Testo e foto di Stefano Modena – Gennaio 2024
Nel bel mezzo della principale piazza di Tirana si trova la statua di Skanderbeg, il condottiero che nel 1400 guidò il suo popolo contro gli ottomani, marcando le origini dello stato albanese. Il vessillo della sua famiglia era un’aquila bicipite in campo rosso, in seguito diventato la bandiera nazionale. Gli illiri si stabilirono in questa terra intorno al 1000 a.C:, subirono la dominazione romana e ottomana, e solo nel 1912 dichiararono l’indipendenza, persa pochi anni dopo e riconquistata solo alla fine della Seconda guerra mondiale. La dittatura comunista insediata da Henver Hoxha nel 1944 durò fino agli ’90, quando gli sconvolgimenti seguiti alla caduta del muro di Berlino portarono finalmente la democrazia e l’inizio di un lungo percorso di sviluppo. Assurta alle cronache per l’incredibile successo della stagione turistica e gli accordi politici del 2023, l’Albania è un paese di forti contrasti, con uno splendido litorale, già fin troppo sfruttato, e città che raccontano tutta la storia del paese.
Guardando piazza Skandenberg si ripercorre buona parte della storia albanese degli ultimi secoli. Al centro troviamo la già nominata statua, da un lato si affaccia la Moschea di Ethem Bey con la torre dell’orologio, il simbolo della città. Il complesso è stato restaurato da pochi anni con il contributo di Ankara, interessata ad espandere la propria area di influenza su un territorio che l’ha vista egemone per secoli. Lo stile della piazza è tipico dell’architettura monumentalista di epoca fascista di Marcello Piacentini. Su un altro dei lati si erge il Palazzo della Cultura, con il suo enorme mosaico che rappresenta la storia albanese come la concepiva il regime comunista: un popolo da sempre in guerra e fieramente armato. Per quanto sia una città di 800.000 abitanti Tirana si gira bene a piedi, e in questo modo è possibile apprezzare strade e piazze sulle quali si affacciano bar con i tavoli all’aperto e negozi. Molte case sono state ridipinte trasformandole in una sorta di opera d’arte quando l’attuale Primo Ministro albanese Edi Rama era sindaco di Tirana. Tra i punti caratteristici della città ci sono la Grande Moschea, la cattedrale Ortodossa, ma anche il mercato. Un punto vitale, naturalmente pieno di gente, dove è anche possibile mangiare. Anche se i prezzi stanno rapidamente aumentando è ancora possibile mangiare bene e spendere poco, rispetto agli standard italiani. Infine meritano uno sguardo sia l’Università Politecnica di Tirana, che si trova nell’edificio che ospitava la Casa del Fascio, e la Piramide. Quest’ultima fu costruita per celebrare il dittatore Henver Hoxha su progetto di sua figlia e oggi è diventato un centro per conferenze.
Ad una cinquantina di chilometri a Nord di Tirana si trova Kruja, la città di Gjergj Kastrioti, il vero nome di Skanderberg. Costruita sulla sommità di una collina era protetta da mura e fu teatro dello scontro tra il condottiero e gli ottomani. Il castello che ospita il museo dedicato a questo eroe nazionale, è di recente costruzione, e offre una splendida vista. L’aria del passato si respira anche nel bazar, forse ormai un po’ troppo turistico, dove comunque si possono trovare icone e altri pezzi di artigianato locale.
Continuando verso nord, vicino ma non affacciata sull’omonimo lago che marca il confine con il Montenegro, si trova Scutari. La città è sempre stata contesa tra slavi e turchi, e più volte è stata persa e riconquistata dagli uni e dagli altri. È difesa dal Castello di Rozafa che si erge a 135 metri d’altezza sulla pianura circostante. Prende il nome da una donna che si lasciò murare viva nei bastioni in un patto col diavolo che avrebbe dovuto preservare l’integrità della fortezza, ma pretese che fosse lasciata un’apertura per continuare ad allattare suo figlio. Scutari era anche un importante centro commerciale, con un bazar che contava oltre 3.500 negozi. Il centro della città riflette la commistione di culture che si sono sovrapposte a Scutari, così che a pochi metri di distanza si trovano la moschea, la cattedrale ortodossa e la chiesa cattolica francescana. In città si respira un ambiente ottocentesco, con strade centrali che ancora hanno edifici a due piani che ospitano bar e ristoranti nei quali si può mangiare in terrazza.
