Dettagli e criteri, il sostegno è poco ma può segnare inversione di corsa
Negli ultimi tempi il governo ha proseguito nel processo di riduzione del peso fiscale che grava sulle imprese; e ha riguardato quelle del turismo. A fine febbraio, i Ministri competenti hanno firmato il decreto attuativo del D.L. così detto “Art-bonus” che prevede anche un credito d’imposta per il turismo digitale. È quindi diventata operativa la misura che riconosce un bonus fiscale a fronte delle spese sostenute per la digitalizzazione dell’offerta turistica e della sua promozione, come riporta Impresa Turismo.
L’agevolazione dura per il triennio 2014 – 2016, e riguarda in primo luogo le strutture ricettive; è esteso anche ad agenzie di viaggio e tour operator specializzati nel turismo “incoming”(sia pur per una quota non superiore al 10% dei 15 milioni all’anno messi a disposizione per finanziare questa misura).
Il credito d’imposta è riconosciuto per un elenco ben precisato di spese; in particolare quelle per: i) impianti wifi, a condizione che la connessione per i clienti sia gratuita; ii) la realizzazione di siti web ottimizzati per il sistema mobile; iii) programmi e sistemi informatici per la vendita diretta di servizi e pernottamenti; iv) promozione e commercializzazione di servizi turistici sui siti e piattaforme informatiche specializzate; v) servizi di consulenza per la comunicazione e il marketing digitale; vi) strumenti per la promozione digitale di offerte innovative in tema di inclusione e di ospitalità per persone con disabilità; vii) servizi relativi alla formazione del titolare o del personale dipendente.
L’intervento è ben mirato, poiché sostiene il rafforzamento della presenza delle imprese nel web, condizione ormai essenziale per competere nel mercato turistico; è, tuttavia, molto timido. Lo sgravio fiscale può infatti arrivare al massimo al 30% dell’investimento sostenuto e comunque non superare l’importo di €12.500. Dunque, è solo un piccolo sostegno che potrà avere qualche impatto soprattutto sulle “micro” aziende e comunque, dato il plafond disponibile, su non più di 5-6.000 di esse in tutto il triennio (l’assegnazione dell’agevolazione avviene in ordine di presentazione delle domande, fino ad esaurimento dei 15 milioni stanziati per ciascun anno). Per giunta, questo bonus è alternativo e non cumulabile con altre agevolazioni fiscali.
È dunque poco probabile che questa misura possa avere effetti strutturali sulla modernizzazione del nostro sistema ricettivo.
Un merito, però, questo tax credit al turismo potrebbe averlo, se lo consideriamo il primo segnale di inversione della politica di enorme appesantimento degli oneri fiscali che in questi anni ha colpito le imprese del settore. Per forza di cose, il sistema ricettivo è stato uno dei settori maggiormente colpito dall’esplosione della tassazione locale e dei costi per i servizi pubblici locali accaduta in questi anni in tutta Italia.