risultava composta da 331 Airbus (319,320,321) dei quali 232 erano di proprietà il resto presi a noleggio.

Se si sommano i passeggeri di easyjet con quelli di Ryanair siamo ormai intorno ai 250 milioni di unità una cifra davvero impressionante  soprattutto tenendo conto che i due vettori non appartengono alla IATA e non fanno parte di alcuna delle tre “sante” alleanze formatesi (Skyteam, Oneworld, Star Alliance).

Tutto ciò con buona pace di tutti quegli analisti i quali hanno versato fiumi di inchiostro per spiegarci che da soli i vettori aerei non avrebbero avuto futuro.

EasyJet è una compagnia del Regno Unito, al contrario di Ryanair che è irlandese e la compagnia si è dovuta preparare in tempo alle novità che potrebbero derivare dagli avvenimenti della Brexit.

Da marzo easyJet è strutturata come un gruppo aereo paneuropeo con tre compagnie aeree con sede in Austria, Svizzera e Regno Unito.  Questo assicura che easyJet continuerà ad operare voli sia nell’UE come all’interno dei paesi dell’UE dopo che il Regno Unito sarà uscito dalla UE e ciò indipendentemente dall’esito di Brexit. 

EasyJet ha compiuto buoni progressi nel soddisfare i requisiti di proprietà europea e il suo capitale proprio è attualmente intorno alla soglia del 50% dei cittadini che si qualificano (Stati membri dell’UE più Svizzera, Norvegia, Islanda, Liechtenstein, ma escluso il Regno Unito).

Nel caso in cui il Regno Unito dovesse lasciare l’UE senza un accordo e se la proprietà europea di easyJet dovesse scendere al di sotto del 50%, easyJet potrebbe invocare le disposizioni del suo statuto che consentono la sospensione dei diritti di partecipazione e voto alle assemblee degli azionisti e/o la vendita di azioni da parte di cittadini non qualificati a cittadini che invece lo sono.

Poteri analoghi esistono negli statuti di altre compagnie aeree, nonché negli statuti di società di altri settori che hanno requisiti nazionali in materia di partecipazione azionaria. Sebbene easyJet non abbia attualmente intenzione di esercitare tali poteri, l’andamento  sarà attentamente monitorato in attesa dell’esito dei negoziati in corso  tra il Regno Unito e la UE.

Avendo iniziato i preparativi Brexit in anticipo e con piani di emergenza in atto, il vettore è fiducioso che le operazioni non saranno materialmente influenzate, indipendentemente dall’esito della situazione politica.

La Easyjet attualmente  punta molto su pubblicità di efficienza energetica  e al suo piano che la presenta come vettore altamente ecologico. Fra i punti  di questo progetto evidenziamo:

-La transizione della flotta verso la famiglia A320neo ad alta efficienza dei quali proprio in questi giorni è stato confermato l’acquisto di altri dodici esemplari;

-Introduzione del rullaggio monomotore;

-Uso delle punte delle ali “di squalo” ;

-Ottimizzazione dei piani di volo per garantire la selezione delle rotte e dei livelli di volo più efficienti.

Dal momento che la compagnia opera voli continentali molti dei quali sono in concorrenza con i mezzi di superficie, è stata data molta enfasi alla sua linea verde. Così easyjet  ha dichiarato di essere la prima al mondo a compensare le emissioni di CO2.  Tutti i voli easyJet saranno a emissioni zero di CO2, perché per ciascuno di essi verranno effettuati investimenti in diversi progetti, che includono il rimboschimento e lotta alla deforestazione. La compagnia si dice  consapevole che la compensazione delle emissioni di anidride carbonica è solo una misura temporanea, in attesa dello sviluppo di nuove tecnologie, ma al momento rimane comunque l’opzione migliore per ridurre la quantità di CO2 nell’atmosfera.

La compagnia sta sostenendo inoltre progetti per lo sviluppo degli aerei elettrici affinché il volo aereo rimanga per tutti una scelta sostenibile.

Novità anche per l’Italia. Grazie a un accordo siglato con il Gruppo Cae, Civil Aviation Training Solutions, il vettore low cost inglese recluterà e formerà mille dei suoi futuri piloti attraverso un programma Multi-crew pilot licence.

I futuri piloti verranno formati per gli A320 collocandoli poi direttamente all’interno della compagnia, garantendosi così un ricambio e un ampliamento dei dipendenti per il prossimo futuro. Sede dell’addestramento sarà proprio Malpensa, che diventa così ancora più centrale nelle strategie di easyJet.

Ma come si pone la tariffa media incassata da Easyjet nei confronti di quella applicata dal suo eterno rivale, Ryanair?

Innanzitutto tramutiamo il revenue espresso in sterline in euro:  i 6.385 milioni di sterline tradotti in euro diventano 7.456 milioni. Ricordando che Ryanair ha chiuso i suoi conti al 31 marzo 2019, mentre easyjet li ha chiusi il 30 settembre scorso, questa la situazione:

Ryanair           7.560.000.000 /139.1 milioni pax = 54.35 euro a testa

Easyjet           7.456.000.000 / 96.1 milioni pax =  77.59 euro a testa

A scanso di equivoci precisiamo che in entrambi i revenue sono ricomprese anche le entrate corollarie (“ancillary revenue”).

 

Tratto da  www.aviation-industry-news.com