Di Liliana Comandè.
Ci sarebbe così tanto da dire su come eravamo, purtroppo non lo siamo più…e dobbiamo prenderne atto.
Negli ultimi tempi mi sono venuti a trovare in ufficio molti “vecchi” amici, dipendenti del turismo e del trasporto aereo. Inevitabilmente il discorso è “caduto” sui tempi d’oro di quelli che erano considerati fra i più bei mestieri del mondo. Si è parlato del turismo e del trasporto aereo dei periodi in cui ancora esistevano le “gloriose” compagnie aeree come la Pan American e la TWA, e degli agenti di viaggio, quando erano considerate figure professionali indispensabili sia per gli operatori che per i vettori ma, soprattutto, per la clientela. Sì, quelli erano veramente bei tempi! Era tutta una grande famiglia nella quale ci si trovava bene. Ci si conosceva un po’ tutti ed esisteva quel senso di amicizia anche al di fuori del lavoro. Ci s’incontrava per delle grandi grigliate nelle seconde case di chi le possedeva. Si amava l’azienda, per la quale si lavorava, come se fosse stata di nostra proprietà. Tutti contribuivano al benessere della società con grande impegno e passione.
Certo, i lavativi sono sempre esistiti e c’erano anche allora, ma si potevano contare veramente sulle dita delle mani. A quei tempi c’era un altro modo di concepire il lavoro e le amicizie. Si era più semplici, più ingenui, forse, ma si era orgogliosi di far parte di un mondo che era considerato “privilegiato” perché si poteva viaggiare, si poteva parlava di destinazioni che moltissime persone neppure sapevano che esistessero. Solo a Roma c’erano tante di quelle compagnie aeree, tutte situate fra via Bissolati e via Barberini che, era un piacere incontrare gli impiegati, durante l’intervallo del pranzo, e riconoscerli dalle divise che portavano con estrema eleganza e orgoglio di appartenenza. Oggi di compagnie aeree ne sono rimaste ben poche, molte hanno i GSA e i rapporti che si avevano con quelle che venivano considerate delle “grandi famiglie”, non esistono quasi più. Sono cambiati i tempi, è vero, ma a cambiare siamo stati anche noi. Il mondo non muta da solo, ma siamo noi che, cambiando, lo modifichiamo.
Dopo tanti discorsi e un bel po’ di piacevoli e nostalgici incontri, mi è venuto in mente di riprendere e modificare un mio vecchio articolo, che avevo scritto proprio su richiesta di chi lavorava nel settore, e che lo aveva fatto tornare indietro nel tempo…quello bello che, ormai, non tornerà più. Questo editoriale è dedicato a quei giovani che, purtroppo per loro, non hanno potuto conoscere quei periodi, ma anche a chi ancora ne fa parte rammaricandosi di non poterli rivivere più!
Come eravamo…
Tutto cambia, tutto si evolve. Eppure…qualche volta viene voglia di tornare indietro nel tempo, non tanto perché si rimpiange la giovinezza ma perché si ha nostalgia per qualcosa che oggi non c’è quasi più: il rispetto per gli altri e l’entusiasmo per ciò che si fa. Chi appartiene alla mia generazione avverte un senso di malessere nel constatare quanto siano modificati i costumi e, purtroppo, in peggio. La maleducazione e l’intolleranza sono imperanti e, naturalmente, anche il settore turistico è pieno di persone poco educate, poco cortesi e…che lavorano solo per ritirare lo stipendio a fine mese. Ricordo che alla fine degli anni sessanta e ai primi dei settanta c’era il mito degli assistenti di volo ( e non quello dei calciatori e delle veline).
I ragazzi e le ragazze sognavano di indossare la mitica divisa della compagnia di bandiera e girare il mondo. Allora il viaggio in aereo non era ancora appannaggio di molti e, quindi, c’erano meno aeromobili e meno bisogno di steward e hostess. C’era una selezione molto spietata e le/i fortunati prescelti erano sempre molto belli, molto motivati e…, talvolta, molto raccomandati. Però c’è da ammettere che quando si entrava in un aeromobile, in questo caso di una qualsiasi compagnia aerea, si veniva accolti da personale elegante, curato, cortese e molto sorridente. Durante il volo ci si sentiva coccolati e si ammirava il volto sempre sorridente e rassicurante degli assistenti ( alcune volte definiti “gli angeli dei cieli”) che si prendevano cura dei passeggeri.
Si aveva il massimo rispetto per la loro professione e si invidiavano per la “fortuna” che era capitata loro. A quel tempo ci sembrava fosse giusto che il personale dovesse essere bello e quanto mai rappresentativo dei paesi di provenienza, era come se ne rappresentassero la popolazione.
Ma, d’un tratto, ci si è accorti che la massa incominciava a prendere l’aereo per i suoi spostamenti, sia di lavoro che di piacere, così le flotte dei vettori incominciarono a crescere e ci fu sempre più bisogno di assumere personale di volo. Ma pian piano qualcosa è incominciato a cambiare a bordo degli aerei.
Non sempre si veniva (e si viene tuttora) accolti con un sorriso, anzi, capitava e capita anche oggi, di non essere neppure salutati quando si entra e quando si esce dall’aeromobile. Ci si incominciò ad imbattere in assistenti di volo che sembravano aver appena lasciato il grembiule di casa per infilare quello della compagnia. Alcuni avevano (ed hanno) qualche chilo di troppo e l’aspetto sciatto e poco curato.
