Il prossimo 12 aprile, a Borgo Pace (PU), gli Alberghi diffusi d’Italia si incontrano. Trend positivo per questo innovativo modello di ospitalità alberghiera ‘orizzontale’. Si terrà il 12 aprile 2010 presso l’Albergo Diffuso “Antica Diligenza” di Borgo Pace, l’assemblea nazionale degli alberghi diffusi.

Il consuntivo che sarà presentato all’assemblea indica uno sviluppo costante del modello dell’albergo diffuso, oggi riconosciuto da 13 Regioni che prevedono norme specifiche. Di recente anche RAI UNO con diverse trasmissioni ha contribuito a far conoscere l’AD, come modello originale di ospitalità e made in Italy. All’ordine del giorno dell’assemblea, le iniziative di sviluppo, di promozione e di commercializzazione del modello dell’AD.

Nel pomeriggio è previsto un incontro con alcuni Tour Operator italiani interessati alla commercializzazione degli alberghi diffusi.

All’Associazione Nazionale degli Alberghi Diffusi (ADI www.alberghidiffusi.it) aderiscono una quarantina di strutture alberghiere: dal Friuli alla Sicilia, dalla Sardegna al Lazio. Le regioni con la maggiore concentrazione di AD sono la Puglia, le Marche, il Molise, il Friuli e la Toscana. In Provincia di Pesaro si trova la più alta concentrazione di Alberghi Diffusi riconosciuti dall’Associazione nazionale (Montemaggiore al Metauro, Serrungarina, Borgo Pace, Urbino, oltre ad un AD in fase di apertura a Gradara e a diversi progetti in corso in altre realtà).

Requisiti di un Albergo Diffuso

Il modello dell’AD è stato messo a punto dal prof. Giancarlo Dall’Ara, docente universitario e consulente di marketing turistico, e prevede:

–         Gestione unitaria – Struttura ricettiva gestita in forma imprenditoriale

–         Servizi alberghieri – Struttura ricettiva alberghiera gestita in forma professionale

–         Camere/Unità abitative dislocate in più edifici separati e preesistenti– Centro storico abitato

–         Servizi comuni – Presenza di locali adibiti a spazi comuni per gli ospiti (ricevimento, sale comuni, bar, punto ristoro)

–         Distanza ragionevole degli stabili – massimo 200 metri tra le unità abitative e la struttura con i servizi di accoglienza (i servizi principali)

–         Presenza di una comunità viva – Comunità ospitante, integrazione nel territorio

–         Presenza di un ambiente autentico – Integrazione con la realtà sociale e la cultura locale

–         Riconoscibilità – Identità definita e uniforme della struttura; omogeneità dei servizi offerti

–         Stile gestionale integrato nel territorio e nella sua cultura.