Se le bellezze della Cina riguardano l’arte, la cultura ed i paesaggi assieme alle avanzatissime modernità delle grandi città, questo è un itinerario dedicato ad esse: all’Esercito di Terracotta di Xian, alle montagne a Pan di Zucchero di Guilin, al caos della nuova Shanghai, alla millenaria saggezza di Pechino.

Un itinerario completo ed interessante: con la Città Proibita e l’impressionante Grande Muraglia, a Xian su cui veglia silenzioso e immortale l’Esercito di Terracotta fatto costruire dal primo Imperatore dell’ ”Impero di Mezzo”. Da Guilin poi navigherete il Lijiang, in una breve ma indimenticabile crociera tra un paesaggio di suggestive colline calcaree. Raggiungerete le “perle” di Hangzhou e Suzhou definite dallo stesso Marco Polo “le più belle città” del paese; e poi ancora la caotica e pittoresca Shanghai, con il suo porto vivace e il bellissimo Tempio del Buddha di Giada.

Da un amico cinese

Era la fine degli anni ’60, in piena rivoluzione culturale, gli anni nei quali il “grande Timoniere”, così veniva chiamato il presidente Mao Tse-tung, aveva lanciato la grande offensiva verso le classi medie: intellettuali, professori, medici, piccoli commercianti, discendenti di famiglie “mandarine”. Avevo 7 o 8 anni e di tanto in tanto con la mia famiglia mi recavo a trovare i nonni in un villaggio vicino alla mia città natale Xian, destinata a grande fama da li a poco allorquando nel 1974 iniziarono i lavori per riportare alla luce l’imponente “Esercito di Terracotta”. Mio nonno, anche se di famiglia “mandarina” ossia quello che potremmo definire un borghese-intellettuale per il vostro occidente, aveva contribuito nel 1949 ad aiutare le truppe di Mao contro le truppe nazionaliste del Kuomigtang capitanate da Chiang Kai-shek. Dal 1949 al 1966 sembravano passati dei secoli, dalla nascita della Repubblica Popolare Cinese alla proclamazione della “grande rivouzione culturale” erano cambiate così tanto le cose che nessuno ricordava più chi fosse stato mio nonno. Un giorno, a mo di esempio, fu costretto dai capi del villaggio a girare per le strade con un cartello al collo con la scritta “mi vergogno di essere mandarino”.

Ero un bambino e con un grande peso nel cuore appena ne ebbi la possibilità dissi arrabbiato al nonno: “ma come proprio a te, a te che li hai aiutati a combattere i nazionalisti?” Mio nonno rispose: “non sono i ‘sutra‘* ad essere sbagliati, ma è la bocca dei monaci che è storta!”

* versetti sacri del buddismo