Ebbene sì, anche a me è capitata la disavventura di trovarmi a Parigi proprio quando è nevicato e l’aeroporto principale di Parigi è stato messo K.O. da questo evento,il quale non so quanto possa essere stato eccezionale, vista la posizione geografica del paese. Ho sempre avuto l’abitudine di dire pane al pane e vino al vino ed ho sempre criticato l’Italia perché, in ogni tipo di evento che avviene nel nostro paese, i nostri Governi non sanno mai (e non hanno saputo mai) come gestirlo. Ma, questa volta, devo dire che Parigi non è stata da meno in quanto a disservizi, caos e cattiva gestione del problema, soprattutto da parte dello scalo parigino e dei suoi impiegati.
Sono partita da Roma il 17 dicembre e, con grande sorpresa, nonostante le previsioni del tempo indicassero neve a Parigi, appena arrivata ho trovato il sole. Ma, come accade solitamente da quelle parti (ma come ormai avviene anche da noi), il tempo è improvvisamente cambiato e in serata è incominciato a nevicare.
Dall’aereo avevo visto i dintorni di Parigi imbiancati, ma le piste dell’aeroporto erano pulite e l’aeromobile dell’Air France era atterrato senza alcun problema. In fondo, una settimana prima ero stata a Copenhagen ed ero atterrata sotto una forte nevicata e su una pista coperta di neve, senza che accadesse nulla.
Ma torniamo a Parigi. Nei 2 giorni successivi, il tempo è stato abbastanza variabile con pioggia, neve abbondante per mezza giornata (il 19) e qualche sprazzo di sole pomeridiano.
Il giorno della partenza (il 20 dicembre), c’è stata una leggera nevicata e, proprio per evitare problemi di traffico stradale, ho preso il treno per arrivare in aeroporto con molto anticipo rispetto all’orario previsto della partenza (AF 2204 delle ore 16.40). In pratica, sono arrivata al Charles De Gaulle alle ore 12.00 – anziché alle 14.40 – e nell’aerostazione già c’era un caos tremendo e lunghe file per arrivare ai banchi accettazione. Ero in compagnia di un’amica che, per sua sfortuna, è caduta prima di entrare in aeroporto ed ha avuto bisogno di una sedia a rotelle per potersi spostare oltre ad una visita al Medical Centre dell’aeroporto a causa di un forte dolore
che provava ad una gamba. Niente da eccepire sul servizio medico e sulla prontezza dei vigili che l’hanno accompagnata nel centro medico stesso…ma il bello è venuto verso le ore 16.00 quando abbiamo saputo che il nostro volo era stato cancellato. Lasciata la mia amica in una stanza del Medical Centre, sono salita in aerostazione sia per sapere la motivazione della cancellazione del volo, sia quando ci avrebbero riprotette sul volo successivo ecc…
Ma di voli cancellati ce n’erano stati in abbondanza, sia quel giorno che nei giorni precedenti, e nell’aerostazione nessuno sapeva dove doveva andare e cosa doveva fare.
Gli impiegati (pochi) sembravano spariti nel nulla e tutti i passeggeri erano alla ricerca di qualcuno che potesse dare qualche informazione sui propri voli annullati.
