di Roberto Necci.

L’attività di consulenza mi ha portato ad affrontare una molteplicità di problematiche relative alle aziende alberghiere, ai gruppi proprietari e ai nuclei famigliari.
In un contesto dove spesso è ancora la famiglia a detenere il controllo dell’azienda, i problemi di una si riversano sull’altra, con una commistione che non fa bene ne al business ne all’impresa.

Quali sono le problematiche più frequenti all’interno delle imprese alberghiere?

Innanzitutto l’archetipo societario, ovvero la struttura con la quale si gestisce l’impresa.

Qui ho trovato forse gli errori più gravi.
Quando si pensava ad una attività alberghiera, specialmente in passato, si aveva come l’impressione di trattare una attività immune da rischi, purtroppo l’esperienza ha poi insegnato che il rischio di impresa accompagna ciclicamente tutti i business e quello alberghiero non fa ovviamente eccezione.

Oggi vi è più che mai la necessità di salvaguardare il patrimonio immobiliare, ove se ne detenesse la proprietà, pertanto una corretta separazione fra soggetti che detengono la proprietà e soggetti che si occupano di gestione può generare quelle giuste protezioni più che mai necessarie.

In alcuni casi, che ho avuto modo di analizzare, la struttura societaria va resa più complessa utilizzando contemporaneamente varie strutture contrattuali fra le quali la locazione e
l’affitto d’azienda.

Ovviamente ogni struttura va creata con degli obiettivi precisi ed a discapito di un costo di gestione maggiore si possono ottenere maggiori tutele.

Non va mai sottovalutato l’aspetto fiscale delle strutture di controllo che deve essere costantemente monitorate quanto ottimizzato.

Intervenire in una crisi di impresa con una struttura societaria non idonea può impedire il risanamento o renderlo maggiormente difficoltoso.

Un altro errore piuttosto comune, è quello della sovradimensionato della leva di debito sostenuta più dall’aspetto patrimoniale che da quello gestionale.

Sostanziale, spesso con la complicità o incapacità delle banche, si sottoscrivono debiti sostenuti dai valori immobiliari, spesso presunti, piuttosto che dalla capacità dell’azienda di produrre profitto.

Un errore davvero molto frequente il cui intervento spesso è stato successivo ad una azione “alla buona” messa in atto dalla proprietà o dal manager finalizzata a ridurre i costi, mortificando così la gestione che magari si trovava in perfetto equilibrio.

Capire la natura del problema è fondamentale per la risoluzione dello stesso, ed è evidente che se il problema è la leva finanziaria difficilmente si risolve con interventi sul conto economico; interventi di questo tipo possono anche far perdere qualità al servizio con ripercussioni sulla tariffa di vendita e quindi sul fatturato.

In queste occasioni sono dovuto intervenire proponendo piani di ristrutturazione del debito che hanno potuto diminuire l’onere finanziario alleggerendo il peso dei rimborsi e liberato risorse per gli investimenti.

In alcuni casi ho trovato aziende non correttamente organizzate nel controllo della gestione, pertanto l’azione di rinegoziazione o risanamento è stata rallentata poiché l’azienda non disponeva della corretta reportistica, elementi fondamentale nelle negoziazioni con i datori di capitale.

Un altro dei problemi che attanaglia le aziende alberghiere è la qualità del management.

Le casistiche affrontate meriterebbero una trattazione a parte.

Spesso la conduzione famigliare non brilla per qualità manageriale ma dall’altro verso non sempre una managerialità esterna è all’altezza della situazione.

Il rapporto fiduciario o la fiducia rivestita su un manager di una azienda famigliare non permettono di avere il giusto senso critico sulle sue effettive capacità.

L’essere assecondati è spesso una delle volontà principali di imprenditori poco lungimiranti ed in contesti di questo tipo difficilmente si può impostare una vera cultura manageriale.

Una ulteriore criticità che si trova con frequenza è quella del clima aziendale.

Una conduzione errata perpetrata per anni insinua un clima che spesso ho definito malsano.

Aziende di questo tipo non conoscono la meritocrazia e sono costantemente alla ricerca del colpevole.

Spesso la comunicazione interna non è corretta e c’è un costante scollamento fra proprietà, direzione e staff.

Situazione che si ripercuote direttamente sul business; in queste situazioni va ricostruito un clima di fiducia anche se all’inizio lo scetticismo da parte dei soggetti coinvolti è molto alto.

Alcuni potranno essere ricettivi al cambiamento ed al mutato scenario altri, come spesso è accaduto, non in grado di superare il passaggio culturale posto in atto dall’azienda.

In queste situazioni ho trovato difficoltà anche nell’inserimento di forza lavoro giovanile, assolutamente non favorita nel processo di accoglienza.

Purtroppo in alcuni casi l’azione manageriale di risanamento va resa più incisiva con interventi spesso drastici su chi di fatto è un ostacolo.

Il Covid ha ulteriormente complicato un quadro che già in precedenza era critico.

Gli effetti della terribile crisi non si sono ancora manifestati per una molteplicità di ragioni tra cui il sussidio statale alle imprese.

Il termine degli aiuti è però alle porte e per alcune imprese riorganizzare i processi interni, identificare una nuova strategia, riordinare il prodotto in prossimità della ripresa, potrebbe essere tardi.

Un’altra problematica frequentemente riscontrata riguarda l’errato utilizzo della tecnologia presente in azienda.

Spesso pur in presenza di un adeguato investimento tecnologico, l’utilizzo delle applicazioni risultava essere parziale se non addirittura errato.

Formare il personale dopo anni di mancato utilizzo degli strumenti che aveva disposizione è decisamente più difficile poiché va superato il cosiddetto blocco mentale dell’apprendimento.