Se arriviamo ai giorni nostri, notiamo che la bellezza sembra diventata un optional, così come la professionalità. Dai corsi che frequentano non sempre esce personale all’altezza del ruolo che riveste. Eppure non dovrebbe essere tanto difficile o faticoso sorridere e tranquillizzare con la propria aria sicura e serena i viaggiatori che si imbarcano.
In fondo i passeggeri sono gli ospiti momentanei di una “casa volante” e gli assistenti i padroni capaci di offrire una buona accoglienza. Per alcuni di loro, però, sembra che questo sia un concetto difficile da comprendere. Viaggio molto per lavoro e posso dire che sono rimaste ben poche compagnie aeree ad avere personale all’altezza della situazione e a comprendere il significato del loro lavoro.
Peccato, perché chi non ne esce bene è sempre la compagnia aerea che viene identificata con il suo personale. Perciò se si riceve un buon servizio e una buona ospitalità se ne avvantaggia, in termini di pubblicità positiva, sia il vettore che il personale stesso, altrimenti le negatività si ripercuotono contro entrambi. Infatti, a volte la scelta di una compagnia, piuttosto che un’altra, viene decisa proprio in base al servizio offerto a bordo (assistenza, accoglienza, calore umano) e le compagnie orientali, in quanto a questo, hanno molto da insegnare alle alte. Forse, come dicevo all’inizio, è una questione di educazione, di dignità e senso di responsabilità per la professione che si svolge. Bisognerebbe pensare più spesso oltre che ai propri diritti anche ai propri doveri nei confronti degli altri.
Però, in realtà, a quell’epoca non esisteva solo il mito dell’assistente di volo ma anche quello del semplice impiegato di compagnia aerea, sia che operasse in aeroporto o in città. E’ vero, a quei tempi chi lavorava in una compagnia aerea, soprattutto se straniera, aveva uno stipendio più elevato rispetto alle altre categorie di lavoratori. Era considerato un privilegiato quanto chi lavorava in banca, anzi di più. Infatti, oltre a guadagnare bene aveva l’opportunità di viaggiare spendendo pochi soldi. Un privilegio, questo, riservato ancora a pochissimi dato che i prezzi dei voli non erano di certo quelli, a volte ridicoli, di oggi.
Gli amici dei “fortunati” rimanevano sempre a bocca aperta davanti a foto, diapositive o a filmati in super8, che ritraevano paesi soltanto immaginati. E quanto orgoglio c’era nelle parole dei loro genitori quando raccontavano ai parenti tutti i viaggi dei figli. In quel periodo, infatti, ci si concedevano quasi sempre vacanze estive in Italia o, quando c’era una certa disponibilità economica, week end in Europa. Non c’era Internet e le agenzie vendevano tantissimo tutte le capitali europee. Durante le cene con gli amici, con finta nonchalance, e con falsa umiltà, i “fortunati” narravano episodi lieti o disavventure di viaggio, fingendo anche una padronanza delle lingue straniere che (a volte) non si aveva affatto.
Chi non ricorda le domeniche trascorse nei pressi degli aeroporti per osservare quelle meravigliose “macchine volanti” che elegantemente decollavano e atterravano a distanza ravvicinata?.
Era tutto così nuovo, così avveniristico che ci si sentiva parte integrante del futuro, perché gli aerei rappresentavano il futuro e un mondo non facilmente accessibile a tutti.
Che fortuna poterne far parte e che gioia, ogni volta, trovarsi in un aeroporto con le valigie in mano pronti per una nuova avventura in qualsiasi parte della terra! Quella terra che diventava sempre meno estranea, meno immensa e meno misteriosa.
E quanta felicità si provava quando si incontrava un connazionale a Bangkok, a New York o a Parigi!
Ma, anche, quanti pregiudizi all’estero nei confronti degli italiani! Gli unici “esemplari” conosciuti, infatti, erano stati i nostri poveri emigranti degli anni ’40-’50 che, certamente, non potevano rappresentare la realtà degli italiani degli anni ’70.
In America, addirittura, c’era chi domandava se in Italia avevamo tutti il frigorifero in casa o possedevamo un’automobile ( anche oggi, tuttavia, c’è chi chiede se si possiede un computer personale).
Da noi non c’era ancora la televisione a colori come in America, ma non si era proprio poveri come gli americani immaginavano! Il piatto nazionale, poi, non era davvero quello degli spaghetti “whit meats balls”. Quanta ignoranza c’era nei nostri confronti e che fatica far capire che l’Italia non era più quella del dopoguerra!
Erano i tempi della gloriosa Pan American, delle spese effettuate a New York dal “Triestino” e da “Romano”, negozi frequentati dai dipendenti di compagnia aerea che acquistavano a poco prezzo occhiali, ombrelli e orologi “griffati”, che rivendevano poi ai colleghi. Si vendeva di tutto, insomma, e anche di più…In quel periodo non erano ancora esplose destinazioni come i Caraibi e Cuba, Santo Domingo e le altre isole tropicali non erano ancora nei sogni degli italiani.
Il massimo di allora erano le isole Key West, le Bahamas e le Hawaii. In alternativa c’era Bangkok, dove si poteva acquistare qualsiasi tipo di merce a poco prezzo. Anche in questa città c’era un grande via-vai di impiagati che si “ caricavano” di macchine fotografiche e magliette “ firmate” da rivendere agli amici.
Abituati alle cucine internazionali erano, con gli stranieri che vivevano in Italia, gli unici clienti dei primi e ancora rari ristoranti cinesi o indiani.
