Come il bambino esce dal liquido amniotico per vedere la luce, così l’adulto esce ogni volta dall’acqua del mikve, il bagno rituale ebraico: puro, incorrotto, pronto per il mondo. Ecco perchè la tradizione del bagno è per gli ebrei così importante e perchè si trovano bagni rituali in ogni insediamento sin dall’antichità: il bagno simboleggia la vita e l’acqua è il mezzo attraverso il quale si nasce o si ri-nasce continuamente.
La scoperta recentissima di un bagno rituale nei pressi del quartiere di Kiryat Menachem, a sud ovest di Gerusalemme, è però piuttosto straordinaria perchè questo mikve ha delle caratteristiche molto particolari. Emerso durante gli scavi che dovevano servire alla costruzione di strade, presenta la tipica camera sotterranea ma ha un sistema idraulico di notevole complessità. Solitamente infatti la vasca di raccolta dell’acqua piovana è soltanto una, e da quella si alimenta la stanza del bagno. La struttura di Kiryat possiede invece ben tre vasche di raccolta, scavate sul tetto del bagno, dalle quali parte un complesso sistema di raccordi che convogliano l’acqua senza che sia necessario alcun contatto umano, come prevede la regola del kashruth.
La presenza di tre vasche racconta di una grande perizia tecnica (sorprendente, visto che siamo nel periodo del Secondo Tempio, ossia circa nel VI secolo a.C.), ma anche della necessità, in una zona di siccità, di non sprecare neanche una goccia d’acqua. Benyamin Storchan, che dirige gli scavi per conto dell’Israel Antiquities Authority, ha sottolineato l’accezionalità della scoperta: “Sono stati rinvenuti diversi mikve nei pressi di Gerusalemme”-ha detto “ma questo è davvero insolito. Il sistema idraulico, molto evoluto, fa sì che l’acqua non filtri nella terra grazie alla malta che riveste le vasche. Si tratta di un sito interessante e sorprendentemente moderno”.
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