Il “fai da te” porta lavoro e soldi all’estero bypassando i programmi dei T.O. nostrani e le prenotazioni attraverso i dettaglianti. Non è delocalizzazione del lavoro questo? Qual è la differenza fra l’industria che fa lavorare operai e impiegati nelle fabbriche fuori dai nostri confini e chi si prenota sul web tutti i servizi con gli operatori esteri?
Mi capita spesso di viaggiare nei Press Tour e volare con tante compagnie diverse, soprattutto per viaggi a lungo raggio. Il viaggiare e confrontarsi con culture diverse le considero fra le cose più belle e gratificanti della mia vita e, se non fosse per gli impegni lavorativi in Italia, confesso che, a volte, resterei nei paesi che vado a visitare. Appartengo alla vecchia guardia e, per fortuna o per sfortuna, sono ancora molto attaccata a ciò che appartiene al passato – solo alle cose positive, s’intende – e in alcuni paesi esteri ho trovato stili di vita molto diversi dal nostro.
Rimpiango i tempi in cui c’era un grande rispetto per le persone anziane, il senso della famiglia, il vivere un po’ tutti insieme. Ma come è nella logica delle cose, tutto cambia e tutto si evolve. Il progresso ha portato tanti benefici ma anche tante cose negative.
Non a caso, quando accade qualcosa di brutto, si dice “è lo scotto che si deve pagare per il progresso”. Sono cambiati i costumi e se mi capita di rivedere qualche vecchio film mi rendo conto di quanto realmente siano mutati.
Oggi manca quel senso di solidarietà, che apparteneva a chi veniva fuori dalla guerra e dalla fame, e che rendeva il vivere più umano, più sopportabile (questo avveniva soprattutto nei piccoli centri o nelle province, ma anche in città non si era mai lasciati soli se si aveva bisogno del prossimo).
Oggi assistiamo allo sgretolamento dei valori ai quali ci hanno abituato i nostri genitori e, chi ha la mia età, si trova un po’ come “un pesce fuor d’acqua” in questa società che ha creato tanto individualismo e così poca solidarietà umana (la colpa, probabilmente, è anche nostra perché non abbiamo voluto far passare ai nostri figli ciò che abbiamo provato noi e, a volte, li abbiamo resi deboli, incapaci di prendersi delle responsabilità e a ragionare non più con il cuore e la testa ma con il…portafogli).
Se penso a quanti mestieri sono scomparsi, o a quanti lavori non vengono più effettuati dai nostri giovani, mi sembra di tornare agli anni ’50, quando dall’Italia partivano gli uomini per la Svizzera, il Belgio e la Germania, alla ricerca di un lavoro di grande fatica che i locali non volevano più fare.
Oggi la situazione si è ribaltata e noi siamo diventati “l’Eldorado” di tante popolazioni – provenienti da varie parti del mondo – che hanno trovato un’occupazione da noi, in maggior parte nel campo dell’assistenza agli anziani, in quello dell’edilizia e, per gli egiziani, in quello della ristorazione (pizzerie).
Ormai il mondo è “globalizzato” e quasi ovunque puoi trovare le stesse cose, gli stessi oggetti, gli stessi cibi. L’avanzamento della tecnologia nelle industrie ha creato una diminuzione di posti di lavoro e l’informatizzazione, se da una parte ha tolto lavoro, dall’altro ne ha creato di nuovo.
Precariato, cassintegrazione etc…sono parole nate con il progresso, ma per chi si trova a vivere queste condizioni credo che non sia proprio soddisfatto di questo sviluppo (altro scotto da pagare…).
La crisi economica poi, non ha fatto altro che peggiorare tutte le situazioni lavorative – e credo che siano poche le realtà che non abbiano sofferto per questa congiuntura.
Nel settore turistico, chiaramente, si è avvertita maggiormente – non essendo il viaggio un bene primario e irrinunciabile. Certo, chi ci lavora spera sempre che la situazione possa cambiare da un momento all’altro e che ci sia il grande ritorno della clientela. Non ci si aspetta un miracolo, ma una ripresina, sì.
Giusto qualche giorno fa, chiacchierando di viaggi in casa di amici, notavamo come le persone che se li organizzano da soli – prenotando non solo gli hotel all’estero ma anche acquistando tour culturali direttamente da operatori locali – non fanno altro che delocalizzare il lavoro.
In effetti, non fanno niente altro che toglierlo alle agenzie e ai T.O. italiani e portarlo, assieme ai soldi, direttamente all’estero. Questo quando non prenotano con alcuni Tour Operator italiani che, a loro volta, scavalcano i dettaglianti e accettano prenotazioni on-line dai clienti, proprio perché questi ultimi, presumono che l’agenzia intermediaria applichi loro un prezzo maggiorato!
