I consumatori europei possono dormire sonni tranquilli. A Bruxelles vegliano affinché il sacro valore della concorrenza non venga violato. Era la seconda volta che Ryanair tentava di aumentare il controllo sull’ex vettore di bandiera irlandese Aer Lingus, ed anche in questa occasione gli è stato detto no dalla corte di appello dell’Unione Europea; si trattava di un ricorso in appello per una scalata del valore di 1.48 miliardi di euro. Ora a Ryanair, che attualmente detiene il 29,8 per cento delle azioni, non rimane che provare con il terzo grado ovvero la Corte di Giustizia, la più alta autorità giurisdizionale in materia, ma è improbabile che ciò avvenga, almeno a breve termine fintanto che non saranno ben chiari i dettagli delle giustificazioni al divieto.
Già nel giugno del 2007 era avvenuto il primo stop: i regolatori antitrust avevano avvertito che se le due compagnie si fossero unite sarebbe avvenuta una deprecabile concentrazione che avrebbe danneggiato la concorrenza. Peccato che lo stesso metro di paragone non sia stato usato quando Air France in un sol boccone ha accorpato Uta e Air Inter eliminando sia il maggior concorrente sulle rotte intercontinentali sia quello sulle rotte domestiche.
Inoltre sappiamo tutti quanto è avvenuto fra Air France e Klm e di quanto si prospetta a breve termine fra Iberia e British Airways, eppure se viene a scomparire la concorrenza fra Madrid e Londra, o fra Amsterdam e Parigi poco sembra interessare, mentre invece se a Dublino due compagnie si uniscono la concorrenza viene messa a repentaglio.
E l’accorpamento di AirOne da parte di Alitalia? Ne vogliamo parlare?
No, decisamente questa storia che se Ryanair acquisisce il controllo di Aer Lingus l’utente europeo ci rimette, davvero non si digerisce, tanto è evidente lo scompenso con altre unioni che hanno ottenuto la benedizione delle autorità europee.
Se per ipotesi le autorità antitrust, nel formulare la loro sentenza, prendessero in considerazione fattori come ad esempio la qualità del servizio di bordo si potrebbe pure trovare un qualche appiglio per giustificare il divieto: che i servizi aerei degli irlandesi debbano essere offerti da una unica compagnia che vola solo in classe low cost e magari da domani riesce pure ad accomodare i passeggeri a bordo in verticale anziché su una poltrona, pagando l’obolo per andare alla toilette, ecco questo è un qualcosa di deprecabile, e ben venga allora la possibilità di scelta su un altro vettore.
Ma come ben sappiamo non sono questi i fattori che vengono presi in considerazione dalle autorità antitrust, le quali guardano invece cosa accadrebbe su talune rotte in termini di offerta dei collegamenti e delle tariffe applicate. Ed è proprio su questo fronte che il divieto mostra chiaramente tutte i suoi punti deboli e le sue incongruenze.
Anche ammettendo che su quelle rotte ove prima volavano due aerolinee, domani avrebbe volato un solo vettore, è pur vero che le tariffe applicate da questo unico assopigliatutto sarebbero state ben più basse di quelle applicate dal concorrente, e allora quale era il danno per il consumatore? Non solo, ma quando diciamo un solo vettore ci riferiamo ovviamente alla bandiera irlandese perché su molte rotte operano concorrenti di altre nazionalità.
Le compagnie low cost sono le benvenute su tutti gli aeroporti, in particolare quelli minori, ma per favore non si permettano di mettere in predicato l’esistenza delle compagnie di bandiera. Questo è un argomento tabù attualmente precluso a tutti, Ryanair compresa.
Antonio Bordoni