Indispettita per la cancellazione del volo e per la mancanza di notizie sul da farsi in quella situazione, mi sono diretta nella direzione dove ho notato più persone ferme, e lì ho trovato 2 dipendenti aeroportuali che, però, affermavano di non sapere niente e ci indicavano di metterci in fila laddove già ne esisteva una lunghissima formata da 7 persone alla volta. Dopo 3 ore di attesa in piedi, senza aver pranzato e senza aver incontrato alcun impiegato a cui chiedere delucidazioni – ero ancora lontanissima dall’arrivare nell’ufficio dove c’era scritto “Ticketing” (ma poi, che c’entrava quell’ufficio?) ed ho tentato nuovamente di trovare qualcuno a cui chiedere se realmente quella era la fila giusta. Mentre la mia amica era nel letto dell’infermeria, cercavamo di avere contatti con il cellulare che, chiaramente, nell’aerostazione non aveva campo. Ad un certo momento, ho sollecitato una giovane coppia di italiani, (visto che non potevo lasciare la mia fila essendo da sola), ad andare in giro per sapere se stessimo perdendo solo tempo in quella fila che non mi sembrava giusta. Infatti, il ragazzo, al ritorno, mi informa che la fila era sbagliata e, quindi dovevamo ricominciare da capo in un’altra!!! Mi posiziono, senza più la cosiddetta “santa pazienza”, da un’altra parte (il Customer Service) e scelgo la fila che mi sembrava meno lunga. Errore madornale! Passa del tempo e mi accorgo che l’impiegata, anziché stare fissa nel desk della fila, andava da una parte all’altra a spiegare agli impiegati come dovevano operare sui terminali (per lo meno è quello che ho pensato, data la frequenza degli spostamenti). Sono andata a reclamare per far sì che l’impiegata stesse fissa nel suo banco e mi sono sentita rispondere che c’erano dei problemi per i quali era richiesta la sua presenza. La fila si allungava sempre di più e le pratiche per ogni persona duravano tantissimo. Ad un certo punto è arrivata un’altra impiegata e tutti noi abbiamo pensato che, finalmente, ci fosse una persona in più a smaltire la fila che si allungava a vista d’occhio. Altro grave errore! Ad un tratto, vediamo andar via entrambe e lasciare la postazione vuota. Sono andata nuovamente a protestare con l’impiegato più vicino il quale, senza neppure alzare la testa mi ha risposto che la collega si era sentita poco bene e che entro 5 minuti sarebbe arrivato un altro impiegato. I 5 minuti sono diventati quasi un’ora e la pazienza se n’era proprio andata! Nella fila c’erano persone non italiane che non riuscivano a partire da 3 giorni, eppure mi dicevano di prendere la cosa con filosofia perché tanto le cose non sarebbero cambiate. E invece, ecco che 2 impiegate si siedono davanti al desk e iniziano a effettuare le pratiche degli avviliti passeggeri. Una delle 2 se ne va e resta una ragazza dalla faccia molto poco cordiale. Quando pensiamo che, forse, riusciremo ad imbarcarci su un volo del giorno dopo (era ormai troppo tardi per pensare che ce ne fosse ancora uno in pista) arriva un intoppo: la prenotazione di un ragazzo filippino che si doveva recare a Manila risulta cancellata. Grandi manovre per cercare di sistemare il ragazzo e, dopo un’ora esatta nella quale ancora non si vedeva luce sulla sua prenotazione, ho suggerito all’impiegata se non fosse stato il caso di chiamare qualcuno per sbrigare la pratica del filippino ed andare avanti con gli altri che erano li, in piedi e senza aver mangiato e bevuto nulla, da oltre 7 ore. Mi sono sentita rispondere che la stavo disturbando e che non voleva parlare affatto con me, anzi, non le avrei più dovuto rivolgere la parola fino al mio turno! Una bella maleducata, non c’è che dire, e, oltretutto, anche arrogante e poco rispettosa dei passeggeri che non avevano alcuna colpa nell’annullamento del volo, anzi, erano solo i danneggiati. Nel frattempo, la mia amica, non avendo più mie notizie, ed essendo preoccupata per il tanto tempo trascorso, era uscita – sempre in carrozzella – dal centro medico per venirmi a cercare in aerostazione, dove non aveva trovato nessuno disponibile dell’assistenza a portarla da me. A mezzanotte esatta, ci è stata consegnata la carta d’imbarco per un volo del mattino successivo e il voucher per l’hotel. L’assistenza per la mia amica sarebbe arrivata nel giro di 15 minuti e saremmo andate a prendere i bagagli rimasti nel centro medico. Dopo quaranta minuti, nessun assistente era arrivato da noi e la mia amica è andata a reclamare dall’impiegata, sempre visibilmente seccata. Ad un certo punto, ho preso la mia macchina fotografica ed ho incominciato a scattare alcune foto della fila dove ero io e delle altre persone che incominciavano a prepararsi per bivaccare in aeroporto. L’impiegata, appena ha visto la mia macchina fotografica, si è coperta il viso con un foglio, dopo di che si è alzata ed è andata a parlare con i poliziotti che si trovavano in aeroporto. Con molta soddisfazione, è ritornata indietro ed è venuta a dirmi di avermi segnalata alla polizia e, quindi, il mio nome era nella lista della polizia aeroportuale. Ho risposto che non mi aveva messo alcuna paura e che io avevo fotografato soltanto la fila e non lei, anzi, la sua persona negativa l’avrei voluta proprio cancellare dalla mia mente per non associarla a Parigi! Terminato questo “round”, era ormai passata l’una di notte, ho accompagnato la mia amica verso l’ascensore per andarci a riprendere i bagagli e attendere una navetta che ci avrebbe portato in albergo. A quel punto abbiamo incontrato 2 persone che si occupavano di assistenza e ci hanno dato un aiuto.