Gli agenti di viaggio: professionisti e consulenti di viaggi riconosciuti tali dai clienti
A quell’epoca, i parenti “poveri” dei dipendenti di compagnia aerea erano gli agenti di viaggio che, a differenza dei primi, non avevano le stesse agevolazioni per viaggiare né gli stessi stipendi (come oggi, d’altronde. Sono passati tanti anni ma le cose non sono cambiate affatto!). I titolari, di solito, erano persone che avevano viaggiato per lavoro o per piacere ed avevano una certa conoscenza delle mete che vendevano. Fungevano da veri consulenti e, quindi, avevano la grande soddisfazione di parlare e descrivere ai propri clienti – con cognizione di causa – i paesi che avevano visitato.
I clienti si affidavano totalmente agli ADV e sognavano in anteprima le destinazioni che avevano scelto per le proprie vacanze. Non essendoci ancora quella concorrenza spietata che c’è oggi (la liberalizzazione ha creato tanta confusione nel settore e la nascita di troppe agenzie di viaggio) la fidelizzazione avveniva sulla base delle capacità e del rapporto di fiducia che l’agente di viaggio sapeva instaurare con il proprio cliente, in realtà, allora meno pretenzioso, saccente e più facile all’approccio umano.
In poche parole, allora, anche se lavoravano tutte le agenzie di viaggio, emergeva sugli altri e poteva contare su una clientela fidelizzata solo se si era un vero professionista del turismo.
E, poi, com’era – e come dovrebbe essere anche oggi – si guadagnava piuttosto bene, perché non c’era ancora la mentalità né l’usanza di scontare i prezzi dei cataloghi degli operatori. Non c’erano ancora i troppi charter, che sono stati un po’ la rovina del settore, e, quindi, non esisteva neppure il dannoso “last minute”. I cataloghi degli operatori riportavano i prezzi inerenti le due stagionalità – dal 1 aprile al 30 ottobre e dal 1 novembre al 31 marzo – più i supplementi per le date che comprendevano l’alta stagione. Il cliente non “faceva la spesa” nelle varie agenzie ricattando l’ADV, come avviene da qualche anno, con i preventivi di altre agenzie in mano. Il lavoro dava tante soddisfazioni perché l’agente vedeva ritornare in agenzia le stesse persone che avevano già prenotato altri viaggi ed erano rimaste soddisfatte dei servizi ricevuti.
L’agente di viaggio si sentiva soddisfatto e anche un po’ importante perché aveva il bel compito di concretizzare i sogni dei clienti che si affidavano completamente all’esperienza del venditore.
C’è anche da dire che, all’epoca, il cliente non cercava il pelo nell’uovo o tentava di sfruttare situazioni a suo vantaggio e non esistevano ancora le associazioni dei consumatori alle quali rivolgersi per ogni stupidaggine (si dovrebbero scrivere libri nei quali riportare tutte le pretestuose lamentele di chi non sa viaggiare, di chi disonestamente cerca di trovare appigli per farsi ridare indietro i soldi del viaggio e di chi, per la tranquillità sua e dell’adv, non dovrebbe mai uscire dal “raccordo anulare”.
I charter, quei pochi che c’erano, non creavano quasi mai problemi di ritardo, e quando accadeva, i passeggeri capivano che c’erano dei problemi tecnici e attendevano in aeroporto tranquilli o accettavano di trascorrere la notte in un albergo vicino l’aeroporto. I ritardi, sia dei voli di linea che dei voli speciali, non erano mai un grosso problema e i giornali non montavano scandali ad ogni “alitar di vento”.
Le tariffe aeree erano basate sulle distanze che si percorrevano (per intenderci, non si assisteva all’assurdità di pagare 200 euro un biglietto per una capitale europea e 180 0 300 euro per New York, come accade oggi).
Quindi, dobbiamo pensare che a quei tempi si era più ingenui o si era un po’ più onesti di oggi? Io direi entrambe le cose. Certo, c’è veramente da rimpiangere come si era e come si è diventati oggi. L’avvento di Internet ha cambiato tante cose, e questo è vero, ma è l’uomo che è cambiato ed ha modificato le cose in maniera tale da non potersi fidarsi più neppure della sua ombra, figuriamoci di un agente di viaggio!
Si potrà tornare indietro da questo stato di cose? Sarà possibile solo quando ci sarà un accordo fra operatori, agenti di viaggio e istituzioni. Una pubblicità progresso sul valore aggiunto – perché è veramente un valore aggiunto quello che dà un agente di viaggio rispetto ad una “macchina” – potrebbe far ritornare nelle agenzie quella clientela che pensa di risparmiare prenotando sul PC.
Eh sì, perché se riuscisse a farsi fare un preventivo per lo stesso volo, lo stesso albergo e gli stessi servizi, si accorgerebbe che quasi sempre il prezzo applicato dall’agenzia di viaggio è più conveniente di quello che trova su Internet…A volte le persone, per pigrizia, “smanettano” sul PC piuttosto che recarsi in un’agenzia di viaggi, oppure, proprio per quella diffidenza verso chi è lì per offrirgli il meglio del viaggio al miglior costo, pensa di essere più bravo e furbo e prenota servizi online anche a prezzi superiori.
Credo che ci sarebbe ancora molto da dire su come eravamo, purtroppo non lo siamo più…e dobbiamo prenderne atto.
Liliana Comandè
LilianaSalve,
mi hai fatto ricordare i tempi 1968- 2003 dove le tue impressioni e realtà mi hanno accompagnato lungo la mia
professionaòità e nel ricevere il tuo premio nel 2002
“Una vita per il Turismo”
Grazie e Auguri.
