Secondo voi, è davvero possibile che si potesse credere che i numeri dei traffici mondiali sui passeggeri, sulle merci, sui veicoli, sugli aeroplani potevano davvero aumentare all’infinito, senza sosta alcuna? Non riteniamo plausibile che persone acculturate come gli analisti e consulenti marketing lo pensino sul serio, in quanto non possiamo credere che essi ignorano che il pianeta Terra ha una circonferenza ben delimitata, la quale non si può espandere secondo le esigenze dei fabbricanti, anzi alla fine sono quest’ultimi che dovranno adattarsi e comportarsi di conseguenza (almeno lo speriamo). Ma quest’ultimo particolare sembra essere ignorato dai più, o per usare un termine freudiano esso viene “rimosso”.Tim Clark, ceo di Emirates Airlines, parlando in questi giorni a Farnborough ha confermato l’ordine del valore di 9 miliardi di dollari per 30 nuovi Boeing 777, i quali si vanno ad aggiungere al nuovo ordine per 32 nuovi aeromobili A380 che diventano così 90. Un numero enorme che fa della compagnia di Dubai il vettore numero uno per acquisti di A380. Clark ha detto che con i nuovi ordini combinati di A380 e di Boeing 777 il piano attuale di espansione e di ricambio dei velivoli per la sua compagnia si deve ritenere, almeno per il momento, esaurito. Ma poi ha aggiunto una frase che andrebbe molto ponderata: “impedimenti fisici, materiali rappresentano i più grandi problemi per la crescita di Emirates, e con questo intendo dire che non tutti gli aeroporti sono in grado di ospitare gli A380, oppure di quanto tempo occorra affinché l’hub di Dubai possa assicurare la nostra espansione, senza dimenticare poi problemi di congestione del traffico aereo; se non fosse per tutti questi fattori i nostri ordini sarebbero stati ancora maggiori”.
Nelle parole del Ceo di Emirates sono ben compendiati i problemi non solo dell’aviazione civile ma in pratica di tutto il mondo civilizzato. opotutto le fabbriche fanno il loro mestiere quando continuano a sfornare nuove macchine, nuovi modelli, nuovi velivoli facendo uso del loro allettante richiamo: con questo nuovo modello consumerai meno carburante e quindi farai migliorare i tuoi conti. Ma il fatto è che queste macchine non sempre rimpiazzano e sostituiscono velivoli obsoleti, bensì si vanno ad aggiungere ad essi, per non parlare poi del numero delle compagnie aeree anche loro in continua crescita.
Nel 1998 le flotte delle aerolinee mondiali disponevano di 18.390 velivoli, nel 2008 questa cifra era diventata di 28.506
Questi aerei devono venir ospitati su aeroporti i quali quindi si danno da fare per ampliare i parcheggi e per costruire nuove piste. Ma ecco finalmente qualcuno – e si badi bene non il solito giornalista fissato con l’ambiente – appartenente addirittura alle compagnie aeree che lancia un avvertimento ovvio e lineare del tipo guardate che se fosse per me, per la mia compagnia io ne potrei pure acquistare di più, ma qui inizia a sorgere il problema degli spazi in cielo come in terra.
Clark ha inoltre precisato che dopo aver piazzato l’ordine che porta il numero degli A380 a novanta esemplari, la sua compagnia ha ricevuto comunicazioni da una ventina di aeroporti, per la maggior parte europei, i quali preso atto del mega ordine, hanno annunciato la loro intenzione di prepararsi ad ospitare il velivolo chiedendo a loro volta assicurazioni circa la volontà da parte di Emirates di aprire collegamenti con il loro aeroporto.
Ed ecco allora che il gioco continua e il cerchio si chiude: dalla fabbrica alla compagnia, dalla compagnia all’aeroporto. Senza dimenticare un particolare di non poco conto e cioè che si può ampliare un aeroporto ma le compagnie che su di esso oggi operano non è detto che debbano mantenere il servizio per sempre….
Ora è senz’altro vero che l’area del Medio Oriente è quella in cui le previsioni indicano il più alto rateo di sviluppo dei traffici (vedi tabella), tuttavia l’avvertimento di Clark ha una sua logica dal momento che gli aerei che una compagnia ordina non vengono usati nel solo Paese di acquisto (come avviene ad esempio per i veicoli) ma debbono invece andare in giro per il mondo e trovare aeroporti adeguatamente idonei alle loro specifiche tecniche.
L’aviazione civile quindi, e in particolare i paesi già “avanzati” si trovano di fronte ad un dilemma di non poco conto, quello cioè di adeguare i propri già angusti spazi alle richieste di nuovi arrivi, scontrandosi -ormai è prassi abituale- con chi dice basta agli ampliamenti.
Come finirà questa storia delle fabbriche che debbono continuare a vendere e dello spazio che scarseggia, una storia che sempre più ricorda il classico cane che si morde la coda?
Se la crescita continua incontrollata, per i traffici aerei si potrebbe pensare a un ritorno degli idrovolanti, visto che nel mare c’è tanto spazio… oppure l’alternativa sarebbe quella di una crescita ragionata come avveniva ai tempi della tanto vituperata regolamentazione.
Vedete, forse non tutti lo ricordano, ma c’era un tempo in cui i collegamenti aerei venivano aperti solo laddove sussisteva una concreta domanda di traffico e la capacità che si metteva in linea cercava di venire incontro a questa domanda.
E se a tal proposito qualcuno avanzasse l’obiezione che regolamentazione equivaleva a tariffe monopolistiche, siamo pronti anche a rispondere a questa obiezione.
Oggi, ogni qualvolta qualcuno apre il tema sollevato da Tim Clark ci torna alla mente quella insuperabile battuta, crediamo fatta da Beppe Grillo, il quale un giorno annotò come le nostre autostrade abbondano di camion che vanno continuamente su e giù per l’Italia; i produttori del sud portano la loro acqua minerale nelle città del nord, e l’acqua minerale che sgorga dalle sorgenti del nord viene portata a sud. Riflettendo sempre sull’aspetto ambientale, la domanda che sorgeva spontanea era più o meno la seguente: ma sarebbe davvero impossibile se ognuno si beve l’acqua che ha?
PKM – Passeggeri-Km (percentuale di incremento stimata dall’ICAO)
Anno 2009 2010
AFRICA -3,3 9,8
ASIA/PACIFICO -0,2 10,8
EUROPA -3,9 3,5
MEDIO ORIENTE 9,1 15,5
NORD AMERICA -3,9 2,8
SUD AMERICA 0,9 9,8
Antonio Bordoni