di Liliana Comandè.
L’isola che porta il nome del fratello di Cristoforo Colombo…
Il fratello di Cristoforo Colombo si chiamava Bartolomeo. Ed è in suo onore che il nostro navigatore chiamò Saint Barthelemy, un’isola piccola piccola di soli 20 chilometri quadrati, le cui montagne sono ricoperte da una vegetazione foltissima e le cui numerosissime spiagge sono formate da una incredibile sabbia di origine corallina.
I primi colonizzatori fecero capolino nell’isola nel 1648 e Saint Barthelemy, meglio conosciuta con il diminutivo di Saint Barts, a parte un brevissimo periodo di dominazione britannica nel 1758, rimase costantemente francese fino al 1784, anno in cui l’isola fu venduta alla Svezia in cambio di un magazzino a Goteborg!
Gli svedesi, dopo aver chiamato la capitale Gustavia, in onore del loro re, la dichiararono porto franco e diedero l’avvio ad un fiorente – e molto spesso clandestino – commercio.
Alla fine delle guerre in Europa, l’isola ritornò sotto il dominio francese, ma il suo stato di porto franco rimase. Si potrebbe dire che Saint Barts ha due facce: una che rispecchia la tranquillità dei suoi abitanti, le cui donne anziane camminano a piedi scalzi e intrecciano paglia, per cestini e cappelli sotto il sole, e un’altra, che è l’immagine della ricchezza e del lusso (è qui che la famiglia Rockfeller possiede una villa con tanto di rifugio antiatomico), una specie di Saint Tropez caraibica, per intenderci.
Del resto, il porto di Gustavia è talmente piccolo che soltanto gli yacht possono attraccarvi. Visitare la capitale è quasi d’obbligo; nonostante le sue dimensioni ricordino una casa di bambole, la città è nota come centro di grandi attività.
Percorrendo, invece, la Route de Grand Fond, si possono ammirare splendide spiagge su cui fermarsi, magari per prendere un po’ di sole o fare immersioni subacquee, per poi proseguire verso Grand Fond, la zona rurale formata da fattorie, tutte rigorosamente in legno, e da casette con il tetto in tegole. E’ proprio tutto un altro mondo.
Più breve, ma ugualmente interessante, è il percorso chiamato Route Corossol da attraversare fino al villaggio della paglia, dove risiedono gli anziani dell’isola, discendenti dei primi colonizzatori francesi ed esperti nel comporre graziosissimi oggetti in paglia.
La vita notturna a Saint Barts è fatta di ristoranti, caffè, club, pianobar e locali – molti dei quali ricavati all’interno di caratteristiche abitazioni – in cui “gustare”, come dopocena, dell’ottimo jazz, rigorosamente live, magari prima di andare a fare quattro salti in una delle più note discoteche, frequentate da scatenati nottambuli di ogni età.