Durazzo, a circa 40 km. da Tirana è il principale porto dell’Albania, qui arrivano i traghetti da Ancona e Bari. Una volta era collegata con la capitale da una ferrovia, ormai in disuso dal 2013, ma una nuova linea dovrebbe essere inaugurata nel corso di quest’anno. Il lungomare è il luogo d’incontro per eccellenza, pieno di bar, ristoranti e locali alla moda. Nel centro storico, invece, si trova il principale legato storico romano, un enorme anfiteatro, il più grande dei Balcani, costruito nel II secolo d. C., che poteva ospitare fino a 15.000 spettatori. I veneziani, che qui avevano una delle loro basi nell’Adriatico, hanno lasciato come segno del loro passaggio la torre di fortificazione, costruita nel XV secolo.
Berati, situata nell’entroterra a circa 100 km da Durazzo, è una cittadella fortificata costruita sul Monte Tomori. Il suo centro, dichiarato nel 2008 Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, e ancora attraversato da pastori con le pecore e bambini che giocano. Berati è ricca di chiese e cappelle, ma anche di moschee, eredità della dominazione ottomana. Per quanto il regime comunista abbia imposto l’ateismo di stato per quaranta anni, i sentimenti religiosi tendono riaffiorare nel clima di secolare tolleranza. È nota anche come la “città dalle mille finestre” per via delle case bianche dotate di ampie vetrate accalcate sul pendio in riva al fiume Osum.
Proseguendo verso sud e tornando sulla costa, si arriva a Valona, a soli 70 km dalla costa pugliese. Qui Ismail Qemail dichiarò l’indipendenza dell’Albania nel 1912, in un edificio ora trasformato in museo. Non è quindi un caso che la ricorrenza sia particolarmente sentita e onorata da un imponente monumento. Della dominazione turca resta la bella Moschea di Muradie, voluta dal Gran visir dell’Impero ottomano Sinan Pasha. La città si affaccia su una splendida baia, con un lungomare alberato che cinge la spiaggia in cui cittadini e turisti si riversano nelle belle giornate di sole
Ancora più a sud, al confine con la Grecia e di fronte a Corfù si trova Saranda. Sorge su una bella baia. È stata tra le prime mete turistiche albanesi ad essere sviluppate, così ha visto crescere a dismisura nuove case e palazzi che l’hanno snaturata. Molto più interessante è Butrinto, dove si trova il più importante parco archeologico del paese, sito UNESCO fin dal 1992. La sua scoperta si deve a Luigi Maria Ugolini, uno studioso italiano che nel 1928 si mise sulle tracce di Buthrotum, secondo l’Eneide di Virgilio la città fondata dai troiani dopo la distruzione della loro città.
Nel parco si può toccare con mano la stratificazione storica di costruzioni di epoca illirica, romana, ottomana, veneziana, e come in ogni angolo del paese è possibile vedere alcuni dei bunker costruiti in epoca comunista, per difendersi da possibili invasioni. Il rischio in realtà era molto basso e la funzione militare limitata, la vera utilità di questi ripari era la creazione di un senso di insicurezza collettivo volto a isolare l’Albania dalle contaminazioni esterne e accrescere il potere del regime.
Spostandosi verso l’interno verso nord, seguendo il corso dei fiumi Bistrica e Drino, si arriva ad Argirocastro, letteralmente “Fortezza d’argento”, luogo di nascita di Henver Hoxha. La città ha mantenuto molte delle case risalenti all’800 di commercianti ottomani. Alcune sono ancora ben conservate e visitabili, e permettono di capire come si svolgeva la vita più di un secolo fa. Per la sua peculiarità Argirocastro è stata inserita nel 2005 tra i siti Patrimonio dell’umanità dell’UNESCO. Sulla cima della collina si trova il castello, una enorme costruzione che domina la città e dal quale si gode di uno splendido panorama.