Cara Liliana,
davvero un bel quadro, di ciò che era e che non è più. Un quadro, quello descritto, che corrispondeva a “professionalità”, acquisita viaggiando, constatando, visitando luoghi, alberghi (centinaia e centinaia di Km a vedere stanze in tutto il mondo, per riportare poi impressioni e giudizi), entrando nel vivo del Paese, e quindi acculturandosi. Come dire ci si faceva “le ossa” sul campo. Ora ci sono i “work shop” e le “session on line” che è come dire “si va a scuola”; ora ci sono le foto su internet, e chi si intende un poco di fotografia, sa quale miracoli si possono fare per abbellire ed accattivare la presa sul cliente. Ma la professionalità dove è andata a finire? …si in una scatola con schermo. La professionalità moderna allora consiste nel saper “capire e decifrare”. Ma ora per questa facilità di accedere alle cose più remote, tutti, dopo aver fatto l’esperienza del primo viaggio, sembrano essere dei “sapienti”, e quindi ognuno vuol camminare con le proprie gambe. E proprio per questa “facile sapienza” (che spesso risulta vera e propria “insipienza”) si pretende comprare gioielli a quattro soldi, e la pubblicità (spesso ingannevole) gli da ragione e ne alimenta le pretese. Periodo “romantico” quello delle compagnie aeree, ma ben amministrato, con delle teste che ragionavano, che erano sul mercato e ne conoscevano tutti i risvolti. Ora tutto è affidato ai logaritmi di un “cervellone”, che stabilisce flussi e tariffe, e non c’è verso di parlare ne di proporre, e guai a chiedere una opzione di qualche giorno: “prendere o lasciare” “o mangi sta minestra o…”. Ma mi sembra che i risultati non siano dei più brillanti: ora nascono e muoiono centinaia di compagnie aeree avendo puntato solo al prezzo più basso e la pretesa di vendere ad ogni costo; costringono altre ad accorpamenti, valzer impossibili, passaggi di proprietà, salvataggi con denaro pubblico e via dicendo.
Ah si, quanto erano belle e soddisfacenti, quelle trattative con i commercial accounts di fronte ad un piatto di spaghetti, in cui si trovava il punto d’incontro con soddisfazione reciproca per muovere centinaia e centinaia di clienti sempre perfettamente soddisfati. E che alla fine ti ringraziavano, facendo omaggio alla tua professionalità. Ora invece ti interrogano prevenuti, partono arrabbiati, si godono un paio di giorni il loro soggiorno, gli altri, invece di prender contatto con le realtà del luogo ed approfondire la conoscenza sia umana che artistica del posto, li spendono fotografando blatte, formiche, bacarozzi,frutto endemico ed ineliminabile di realtà di questo mondo che Dio ha fatto (forse utili per la natura anche loro), andandoli a “sfrucugliare” e scovare nei luoghi più impensati, per fotografarli in modo da portare la supposta testimonianza al giudice per la causa al rimborso. Ah quale povertà di spirito!…anche il Papa ha ammonito di non fare del danaro l’oggetto principe della propria vita”. “Sole splendimi, fin dentro al cuore, vento spazza via pensieri e pene. Perché non v’è al mondo diletto maggiore che andar vagando senza confini”. Recitava Hermann Hesse.
Bei tempi! Si, davvero bei tempi!…un solo rammarico, che forse è dei più: rifiutai, per dovere d’ufficio, ben 3 inviti da parte della Sabena, si andava a vedere i Gorilla di Montagna nello Zaire, dicendomi; “non importa, ce ne sarà un’altro!”. Non ci fu! E quei gorilla me li devo guardare in TV o in Internet; ma ahimé, la straordinarietà la si può sperimentare solo vivendola, e solo l’esperienza è maestra! Però grazie a Dio ho visitato ben 120 Paesi, e non ho tenuto il conto di quante volte ho raddoppiato o triplicato per lavoro. E le feste “perché di vere propri tripudi di festa trattavasi” nei favolosi “incentive”: veri e propri “filmati colossal”. Che dire della competizione di oggi, che invece di spiegare, suggerire, analizzare, si fa sui € 5.00 in più o in meno di un programma e budget pre-stabilito dal committente, e che alla Incentive House per accaparrarsi il cliente, non resta altro che proporre l’escursione da Johannesburg al Kruger Park in un solo giorno. Beh bisognerebbe avere il coraggio disuggerire al committente che sarebbe meglio andare al Giardino Zoologico della propria città: molto più rilassante!
Di fronte a queste cose mi viene in mente la musica di: “Vecchia Roma, sotto la luna non canti piùùùùù….”.
Il rammarico è per i “giovani”, sia per il loro futuro economico (di cui sappiamo), sia per la loro crescita professionale.
A loro cambiare il futuro, e dovranno farlo a vari livelli, innestando quella sinergia che danno le macchine, insieme all’intelligenza dell’elemento umano con il recupero dei valori di se stesso. G.C.
GRAZIE, GRAZIE PER QUESTI MAGNIFICI RICORDI
ANTONIO RIGILLO
ciao Liliana, che dirti a proposito di quello che hai scritto che non sia essere totalmente d’accordo con te.
