di Salvatore Spoto.

 

Forme primordiali di turismo, legato alla natura, e dunque, ai suoi aspetti magico-religiosi, sono stati all’origine della formazione dei popoli e delle regioni nella penisola italiana. Vogliamo fare un tuffo (virtuale) nel passato per rivivere una stupefacente esperienza legata all’equinozio di primavera, stazione ideale per i grandi spostamenti?

In tempi antichi, quando il sole della civiltà cominciava a splendere sull’Italia, si celebravano mistici e misteriosi riti. Uno di questi era il  ver sacrum, la “primavera sacra”, di origine certamente indiana, celebrata nell’equinozio di primavera. La natura faceva indossare ai prati e agli alberi vestiti variopinti e profumati, e la voglia di uscire prendeva il sopravvento. Esattamente come accade adesso, anche se, nella notte dei tempi, la partenza aveva una motivazione sacra: la fondazione di una nuova città.

Pare sia comparsa sul territorio italico nell’Età del Bronzo e, dunque, in concomitanza con i grandi flussi migratori, quelli dei “Popoli del mare” per intenderci, verso Occidente.

Agli immigrati ricordava la tradizionale vita dei loro padri, esortandoli ad abbandonare, almeno per un po’, l’esistenza stanziale per tornare alla vita nomade. Ai giovani prospettava  la conquista di grandi spazi e per l’affrancazione dalla subordinazione del pater ( nell’antico diritto romano il figlio era subordinato al padre fino alla morte di questi). Avventurarsi fuori dai confini domestici, per i giovani viaggiatori, voleva dire assaporare  la libertà. Così iniziò l’urbanizzazione della penisola italiana.

Centinaia, forse, migliaia di persone, dopo un rito di  consacrazione alla natura che conferiva loro la qualifica di “sacrani”, lasciavano la terra d’origine diretti verso mete lontane, in cerca di territori fertili. Seguivano sempre la stessa strada, quella che costeggiava gli Appennini.

Non era un viaggio solitario. Li accompagnavano, infatti, alcuni animali considerati sacri: il picchio verde, un toro e un lupo addomesticato.

Il picchio verde, poi sostituito dall’aquila nel bestiario religioso dell’antica Roma, aveva buoni motivi per essere tenuto in così grande considerazione. Volando in alto, aveva la possibilità di osservare il paesaggio molto meglio degli uomini. Da animale attento e lungimirante, rappresentò la prima “guida” per chi si avventurava in territori tutti da scoprire.

Con il rito della Primavera Sacra nacquero nella preistoria, numerose  popolazioni italiche. Tra queste ricordiamo i Sabini, derivati dagli Umbri e  i Piceni, colonizzatori delle Marche.

Sempre dai Sabini, nacque il popolo dei Sanniti che si diressero verso gli odierni  Abruzzo e Molise.  Dalle celebrazioni delle “primavere sacre” dei Sanniti, si fornò il popolo dei Lucani, che diedero vita alla Basilicata.

Come dire che l’Italia è nata nelle dolci giornate di primavera, quando il tiepido vento profumato dai fiori sbocciati sui campi, accarezzava la gioventù, spingendola a viaggiare per conoscere luoghi nuovi.