Alle 02.00 siamo arrivati in un hotel vicino l’aeroporto e alle 07.00 ci sono venuti a prendere per ricondurci in aerostazione. Ma il nostro volo (delle ore 09.45) era stato nuovamente cancellato e di nuovo ci era ripreso un grande sconforto. Per nostra fortuna, un assistente di nazionalità algerina era andato con i nostri documenti e la carta d’imbarco a far registrare la nostra presenza al check-in e, quando si è accorto dell’annullamento del nostro volo, ci ha fatto riproteggere su un volo Alitalia che, però, non risultava su alcun display. Arrivate nel nostro gate, non abbiamo trovato alcuna notifica di questo fantomatico volo fino a quando una signora inglese – anche lei “prigioniera” da un giorno, ci ha detto di aver visto un piccolo display situato in alto subito dopo il controllo della polizia. Finalmente, ma solo lì, risultava il volo AZ 319 in code share con AF. Ma fino a quando non ci hanno materialmente caricato a bordo, siamo state con l’angoscia di dover restare nuovamente in aeroporto e passare una nuova “ordinaria” giornata di follia, di stanchezza, di delusione, di arrabbiature al Charles de Gaulle!!! Ho sentito tanta gente dire che non avrebbe più messo piede a Parigi. Io non la penso così, ma ho riflettuto sul fatto che un aeroporto che è il secondo in Europa per numero di passeggeri, deve mettere in conto che possa chiudere per un giorno. Ma deve essere preparato al fatto che le migliaia di persone che rimangono a terra, non possono essere abbandonate come pacchi postali. E’ normale che le compagnie aeree non abbiano aerei sufficienti per imbarcare tutti assieme i passeggeri che dovrebbero partire in 2 giorni, ma è normale che questi ultimi debbano essere assistiti nel miglior modo possibile. Non so come funzioni il discorso dei turni in Francia, ma ritengo che, in situazioni di emergenza, il personale non debba “timbrare il cartellino” appena finite le proprie ore di lavoro. Non ci fanno una bella figura loro stessi, ma non la fanno fare neppure alla compagnia per la quale lavorano e neppure al Paese al quale vengono associati i disservizi!
Liliana Comandè
Aggiungo che, (sono l’amica infortunata di Liliana) quando da sola sulla sediolina a rotelle sono andata alla ricerca di Liliana (impresa ardua, era come cercare un ago in un pagliaio), ho chiesto a 2 impiegati degli aereoporti di Parigi di assistermi spingendo la carrozzina alla ricerca di Liliana, perché non riuscivamo a metterci in contatto telefonicamente, ma mi hanno detto che non potevano spingermi perchè non rientrava nelle loro competenze. Mi sono domandata se un gesto umano avrebbe potuto scaturire in loro, vista la mia condizione!!!
Mi hanno solo indirizzata verso una fila lunghissima, ove si prevedeva trovarsi la gente che avrebbe dovuto partire x Roma. Disperata, cerco di guardare dappertuto ed ecco che, a distanza, riconosco il cappellino di Liliana e chiedendo permesso tra la “pazza folla”, raggiungo Liliana
e mi unisco a lei, ecc .ecc. ecc. Viva l’Italia e abbasso Parigi.
E poi dicono che l’ITALIA non funziona! Lei, cara signora Comandè, ha dipinto esattamente come funzionano le cose anche fuori dal nostro paese. E il bello è che si parla di un aeroporto internazionale, uno dei più grandi (e teoricamente piu’ organizzati) d’Europa, situato in un paese piuttosto abituato alle nevicate e che non avrebbe dovuto essere colto così alla sprovvista, a mio avviso.
