di Liliana Comandé.

 

Una Regione verdissima dove i Parchi sono un baluardo per molte specie di animali e dove la natura custodisce tesori botanici unici.

Un blocco calcareo di circa 2400 metri gravita sulla testa di chi affronta gli 11 km del traforo che collega l’Aquila a Teramo. Percorrendoli si avverte distintamente la sensazione di trovarsi nel ventre della montagna, ammirata la sua imponenza poco prima di essere ingoiati dalla bocca scura del tunnel.

Il Corno Grande, austero gigante della dorsale appenninico sopporta i transiti automobilistici ed è tollerante anche nei confronti di chi quotidianamente spinge ancora più in basso, nelle sue viscere dove il silenzio è assoluto, per raggiungere il laboratorio di fisica nucleare del Gran Sasso d’Italia.

Poco distante, al centro del Fùcino, ampia conca intermontana strappata alle acque di quello che fu il terzo lago d’Italia, le parabole di Telespazio fungono da ponte di collegamento con il  cosmo e sbirciamo il movimento delle dirimpettaie turbine eoliche che a Collarmele, paese del vento, accumulano energia alternativa.

L’alta tecnologia sfida così l’immagine oleografica di quell’Abruzzo dagli assolati pianori su cui regnano greggi al pascolo e strappa la regione da un contesto bucolico che ha fatto il suo tempo.  L’Abruzzo è cresciuto ed ora ha voglia di far valere tutte le sue potenzialità, soprattutto in ambito turistico. Su una superficie di oltre 10 mila km2 si concentrano le massime elevazioni della dorsale appenninica che fanno dell’Abruzzo una delle regioni più montuose dello Stivale, mentre nei 130 km abruzzesi il litorale adriatico alterna tratti di arenile dalla sabbia fine a piccole cale movimentate da scogliere.
Morbide colline tappezzate di ulivi e viti, valli fluviali dai contorni corrugati e balze montane bonarie si animano di centri artistici dalla bellezza schietta, che custodiscono preziosità di un’arte sobria, in cui il romanico-cistercense ha dato il

meglio di sé.

Ma è sul piano della natura che l’Abruzzo offre un’immagine unica e da repertorio: tre Parchi Nazionali, un parco regionale e 37 riserve naturali (tra cui alcune costiere e lacustri) fanno di questa porzione centro-peninsulare d’Italia il polmone verde d’Europa con oltre il 30% di territorio protetto.

Il Parco Nazionale d’Abruzzo, storico emblema della salvaguardia ambientale, è stato ovunque degno ambasciatore della regione ed ha fornito gli stimoli per la creazione del Parco Nazionale Gran Sasso-Monti della Laga e del Parco Nazionale della Majella, istituiti nel 1991.

Dei tratti più caratteristiche di queste aree protette si possono citare quelli che determinano una sorta di primato: il Corno Grande del Gran Sasso il tetto dell’Appennino con i suoi 2912 metri, racchiude il ghiacciaio più meridionale d’Europa, costantemente monitorato per analizzare l’andamento climatico della terra.

Poco più in basso, sul versante aquilano a 1800 metri di quota l’altopiano di Campo Imperatore (intitolato a Federico II che in Abruzzo lasciò un buon ricordo di sé) si snoda solenne per molti km ed ha fornito scenari di grande effetto per diversi film (Lo chiamavano Trinità, Lady Hawk, Francesco, La piovra 8, King David, Il viaggio della sposa) ed alcune spot pubblicitari.
A sud-est le ultime propaggini del Gran Sasso toccano le sponde del fiume Pescara, immediatamente oltre il quale si estende il Parco della Majella, la Domus Christi di petrarchesca memoria per la frequentazione di santi ed eremiti, primo tra i quali Pietro da Morrone che nelle vesti di Celestino V promulgò la Perdonanza (indulgenza plenaria per i fedeli al passaggio della Porta Santa di Collemaggio – L’Aquila – il 29 agosto di ogni anno).

Nel visitare gli eremi da lui ricostruiti, le cui mura assecondano i fianchi di una montagna contaminata di sacralità e dal fascino irresistibile, è facile capire perché Celestino volesse ritornare alla Montagna Madre dopo il “gran rifiuto” proclamato ad appena cinque mesi dall’elezione al soglio pontificio.

I selvaggi valloni e gli estesi pianori carsici d’alta quota custodiscono, inoltre, il tesoro botanico della Majella, stimato in oltre 1800 specie tra cui moltissime esclusive di questa montagna, mentre orsi, lupi, camosci, cervi, caprioli, aquile e lontre danno segni confortanti della loro presenza.

L’impegno ambientalista abruzzese ha vinto molte battaglie, eppure sono occorsi decenni per comprendere che tutelare un territorio naturale non significa divieto assoluto, ma protezione e gestione di un patrimonio unico ed irripetibile. Certo non è facile né meccanico convivere con direttive che sembrano relegare l’uomo all’ultimo posto, eppure il tempo ha dato ragione.

Se non si fosse strenuamente difeso il concetto di conservazione ambientale, oggi il Parco Nazionale d’Abruzzo non potrebbe vantare milioni di turisti che, con il loro continuo movimento, garantiscono un ritorno economico alle popolazione locali e non sarebbe riuscito a dare sufficiente stimolo al Gran Sasso, alla Majella e alle riserve che proteggono gli ecosistemi più disparati.
I parchi d’Abruzzo, custodi di retaggio di biodiversità montana e costiera disseminati di tesori artistici da scoprire, oltre a delineare l’identità più vera di questa regione per troppo tempo insicura della sua immagine, si apprestano ad essere il traino portante di un’economia turistica in cui ambiente, qualità della vita e turismo ecosostenibile, più che semplice orientamento formale, rappresenta un preciso modo di essere.

Naturalmente genuino.