La Francia chiederà che l’Europa abbia un Buy European Act sul modello del Buy American Act” ha detto Nicolas Sarkozy durante un convegno tenuto nell’ambito della sua campagna elettorale; ciò significa, nel caso Usa, che tutti i piani di rilancio finanziati con denaro pubblico sono sottomessi alla regola di utilizzare soltanto prodotti fabbricati negli Stati Uniti. E’ singolare come tutti gli uomini politici quando giunge il momento delle elezioni si ricordino della propria bandiera e di quanto sia importante pensare ai bisogni dell’ economia nazionale.

Intanto per le compagnie aeree, Air France inclusa, le cose vanno ben diversamente dal momento che ciò che si fa è di acquisire quote azionarie dei vettori esteri per meglio controllare i mercati.

All’indomani della chiusura dei conti del 2011, come era facilmente prevedibile, si riapre il totomercato su ciò che potrà accadere ad Alitalia. Il destino della compagnia è infatti strettamente legato alle decisioni del suo maggior azionista ovvero Air France ed è quindi inevitabile che oltre a guardare i conti di Alitalia si guardino anche quelli del vettore d’oltralpe.

Recenti indiscrezioni pubblicate da “La Tribune” parlavano di un passaggio di Alitalia nelle mani dei francesi, ma il numero uno di Air France-Klm, Jean Cyril Spinetta, ha smentito queste notizie in modo categorico precisando che “per fare un accordo bisogna essere in due, non c’è accordo senza convergenza delle parti”. Sarebbe interessante sapere nel caso i conti di Alitalia fossero stati in ordine in chiusura di 2011, come sarebbe stato lecito attendersi dopo la cospicua dote di cui la nuova compagnia era stata gratificata in partenza, se la reazione di AF/KL sarebbe stata differente.

Per il momento dunque gli interessati non hanno alcuna intenzione di venire allo scoperto; da parte degli investitori italiani tutto tace, mentre Parigi continua a limitarsi a comunicati non eccessivamente compromettenti. Il fatto è che ormai tutti sanno che Alitalia da sola non ce la può fare e venendo a scadere nel gennaio 2013 la famosa clausola di blocco vendite qualcosa dovrà accadere. Se il gruppo franco-olandese avesse chiuso l’anno in positivo prevedere il passaggio di Alitalia sotto l’orbita di AF/KL sarebbe estremamente facile ma la perdita di 809 milioni di euro fatta registrare da Air France-Klm nel bilancio 2011 lascia presagire che almeno per il momento ci sia poca volontà di assumere la quota di controllo di Alitalia. Tutto può accadere, anche il passaggio di Alitalia sotto altro gruppo anche se indubbiamente quel 25 per cento detenuto da Parigi fa ritenere questa mossa altamente improbabile.

A febbraio dello scorso anno si era parlato di un duello tra Alitalia e Lufthansa per conquistare Meridiana in crisi, poi il vettore sardo ha mantenuto la sua strada unendosi a Air Italy. Ora a distanza di un anno da questi avvenimenti e tenendo presente la crisi finanziaria a livello globale della quale non si intravede la fine, una previsione che si potrebbe fare è quella della suddivisione finale del mercato italiano fra Parigi e Francoforte: alla prima Alitalia-CAI, alla seconda Meridiana-Air Italy e così tutti rimasero felici e contenti.

Certo è che vedendo oggi quello che sta accadendo al mercato, la privatizzazione di Alitalia suona quasi come una beffa. Allorchè infatti si rimette una impresa sul mercato ciò dovrebbe avvenire per due motivi principali: permettere allo Stato di introitare denaro fresco, ovvero far cassa, e offrire più concorrenza all’utente. Circa il primo punto sappiamo bene che tramite lo strumento della bad company non solo non si è fatta cassa, ma buona parte dei costi sono stati trasmessi sui contribuenti, e circa la più concorrenza è meglio stendere un velo pietoso dal momento che con il blocco dell’antitrust è avvenuto esattamente il contrario.

Comunque vadano le cose non può ad alcuno sfuggire il particolare che sopra ogni altro risalta in modo evidentissimo, e cioè il consolidamento, il ritorno all’oligopolio – ovvero il controllo di pochi- che è in atto nel settore, mentre la parte del leone è stata ormai assunta dai “soliti noti” del medio oriente che fra l’altro hanno iniziato a fare shopping in casa altrui (vedi recente acquisto da parte di Emirates del 35 percento di Cargolux) e forse è anche prendendo atto di questa realtà che Air France ha avviato la strada del medio oriente aprendo trattative con Etihad che insieme a Emirates e Qatar Airways costituisce il gruppo del MEB3 (Middle East Big 3). Quando fa comodo, specialmente per alleviare i conti, lo straniero è sempre il benvenuto.

 

Antonio Bordoni