di Antonio Bordoni
“Tutto il mondo preferisce partecipare in modo dignitoso a cose grandi, piuttosto che essere padroncini di cose piccole. E questa cosa piccola che sta venendo fuori, e domestica certo che verrà fuori… non si può porre il paragone fra la Germania, la Francia e l’Italia. In quel caso stiamo parlando di operatori con le spalle robuste, internazionalizzati e che hanno possibilità di sviluppo e di investimenti. Noi avremo un’azienda che dovrà comunque campare sui prezzi alti.”
“È dignitoso ritrovarsi in una situazione, per la quale questa piccola compagnia – perché finirà così, il buon pronostico è questo – dovrà chiedere un passaggio ad un’altra compagnia per portare i propri clienti all’estero? E magari pretendere qualche soldino e prendersi qualche posizione di rendita su quello? È dignitoso fare il commerciante di clienti? Una compagnia simile è nazionale, di bandiera?”
Era il 10 settembre 2008 quando Luigi Bersani pronunciò queste parole in un articolato e davvero centrato intervento fatto alla Camera dove si parlava della cosiddetta Operazione Fenice tramite la quale si produsse quella farsesca operazione che vide Air One confluire in Alitalia per far nascere, così ci venne detto, la nuova Fenice la quale in realtà non è sorta nemmeno sacrificando la seconda compagnia aerea italiana.
E dunque in questi giorni siamo giunti all’epilogo finale da noi più volte annunciato, per avvertire gli italiani che la cura dimagrante cui è stata sottoposta Alitalia derivava solo e soltanto dal fatto che la sposa doveva essere di determinate non eccessive dimensioni per poter aspirare al matrimonio con il colosso di Francoforte.
Tutto è stato fatto con questo obiettivo. Certo, in questi ultimi anni l’ago della bussola ha oscillato fra Parigi e Francoforte, ma in ogni caso si sapeva che nessuno dei nostri politici aveva voglia di far tornare Alitalia ai suoi splendori quando era condotta da uomini di elevata esperienza.
Non illudiamoci pensando che l’acquisizione è avvenuta “solo” per il 40 per cento. Anche nel caso di Swissair, di Sabena, di Austrian e di Air Dolomiti, l’entrata di Lufthansa per acquisire questi vettori oggi tutti controllati al 100 per cento, è avvenuta in modo soft, in modo graduale mai totale all’inizio, e così sarà anche per ITA Airways.
Va comunque detto agli Italiani che Alitalia in tutte le classifiche, vuoi per numero passeggeri, vuoi per chilometri volati, vuoi come dimensioni flotta era molto al di sopra di Swissair, di Sabena e di Austrian, quindi questa volta il “colpaccio” messo a segno dai tedeschi è davvero grosso.
E nel dire ciò intendiamo riferirci alla ricchezza del mercato Italia nell’ambito della comunità dell’aviazione commerciale. Continueremo per sempre a chiederci come abbiamo fatto a sperperare una così grande opportunità che solo noi avevamo (e tuttora vantiamo) e che solo a noi spettava preservare, ma come tanti altri tesori italiani, anche quella che una volta era una grande compagnia di bandiera è andata e a nulla servono le lacrime di coccodrillo.
Prepariamoci quindi, come predisse Bersani, a chiedere un passaggio ad un’altra compagnia per portare i propri clienti all’estero. E prepariamoci anche a veder progressivamente salire quel 40 per cento di acquisizione a livelli ben più alti.
La totale conquista del mercato aereo italiano è solo all’inizio.
Tratto da www.Aviation-Industry-News.com