Eppure è successo a milioni di passeggeri, di ritrovarsi a bivaccare in aeroporto, ammassati come degli animali in cerca di speigazioni che non arrivano o ricevendo risposte davvero poco esaustive.
Di chi è la colpa? Del Maltempo ? della scarsa coordinazione degli addetti aeroportuali interessati? Delle compagnie aeree? In casi come questo ci dovrebbe essere un sincronismo enorme tra tutte le entità coinvolte con il fine unico di far sostare e di soccorrere al meglio i passeggeri che, alla fine, sono sempre loro a rimetterci, anche oltralpe !
Saluti Maurizio
Cara signora Comandè leggendo il suo articolo si è capito che tutto il mondo è paese!
Peccato, però, che la Francia (definito come uno dei più importanti punti di snodo internazionale)dovrebbe essere abituata a questo tipo di emergenze!Ma la cosa è stata gestita in maniera pessima!E al solito chi ci rimette?…
Cari Saluti, Alessia ADV
Complimenti per il suo articolo sig.ra Comandè !
Devo ammettere che leggendolo, ho proprio apprezzato la sua schiettezza nell’esporre i fatti accaduti.
Del resto, se posso permettermi, questa sua abilità la riscontro in ogni suo articolo o editoriale, e sono ormai paercchi anni che seguo il travelling interline, ed ho potuto vedere tutte le evoluzioni (anzi le INVOLUZIONI) del turismo.
Credo che il ns settore abbia proprio bisogno di un portavoce come lei, che dicano le cose come stanno, che evidenzino REALMENTE le problematiche del ramo contro cui, quotidianamente ci scontriamo!
Ha mai pensato di candidarsi alla presidenza di qualche associazione di categoria? Avrebbe da parte mia un voto sicuro ! Continui sempre così, mi raccomando ! Di questo oggi abbiamo bisogno, di verità reali, pure e, se ncessario, anche crude! Un caro saluto Paolo
Liliana la tua avventura è emblematica e dal tuo racconto dettagliato emerge il solito problema(di cui spesso ci lamentiamo nei nostri aereoporti,ma vedo che non ne abbiamo l esclusiva):il verificarsi di una situazione di emergenza,nel settore aeroportuale,va messa nel conto per svariati motivi(eventi atmosferici,ritardi aerei,atti di terrorismo;guasti tecnici),ma quello che crea il caos e porta,di conseguenza,all esasperazione delle persone coinvolte è la sua pessima gestione,soprattutto in scali internazionali di primo livello abituati a un alto traffico quotidiano di aereomobili e passeggeri.Quello che esaspera è la mancanza di informazioni e di assistenza che purtroppo,e nonostante le esperienze passate,continua a verificarsi.Ma quello che non è in alcun modo tollerabile è la maleducazione degli addetti nei confronti di chi,ospite nel tuo paese,si trova in una situazione di difficoltà:non è certo un buon biglietto da visita.Forse,in alcuni casi,ai corsi di formazione per l accoglienza al cliente,andrebbero aggiunti anche corso di buona educazione…
Un caro saluto
Rino Siconolfi
Cara Liliana penso che se in questo settore ci fossero più persone come te, andrebbe tutto meglio. Hai il coraggio di dire la verità sempre e comunque. Ti ammiro molto e ti seguo sempre con attenzione. Buona giornata
Mi sono rincuorata. Non siamo solo noi quelli che non sanno affrontare una situazione di emergenza. Però che vergogna il comportamento degli impiegati!
Cordiali saluti
Cinzia da Torino
Perché al posto di tutti i Presidenti delle nostre Associazioni di categoria non ci sono persone come lei? Il nostro settore avrebbe un rappresentante come si deve e, forse avrebbe più voce in capitolo con le Istituzioni!
Sa a cosa mi ha fatto pensare il suo articolo? Che in realtà il paese siamo e lo facciamo noi con i nostri comportamenti.
Grazie per averci fatto capire cosa è successo veramente in quei giorni a Parigi.
Buona giornata
Federico
Sono d’accordo con Rino Siconolfi, la disinformazione e la maleducazione non sono mai tollerabili, soprattutto nei confronti di chi ha subìto un danno.