Anche tu che segui quello che io scrivo e pubblico sui vari mezzi a mia disposizione (e ti ringrazio ancora per quello che hai fatto domenica scorsa, seppur per un argomento che esula dal turismo)sai bene che ho formato un gruppo su facebook e l’ho chiamato “Agenti di viaggio in via di estinzione” perché ormai mi sembra di appartenere ad una categoria per l’appunto in estinzione.M’impegno, nel mio piccolo, a dare ancora risalto alla nostra professione, anche scrivendo un blog “l’agente di viaggi” e mi permetto di inserire qui il link di uno dei primi articoli che ho chiamato “Un mestiere una passione”
http://manyaraviaggi-santo.blogspot.it/2011/07/un-mestiere-una-passione.html, perché c’è dentro tutto l’amore, la passione, i ricordi belli e brutti che questo mestiere mi ha dato e continua a darmi.
Sappi sempre che da parte mia c’è tutta la disponibilità per collaborare con chiunque continui ad amare questo lavoro per tentare, se ancora ce la possiamo fare, a riguadgnare non tutto ma almeno una buona parte del terreno perduto….
Cara Liliana,
è bello tornare idealmente al passato per scoprire un mondo diverso. Capita anche a me che lavoro in un settore diverso. E già! Quant’era bello il giornalismo del tempo che fu! Ricordo la vicenda di una hostess dell’Alitalia venuta nella redazione de “Il Messaggero” . L’avevano licenziata in tronco: aveva risposto male ad un cliente. E lei: “era troppo petulante”. Altri tempi, altro modo di affrontare i problemi. Ricordo anche le questioni degli albergatori, i rinnovi dei loro contratti, i problemi delle guide turistiche, i problemi dei turisti, si anche loro. Non dimenticherò mai il problema di una farmacista romana, turista sull’isola di Djerba, un Tunisia. Sulla spiaggia davanti all’hotel aveva messo il piede sul catrame! Apriti cielo! Quali schermaglie con l’Ente nazionale del Turismo Tunisino! Tante altre potrei raccontarne!
Vecchi tempi, ripeto. Venne, poi, il terrorismo, i morti ammazzati, italiani e stranieri sequestrati. I periodici comunicati del Ministero degli Esteri che diramava ai giornali le notizie sulle “zone a rischio”, invitando i giornali a segnalarle ai lettori. E, dunque, i servizi intesi dagli operatori turistici e dagli agenti di viaggio come attacchi alla categoria. Per finire: il boom del turismo su Internet, i “pacchetti” offerti a prezzi stracciati sul web. Caos totale per mancanza di punti di riferimento per il cittadino.
E gli agenti di viaggio, categoria di imprenditori e lavoratori, simpaticissimi perchè, dopo avermi accolto con il sorriso sulle labbra mi mandano in luoghi dove sorride il cuore?
La figura dell’agente di viaggio per me è sempre stata una certezza. Mi hanno offerto sempre divertimento, hanno saputo indicarmi sempre la meta giusta, tante volte giungendo a sconsigliarmi quella che io pensavo fosse la migliore.
Il mondo del turismo cambia, ma l’Agente di Viaggio deve restare. E’ un presidio, un po’ come i carabinieri per l’ordine pubblico nelle piazze. Deve adeguarsi al cambiamento svolgendo la sua funzione di consigliere. Certo, adeguarsi alla situazione significa consiglia, se necessario, al cliente, mete vicine, tenendo conto anche delle esigenze delle mete turistiche nazionali che hanno bisogno d’ossigeno. Ma anche all’estero ci sono mete tranquille, paesi che possono offrire località poco conosciute ma d’alto valore ambientale. Non voglio entrare in un mondo che non appartiene. Come giornalista di quotidiano sono stato accanto alla gente, anche l’agente di viaggio è sempre stato accanto alla gente. Occorre una nuova strategia e nuovi sorrisi per il grande pubblico.
Salvatore Spoto
Che tuffo nel passato, e che nostalgia. Lavoro nel settore da circa 20 anni e leggere il suo editoriale mi ha fatto ripercorrere i bei tempi passati; tutto vero quanto ha scritto,anche se oggi sembra impossibile e mi dispiace per i giovani appena entrati nel settore che si sono persi,forse, la parte più bella di questo lavoro. Grazie Liliana per aver fatto ricordare i bei tempi andati a noi “vecchi” agenti di viaggio.
AMARCORD di felliniana memoria. Ecco come descrivere questo articolo. Sembrerà esagerato ma sicuramente chi come me è stato circa 40 anni nel turismo capirà.
E’ vero,i tempi sono cambiati, purtroppo in peggio. Ma è stato bello ricordare COME ERAVAMO attraverso queste righe.
Sono cambiati i tempi, è vero, ma a cambiare siamo stati anche noi. Il mondo non muta da solo, ma siamo noi che, cambiando, lo modifichiamo.
