C’è una terra dove il tempo sembra essersi fermato. Non aveva voglia di correre ammaliato dal paesaggio fatto di cielo azzurro, mare blu e terra sempre vestita di verde. E come il tempo, anche il viaggiatore non sa resistere alla gioia di fermarsi in questa terra, scenario di riti che, dal passato, si perpetuano al presente. Questo è il Salento, geograficamente tacco dell’Italia, socialmente grande piazza dove l’Occidente incontra l’Oriente, accettando riti e tradizioni. È terra di frontiera, che regala forti emozioni e che offre sapori unici, capaci di fare rivivere la storia.
Sappiamo che i Salentini discendono certamente da popoli orientali.Gli studiosi spiegano che giunsero dall’antica Illiria oppure dall’area Egeo-Anatolica. Era l’antico popolo dei Messapi che nell’Età del Ferro (IX sec. A, C. Circa), si stanziarono in quella parte della Puglia compresa tra la zona meridionale delle Murge, le province di Lecce e Brindisi, e parte della provincia di Taranto.
Hanno lasciato un segno di civiltà che è riuscito la mantenere integre le caratteristiche sociali. Popolo di grandi lavoratori ma anche artisti, quello dei Messapi, aveva il gusto del bello, non solo nell’arte ma anche nel gusto e nei rapporti sociali.
Visitare, dunque, la Messapia italiana, baciata dal sole, accarezzata dal tiepido vento che giunge dal vicino mare cristallino, equivale a tornare indietro nel tempo, sui campi, da sempre verdi, tra gli ulivi dai rami a forme bizzarre, che, accarezzati dal vento, sembrano evocare antiche storie di miti e di eroi.
Le mete, da Oria, con il suo tessuto urbano ricco di storia (il quartiere ebraico, lo splendido castello sede del Comune) e di curiosità, come la cripta con le mummie, meglio conservate in Italia, alle campagne di Brindisi con un carciofo particolare, senza spine e a misura di ghiottoni.
E poi ancora Nardò, splendore architettonico e paesaggistico, all’insegna di spettacolari chiese ma anche per i dintorni, suggestivi boschi e ammalianti spiagge. E poi ancora Castro dove si respira l’antichissima atmosfera dei Messapi e la dolcezza del borgo affacciato sulla magica costa marina.
A proposito: i Messapi da dov’erano arrivati? È bello scorrere il gran libro della storia dell’uomo e fermarsi su pagine che incantano. Erodoto, scrittore dell’antica Grecia, ne offre una suggestiva versione.
Egli racconta che i fedelissimi di Minosse, lo avevano seguito quando aveva deciso di partire da Creta alla volta della Sicilia.
Voleva raggiungere la città sicana di Kamikos, (vicina all’attuale Agrigento) dove si era rifugiato Dedalo, fuggito da Creta dopo la morte del Minotauro per mano di Teseo.
Minosse, purtroppo, era morto, pare in conseguenza di un caldissimo bagno che gli avevano preparato le figlie di Kokalos, re di Kamicos, timorose che finisse per scoprire Dedalo, al quale tenevano molto.
Dopo la morte del loro re, questi cretesi avevano deciso di rientrare in patria. Le divinità marine non erano favorevoli e una violenta mareggiata aveva spinto le loro navi verso quella costa dove si erano arenati. Sfortunati? Solo per poco.
Ben presto si erano affezionati a quella terra, baciata dal sole e fertile. Rasserenati, decisero di restare. Sarà un caso, ma alcune tradizioni del Salento, in particolare quelle pasquali, ricordano, per molti versi, quelli della Sicilia.
Il Salento, grazie al clima mite e alle tradizioni, ma anche al paesaggio che la natura ha dipinto con i suoi colori più belli, si presta alla vacanza in ogni stagione. A Pasqua, sono caratteristiche e commoventi le tradizionali processioni, ma anche la gastronomia, ricca non solo di sapori ma anche di simboli. Trionfa l’uomo, simbolo della nascita e della rigenerazione, ma anche l’ulivo, simbolo di pace.
Salvatore Spoto