
Bocca: bene la deducibilita’ Ma occorre lavorare anche sul fronte dell’equita’
Martedì 16 dicembre scade il termine per pagare il saldo IMU per l’anno 2025 e secondo le stime del Centro studi di Federalberghi, gli alberghi italiani pagheranno allo Stato e ai Comuni circa 418,4 milioni di euro, che si aggiungeranno all’acconto pagato a giugno, per un totale annuo di circa 837 milioni di euro.
Inoltre, elaborando i dati forniti dall’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle Entrate, emerge che le 67.465 unità immobiliari appartenenti al gruppo catastale “D/2” (alberghi e pensioni), pur rappresentando solo lo 0,10% dei 68 milioni di immobili censiti in catasto che producono reddito, hanno una rendita catastale superiore a 1,2 miliardi di euro, pari al 3,12% del totale.
“Un conto salato, afferma il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca, reso ancor più indigesto dagli aumenti dell’imposta di soggiorno sanciti recentemente dal disegno di legge di bilancio e dal decreto economia nonché dal fatto che l’imposta si paga anche per i periodi in cui le strutture ricettive sono chiuse o comunque vuote o utilizzate in minima parte”.
“A partire dal periodo d’imposta 2022, ricorda Bocca, l’IMU è integralmente deducibile dal reddito d’impresa. Si tratta di una misura apprezzabile, ma si può e si deve fare di più. Chiediamo allo Stato e ai Comuni di tener conto delle oscillazioni stagionali dell’attività, fissando esclusioni o riduzioni dell’imposta per i periodi dell’anno in cui la struttura non produce reddito. Chiediamo inoltre di assicurare parità di trattamento tra tutti i soggetti che operano sullo stesso mercato, applicando i medesimi parametri, sia per l’IMU sia per la TARI, a tutti gli immobili destinati all’accoglienza dei turisti, a prescindere dalla classificazione catastale.”