Già, cara Liliana, sono cambiati i tempi. Io son un agente di viaggio che fa questo lavoro da circa 5 anni, e, in questo brevissimo periodo ho potuto assistere ad una discesa in picchiata del mondo del turismo, immagino le differenze che hai potuto incontrare tu in oltre 35 anni di onorata carriera. E’ verissimo, c’è diffidenza, perchè un amico dell’amico è andato in agenzia e ha preso una “sola”, come si dice a Roma. Perchè lui aveva prenotato 5 mesi fa e accanto a lui in hotel, al lettino a fianco c’era uno che aveva pagato la metà prenotando 5 giorni prima della partenza. A chi si da la colpa? All’agenzia, che ci ha guadagnato (secondo loro) il doppio. Oppure si cerca e si trova l’offertona e si prenoat su internet, senza sapere che questi grandi portali, hanno delle vere e proprie agenzie di viaggio con dei dipendenti, con delle spese e quant’altro. Non c’è più il rapporto personale che porta i cliente a dire, voglio andare li, scegli tu una buona struttura, MI FIDO DI TE. forse questo è il fulcro. Queste 4 parole, che danno all’agente di viaggio, quel senso di “onnipotenza”, nel sapere consigliare al meglio il cliente per fargli vivere meravigliosamente le uniche 7 notti di ferie di tutto l’anno. Fidarsi degli altri, forse questa è la chiave di tutto. Abbattere questo muro di diffidenza, di saccenza e di sfida che si ha verso tutti. Se devo montare il tubo dell’acqua, chiamo un idraulico, che dovrebbe essere specializzato in questo. Se devo cucinare qualcosa, leggo dei libri di cucina scritto da cuochi, idem se devo prenotare un viaggio, devo affidarmi a qualcuno che di viaggi ne capisca.
Il settore si è rovinato anche grazie ai tanti network, gruppi d’acquisto, franchising che permettevano di aprire agenzie anche ai ragazzini di vent’anni che si trovavano dei soldi in tasca e che erano convinti che questo fosse un lavoro che tutti sanno fare. Certo, non è un lavoro difficile, non si mandano missili sulla luna, ma neanche è così semplice. Tradire le aspettative del cliente per colpa tua che non hai saputo leggere le sue esigenze, è un errore che troppi hanno fatto. Ecco da dove viene la diffidenza nei nostri confronti. Spero tanto che questa crisi serva per fare una certa “pulizia” di tutte quelle agenzie gestite da incapaci e dove lavorano persone incompetenti e che davvero si possa tornare a dire con orgoglio: “Faccio l’agente di viaggio…” senza sentirsi dire di rimando … “Certo, con questo internet, vi hanno rovinato” facendoti sentire come la ruota del carro che non serve piu’. Un caro saluto.
Tutto cambia e tutto si evolve, hai proprio ragione. Ma in fondo siamo noi che siamo cambiati. E assolutamente in peggio. Così ci vuole la nostra società e così ci adeguiamo. Il sogno di ieri fare l’assistente di volo o il pilota? Ieri … Oggi, invece, fare il calciatore, la velina, o vincere al superenalotto. Prima ci insegnavano a guadagnarcela col sudore la nostra fortuna, oggi tutto è illusoriamente più facile. Questa è la società che abbiamo creato ed è questa la società alla quale non ci ribelliamo.
Brava Liliana, complimenti! Purtroppo oggi non gliene frega niente a nessuno della professionalità. Se hai il perzzo piu’ stracciato vinci, altrimenti puoi anche chiudere la serranda. Ryan Air Docet, le low cost costano più delle compagnie atradizionali, spesso e volentieri, ma non c’è niente da fare… Loro fanno 18 milioni di passeggeri in Italia, le compagnie di bandiera si sognano questi numeri. Mi dispiace ma è così.
Leggendo questo articolo mi è tornato in mente un episodio accaduto circa 15 anni fa: una famiglia composta da 2 adulti e 1 bambino di 3 anni chiede un preventivo per gli Stati Uniti, do la quotazione con la compagnia aerea che costa meno ma fa uno scalo e anche con una più cara (circa 100.000 lire a persona) ma con volo diretto, facendo presente che con un bimbo così piccolo poteva essere scomodo lo scalo ed il cambio di aereo. Alla fine hanno scelto la soluzione più economica ma mi hanno ringraziato per mezzo’ora per la professionalità, gentilezza e delicatezza avuta nel pensare alla soluzione migliore per il bambino. Anche oggi credo sia normale in quella situazione dare le due soluzioni, meno normali invece sono i ringraziamenti da parte dei clienti che magari hanno già fatto il giro di 10 portali e ti aspettano al varco per € 10 di differenza. E’ proprio vero che ormai il rapporto di fiducia cliente/agente è solo un lontano ricordo.
Cara Liliana che bei ricordi mi ha suscitato il tuo editoriale. Era davvero una bella famiglia dove si lavorava con passione e tanto tanto cuore. Oggi, invece, la sola regola è essere scaltri, guerreggiare tra poveri, togliere una pratica ad un’agenzia di colleghi solo per fare fatturato. Spero tanto che tornino questi bei tempi andati.
Cara Liliana quadro migliore di questo non potevi farlo!
Complimenti davvero e non posso che essere d’accordo su tutto!Magari si potesse tornare indietro con il tempo e dato che purtroppo non è così dobbiamo solo sperare non tanto che vada meglio (perché il periodo non è neanche dei migliori) ma che almeno non peggiori!
Gentile signora Comandè,
complimenti per l’articolo scritto!!!!
“L’agente di viaggio si sentiva soddisfatto e anche un po’ importante perché aveva il bel compito di concretizzare i sogni dei clienti che si affidavano completamente all’esperienza del venditore”
E con questo Liliana hai detto tutto!
Oramai i “clienti” sono tutti agenti di viaggio e il rapporto che c’era prima ora è un lontanissimo ricordo.
Lavoro nel settore non da molto rispetto a te ma nei miei 25anni ne ho viste anche io e con rammarico ripenso a quei tempi dove si lavoravamo tanto ma le soddisfazioni che avevi – e non solo a livello economico – ti facevano tirare giù la serranda con il sorriso.
Grazie Liliana come sempre colpisci nel segno!Ed è un bene ci siano professionisti come te sempre pronti ad analizzare e far riflettere.
