“Please note that in case of code-share flight operated by another carrier, different rules may apply. In this case, please consult your travel agent regarding actual times of check-in open and close times”. Questa frase è estratta da un normale biglietto di una normalissima compagnia aerea e nella sua disarmante linearità è illuminante circa lo stato di incertezza (e di confusione) in cui si trova oggi a volare il passeggero, in barba a tutte le belle chiacchiere che vengono fatte sulla trasparenza del contratto di trasporto aereo.
Cosa vuol dire esattamente la frase da noi riportata? Vuol dire che se il passeggero ha acquistato il biglietto aereo emesso dalla compagnia “A” ma si ritrova a volare con un aereo ed equipaggio di un’altra aerolinea “B” si deve rivolgere a quest’ultima se per caso ha bisogno di conoscere qualche “dettaglio” o informazione supplementare sul suo volo.
Quindi anche se lui ha acquistato un biglietto scegliendo una certa aerolinea, si trova invece a confrontarsi con i regolamenti di un’altra compagnia. E fin qui saremmo tentati di dire nulla di nuovo sotto il sole: tutti ricordiamo le polemiche sorte all’indomani dell’incidente di Fiumicino Carpatair/Alitalia, solo per citare uno fra i tanti esempi disponibili con la maggior parte delle compagnie aeree.
Ma vi è un altro particolare che merita di venir sottolineato. Nell’annuncio non viene esplicitamente detto di rivolgersi alla seconda aerolinea, bensì “rivolgetevi al vostro agente di viaggio”.
Ma quest’ultimo, scusate, non è per caso quel soggetto che qualcuno si è spinto a definire un parassita, e nei confronti del quale la maggior parte delle compagnie ha portato la commissione a valori di crescita simili a quelli del PIL italiano, ovvero allo zero percento o dintorni?
E l’agente di viaggio per quale motivo dovrebbe prestarsi a fornire queste delucidazioni per una seconda aerolinea quando anche dalla prima aerolinea, quella diciamo ufficiale, non ha alcun ritorno riconosciuto?
Qui entriamo nell’annoso problema delle “zero commission” e di quelle agent fees che l’agente di viaggio dovrebbe ricaricare al passeggero, tuttavia vale la pena far notare come nel caso di una percentuale di commissione è l’aerolinea a farsi carico di essa, mentre nel caso di commissione zero e applicazione di agent fee è il passeggero a dover assorbire il costo.
Evidentemente per le compagnie aeree tutto ciò è perfettamente normale, come del resto lo è quell’altra scandalosa vicenda di mischiare la sovrattassa carburante, che è un revenue al 100 per cento di competenza del vettore, insieme alle tasse aeroportuali.
Questa storia del code-sharing ben si inserisce nel clima di scarsa trasparenza che caratterizza l’odierna industria del trasporto aereo. Una volta se un passeggero si ritrovava a volare con una compagnia differente da quella da lui prescelta è perché a causa di un evento eccezionale, quale poteva essere ad esempio una macchina improvvisamente in manutenzione, la compagnia aerea era costretta a ricorrere al noleggio di una macchina da altro vettore, ma ciò che disturba è che oggi questa possibilità di trovare all’aeroporto un aereo di compagnia differente da quella acquistata non è più un evento eccezionale dovuto ad un fatto straordinario, bensì rientra in una pratica commerciale diffusa ed epidemica che nessuno riesce a fermare.
E il passeggero? La parola d’ordine è “arrangiatevi”. E se qualcosa non quadra rivolgetevi al vostro agente di viaggio….