Di Liliana Comandé

Quella che dal 1997 doveva essere una nuova opportunità per il turismo…è svanita nel nulla. E tutto il resto? Un gran pianto come al solito.

Mai come negli ultimi anni il turismo ha perso i connotati che meritava: quelli di un vero settore economico, meritevole di crescenti attenzioni. Abbiamo utilizzato ben poco i Fondi Europei, messi a disposizione per il turismo, mentre altri paesi ne hanno attinto a piene mani. Non mi sembra che le Regioni e le province italiane abbiano mostrato segni di dinamismo tali da saper chiedere, ed ottenere, quanto messo a disposizione per poter dare una svolta al settore sempre più stagnante e chiuso in sé stesso. Già nel lontano 1997 la Comunità Europea aveva mandato un forte segnale al nostro paese affinché adeguasse le proprie strutture agli standard dei paesi più evoluti per poter contrastare l’aumento delle mete extra europee e andare incontro alle mutate esigenze dei turisti. Sempre nel 1997, la Camera aveva introdotto un nuovo articolo nel disegno di legge collegato alla finanziaria per mezzo del quale venivano estesi anche alle imprese che operavano nel turismo tutti i benefici che erano riconosciuti solo alle imprese del settore della produzione per le aree depresse, grazie alla Legge 448/92. La norma era stata introdotta per fronteggiare i problemi di alcuni territori con scarsa presenza di attività produttive ma con una forte vocazione turistica. Sempre sedici anni fa si incominciò a parlare dei “Patti territoriali”, nati per contribuire a dare sostegno allo sviluppo imprenditoriale e definiti da qualcuno “provvidenziali” perché avrebbero rilanciato una politica di intervento sia per il nostro mezzogiorno sia per le aree considerate deboli.

Il turismo, soprattutto nelle aeree del nostro sud – ma non solo – ha sempre rappresentato un “trampolino di lancio” per i giovani, soprattutto quelli che avevano la capacità e l’intelligenza di misurarsi son sé stessi e trovare un proprio spazio all’interno di questo settore.

Ma quello che poteva essere un mezzo più che adatto per sostenere la produzione del turismo, nella presentazione e attuazione di nuovi progetti, soprattutto quelli rivolti all’industria dell’ospitalità, quanto è stato utilizzato, o in che modo e da chi? I Patti territoriali, infatti, avrebbero dovuto dare nuovo slancio alle località e incrementare quella che doveva diventare una voce attiva nell’economia del territorio. Al turismo, infatti, sono legate tante altre attività trasversali quali l’enogastronomia, lo shopping, l’artigianato e tutto l’importante indotto connessi al nostro venezia“petrolio”, l’unica vera risorsa economica che ha il nostro Paese ma che nessun politico ha mai preso sul serio.

L’Italia era leader nel sistema turistico internazionale…

L’Italia, che un tempo era leader nel sistema turistico internazionale perché aveva il maggior appeal, e richiamava il maggior numero di visitatori stranieri, da anni ha perso il suo primato poiché la concorrenza si è fatta più agguerrita. I Governi che si sono succeduti hanno preso qualche provvedimento per riconquistare il posto perduto? Non mi risulta, anzi, siamo scesi ancora di qualche gradino e diventa sempre più difficile risalire “la scala”, anche perché non si fanno investimenti seri per far tornare il Belpaese ad essere “il preferito” dagli stranieri. Si tende sempre a dare la colpa al nostro sistema alberghiero, giudicato vecchio nelle strutture ma nuovo per le tariffe che, molto spesso, non rispecchiano il rapporto qualità-prezzo che gli stranieri si aspettano di trovare.

E questa potrebbe essere una giustificazione se andiamo a paragonare le tariffe alberghiere degli altri paesi europei. Ma credo che questo valga per gli alberghi di categoria 3* in quanto quelli di categoria superiore , normalmente, risultano soddisfacenti in termini di accoglienza e di struttura. Ma questa giustificazione, da sola, non basta. C’è da ridefinire il ruolo di riferimento delle strategie del Governo e dell’ amministrazione centrale rispetto alle autonomie locali, alle imprese, alle professioni del settore. Le nostre riserve valutarie derivanti dal turismo “languono” e la nostra bilancia dei pagamenti non è più forte come una volta.

Che fine farà l’outgoing?

Da acciaio è diventata di “latta”. Servono persone al Governo capaci di capire come si intercettano i nuovi mercati perché gli altri paesi, mentre noi dormivamo, ci lamentavamo e pagavamo roma turismosolo tasse, li avevano già portati nelle loro “case”. I nostri due ultimi ministri del turismo – veramente due personaggi solo “ in cerca d’autore” –hanno dimostrato una spaventosa inettitudine ed hanno contribuito ad “affossare” ulteriormente il nostro settore. Vorrei essere ottimista sul prossimo rappresentante del  dicastero, ma sono troppi  anni che faccio parte di questo comparto e sono anche troppo grande per credere ancora alle fiabe. Che ne sarà dell’incoming e dell’outgoing?  Forse l’incoming andrà meglio grazie all’elezione del nuovo Papa che richiamerà numerosi fedeli – come già sta accadendo –  ma l’outgoing…meglio non pensarci, mi vengono i brividi solo al pensiero della conta che dovremo fare alla fine del 2013.