Erano davvero tempi d’oro, da quello che descrivete. Mi dispiace davvero di non averli vissuti. Quello che però penso è che dobbiamo smetterla di guardare indietro. I passi si fanno avanti, indietro è il passato, e da quello che capisco è anche un passato piuttosto remoto. Concentriamoci su quello che possiamo fare per migliorare la nostra situazione, come quello che proponi alla fine, una pubblicità progresso che ritrascini la gente in agenzia. Se non ci diamo una mossa, del nostro lavoro ci sarà soltanto un bel ricordo come quelli che, egregiamente descrive la signora Comandè alla quale faccio i miei complimenti.
Gentile signora Liliana,
la seguò ormai da qualche anno e volevo complimentarmi per gli splendidi articoli che scrive.
Un saluto da Bari
Buonasera sig.ra Liliana, sono una giovane ADV appena approdata al settore e dopo aver letto il suo articolo le mie colleghe più anziane mi hanno coinvolto nei loro racconti evocando i vecchi tempi con nostalgia e devo dire la verità ho provato un pò di invidia perchè la realtà di oggi è ben diversa. Grazie per aver scritto un così bel editoriale che mi ha dato modo di imparare molto.
Caro Pino, quando ho riscritto il pezzo, sapevo perfettamente che avrei fatto rivivere i termpi d’oro del turismo. ma non solo d’oro perché si riusciva a guadagnare dei soldi, ma perché c’erano tante regole che venivano rispettate da tutti e si lavorava veramente bene. Un caro abbraccio.
Caro Giancarlo, anche tu hai aggiunto delle cose che non avevo inserito nell’articolo e, leggendo ciò che hai scritto, mi hai fatto venire ancora più nostalgia di quel passato che sembra appartenere alla preistoria. Grazie per il tuo bellissimo intervento.
Antonio caro, grazie anche a te, perché tu, come Pino Panunzio siete stati i pionieri di molte destinazioni e avete insegnato a lavorare con serietà e amore in un settore nel quale sse non si opera in questo modo si diventa simili ai PC che tanto si detestano perché portano via il lavoro agli ADV. Un abbraccio caro.
Caro Rosario, sono convinta di ciò che hai detto. Ai giovani sembrerà una favola, ma chi ha vissuto quei tempi non può far altro che dire: Amarcord.
Roberta, ogni tanto bisognerebbe rivedere anche i vecchi film in bianco e nero per far vedere alle giovani generazioni quanto si era poveri ma quanto ci si accontentava di quel poco che si aveva. Il problema è che neppure i genitori raccontano come “eravamo”. E questo è un male. la nostra memoria storica deve accompagnarci sempre per non farci perdere di vista chi siamo e da dove veniamo ma, soprattutto, chi eravamo.
Stefano, mi dispiace per te che hai conosciuto i tempi peggiori del turismo ma, da come scrivi, capisco che sei un ragazzo con la testa sulle spalle. Ti auguro un futuro piene di soddisfazioni, magari anche in un altro settore.
Carlo, in poche righe hai riassunto la situazione. Sì, oggi non si è disposti a fare troppi sacrifici e neppure a capire che il mondo lo modifichiamo noi e nessun altro.
Filippo, è proprio così. Finché non si capirà la differenza che c’è fra una macchina e un uomo, le cose andranno sempre peggio.
Laura, hai fatto un esempio calzante. Il rapporto di fiducia potrà tornare solo quando gli operatori e le ADv si metteranno d’accordo per fare una pubblicità mirata proprio a far riacquistare quel rapporto di serena fiducia e di umanità che oggi non c’è più.
Caro Raffaele, me lo auguro anch’io.
Raffaella, spero anch’io che non peggiori, am ho il vago sospetto che il 2012 sarà peggiore del 2011.
Grazie Marco.
Grazie Alessia. Tanti auguri per il 2012
Giusto Antonio, bisogna guardare al futuro, ma se non si osserva anche cosa è successo nel passato non si potrà capire il perché si è arrivati ad essere così. Grazie per i complimenti.
Grazie Giuliano. Mi fa piacere che mi segua da tanti anni.
Denise grazie e spero che qualcosa del passato torni nel settore turistico.
Grazie a te Manuela per aver apprezzato ciò che ho scritto con tanta, tanta nostalgia.
Grazie Salvatore per aver ricordato anche tu cose del passato e per aver apprezzato, e apprezzzare ancora, la figura dell’agente di viaggio.
Grazie Santo, ho letto anche il tuo articolo e non posso che concordare con te. Io me lo auguro vivamente che il settore torni a sollevarsi come un tempo e, credimi, non sarebbe neppure difficile. Serve la collaborazione di tutti gli attori di questo magnifico settore che ha fatto sognare chi partiva e chi ci lavorava. Speriamo che presto qualcosa cambi e ci sia un bel…ritorno al passato.
Non ci sono mai stati questi “tempi d’oro” lo sono diventati in seguito allo scadimento della situazione generale del turismo ed alla sua falsata “evoluzione” che è seguita a quegli anni. Erano le difficoltà e problematiche del momento come sempre avvengono ma affrontate in comune collaborazione ed accordo col collega ed amico di allora che oggi le fanno ricordare come d’oro; così lontane nel tempo e che oggi non esistono più. Erano le Persone diverse da quelle di oggi, meno evolute forse, con meno tecnologia a disposizione certamente, si ricordino i grossi volumi solo per calcolare un migliaggio di un biglietto aereo, i mezzi di trasporto disponibili, le difficoltà per arrivare in aereoporto, difficile era già disporre di elenchi per prenotazioni di alberghi, le comunicazioni solo per telefono o per telescrivente, mezzi oggi obsoleti che i giovani nemmeno sanno che sono esistiti. Dall’altro lato però una collaborazione ed impegno oggi inimmaginabili, vera e reale tra colleghi sempre pronti ad aiutarsi. Un rapporto tra cliente, agente di viaggio e tour operators che hanno fatto ormai storia ed ha lasciato lo spazio alla falsata “evoluzione” tecnologica e commerciale-finanziaria senza più anima nè professionalità dove vale solo il sopravvento ed il guadagno dell’uno sull’altro.
Non credo purtroppo che quei tempo possano tornare, la storia si scrive sempre su pagine nuove e l’assetto del comparto attuale non mi sembra propenso a riallacciare quello spirito di lavoro del tempo che fù. Oggi credo che tra il cliente vacanziero o viaggiatore e la “destinazione” si frappongano troppi intermediari (di convenienza)con troppi interessi diversi ed egoistici.
Cara Liliana, che dire di questo tuo ricordarci i tempi passati, i tempi belli e veri del turismo? Questo farci tornare indietro ci ha riportato a quando eravamo giovani agenti o dipendenti di compagnia aerea pieni di entusiasmo per ciò che facevamo. Eravamo orgogliosi di appartenere ad una grande famiglia. Il bel rapporto che avevamo con i sales delle compagnie aeree. Eravamo tutti amici e cercavamo di aiutarci. C’era più rispetto fra noi e non ci saremmo mai permessi di rubare un cliente ad un’altra agenzia togliendo qualcosa dalla nostra commissione. Avevamo le due stagionalità da rispettare e le persone, quando venivano in agenzia, sapevano già quanto dovevano pagare e non ti chiedevano lo sconto. Che bei tempi! Grazie per averceli ricordati. In una giornata come questa mi ha fatto bene rileggere il “come eravamo”.
Caro Luigi, eppure i tempi d’oro ci sono stati. Sono quelli nei quali le poche agenzie di viaggio non si facevano la guerra per rubarsi un cliente; erano quelli in cui il cliente non chiedeva lo sconto. Le problematiche sono sempre esistite, ma si affrontavano con spirito diverso, collaborativo. Il guadagno era importante, certo, ma lo era soprattutto la soddisfazione di essere dei veri professionisti del turismo. La fidelizzazione del cliente era la cosa più bella che si potesse ottenere. Cosa è rimasto di tutto ciò oggi?………
Cara Susanna, io ringrazio te per aver condiviso questa mia “nostalgia” per i bei tempi nei quali eravamo ancora tutti “umani” e non solo macchine che di umano non hanno proprio niente.
In questa giornata a dir poco uggiosa un così bel ricordo ci voleva proprio; ripensare alle belle hostess vestite soprattutto di sorrisi e gentilezza, agli incontri durante la pausa caffè tra colleghi di compagnia aerea….. grazie Liliana.
Grazie Maria, un caro saluto.
Una delle frasi che mi ha piu’ colpito è quando ti riferisci al piacere di incontrare un ns connazionale all’estero.
Oggi la prima cosa che si chiede prima ancora di stringerci la mano per fare conoscenza è : “Ma tu quanto hai pagato ?!” Proprio per evidenziare la diffidenza massima che c’è nei confronti di chi, come l’agente di viaggio, con tanto impegno, ci ha costrutito tutto il pacchetto dalla A alla Z. Speriamo davvero che tornino i bei tempi.
A mio avviso potrebbero ritornare…e non ci vorrebbe un granché a far ritornare i tempi belli del turismo.
Liliana, grazie. Ci hai regalato una grande pagina per la nostra grande passione: l’industria turistica
Grazie Sandro, e noi questa passione l’abbiamo ancora, così come ancora crediamo in questo settore “malaticcio”.
Cara Liliana, che nostalgia nel leggere i tuoi articoli e anche i commenti di persone conosciute più di 30 anni fa, quando il mondo del turismo e del trasporto aereo erano in continua crescita e cambiamento, con le periodiche crisi e le riprese. Le nuove destinazioni, i fam trip, le prime fiere del settore. E’ vero, ci sentivamo una élite, un po’ carbonari e un po’ pionieri, con la voglia di scoprire luoghi, conoscere persone e culture diverse, ci sentivamo davvero cittadini del mondo. Ma non siamo mai stati capaci di farci riconoscere come categoria professionale, nonostante l’altissima specializzazione richiesta. Ancora oggi al comparto turistico non viene riconosciuto il peso economico ed occupazionale che gli compete e nei posti giusti, quelli che contano a livello politico vengono messe sempre figure di ripiego che ignorano completamente l’argomento,inoltre la formazione professionale è ancora troppo teorica. I ricordi però sono bellissimi, proprio perchè vissuti quando eravamo giovani e ci sembrava tutto così eccitante. Non guardiamo soltanto indietro però, continuiamo a guardare avanti e a scoprire nuove mete. Un abbraccio a tutti i “veterans”. 😉
Liliana, il tuo articolo, come spesso è accaduto, è tra le “notizie in evidenza” (ma sono solo spunti di riflessione) di Turismoinrete (sia sito che gruppo FB). Sai che cosa mi viene da pensare? Tutto sommato è quasi meglio che adesso ci siano i computer perché probabilmente avrei rovinato le pagine con qualche lacrima…