Questo perché, grazie anche alla pubblicità dei grossi portali che promuove sconti fino al 50%, i clienti sono portati a pensare che le agenzie o i T.O. abbiano sui viaggi dei ricarichi enormi mentre, invece, come ho ripetuto fino alla nausea, il turismo è il settore che ha meno margini di guadagno di qualsiasi altro tipo di commercio. Inoltre, se una persona va al mercato a fare la spesa quotidiana, prima fa il giro dei banchi per controllare il rapporto qualità-prezzo, poi decide dove comprare.
Ma fa sempre una comparazione! Nel turismo, invece, accade che le agenzie partano già perdenti…perchè svantaggiati da una pubblicità insistente e convincente sul risparmio delle prenotazioni sul web.
Se si parlasse del valore aggiunto, oltre che del prezzo conveniente che si può trovare anche nelle agenzie (l’amato cliente significa posto di lavoro per gli ADV, ma nessuno sembra rendersene conto…), e se si facesse lo stesso tipo di pubblicità alle persone che lavorano per organizzare i viaggi, molto probabilmente il fenomeno del web verrebbe ridimensionato.
Non bloccato, nessuno vuole fermare il progresso e le innovazioni, ma dovrebbero essere messi sul piatto della bilancia sia il fattore informatico sia quello umano e, non ultimo, quello del risparmio anche nelle agenzie.
C’è chi obietta che nelle agenzie non sempre si trovano dei veri professionisti. Giustissimo, nessuno lo nega. Però, così come accade in ogni campo – compreso, purtroppo, anche quello della medicina – oltre ai bravi professionisti può capitare di incontrare l’incompetente della situazione. Ma non per questo si deve fare di tutta un’erba un fascio!
Ritornando, quindi, al discorso del malcostume di alcuni T.O. nostrani, sempre con gli amici, abbiamo avuto modo di riflettere su alcune cose, a mio avviso importanti ma mai messe in evidenza.
Fra le prime considerazioni ce n’è una che riguarda problemi di grande attualità. Perché critichiamo tanto quegli industriali che fanno fare, o vorrebbero far fare, il lavoro in fabbriche situate all’estero, togliendo così il lavoro a tanta gente italiana, anche padri di famiglia, e non viene giudicato nello stesso modo ciò che accade nel settore turistico, che corrisponde alla stessa cosa?
Mi risulta che nessuno abbia mai prestato la dovuta attenzione a questo fenomeno, visto dal punto di vista lavorativo. Ritengo che i posti di lavoro siano sempre posti di lavoro, anche se in campi totalmente diversi, e…i padri di famiglia lavorano ovunque.
Per quale motivo i mezzi d’informazione danno spazio a questa o a quell’industria, anche piccola, che sta per chiudere perché il titolare la vuole trasferire all’estero, mentre di ciò che accade nel turismo non se ne parla mai?
Quante persone sono al corrente della chiusura di T.O. e piccole agenzie e di quanta gente sta a spasso perché non ha più trovato un’occupazione nel campo turistico e non solo in quello?
Il turismo, come sempre, non fa “rumore”, non fa numero – anche se vi lavorano milioni di persone – e non fa sentire la sua voce a chi dovrebbe farla ascoltare
.
E’ un mondo di silenziosi che ha timore, o non ha voglia, di far valere i suoi diritti, di far conoscere le problematiche che l’affliggono e che sembrano irrisolvibili.
Indubbiamente, non è un settore che crede nel motto “l’unione fa la forza”. Ed è un vero peccato!
Liliana Comandè
Ciao Sara, hai ragione ad essere contenta per il commento del Signor Edoardo. Speriamo che ci siano altre persone come lui a riflettere sul mio redazionale e sui vostri commenti.
Anche a lei Salvatore grazie per il suo intervento. Cordiali saluti
Caro Piero, questo è il risultato della guerra fra poveri. Quando c’era lavoro per tutti non ci si rubavano i clienti, si contava sulla professionalità e sulla simpatia. Oggi che scarseggia il cliente, si cerca di rubarselo a suon di sconti. Ma a forza di fare sconti c’è solo una strada da percorrere: quella della chiusura. A qualcuno non farebbe male cambiare lavoro, ha fatto troppi danni a tutto il settore e il risultato è quello di trovarsi ad un “mercato del pesce” nel quale le persone chiedono troppi preventivi che, ancora oggi, non vengono fatti pagare. Io imporrei un cartello e sono sicura che di preventivi ne verrebbero chiesti solo 2 e non una decina, come accade piuttosto frequentemente.
Cara Liliana e cari colleghi, bisognerebbe davvero rivoluzionare il nostro settore da capo a fondo. Dobbiamo puntare sulla differenza dell’uomo con la macchina, bisogna riprendere la fiducia delle persone e dei clienti, e far loro capire cosa significa fare il nostro lavoro e che non siamo tutti degli incompetenti. Puntiamo su questo, credo che sia l’arma vincente.
Cara Liliana buongiorno. Ho letto con attenzione ciò che hai scritto tu e i commenti degli altri agenti. Del tuo editoriale mi è piaciuto il connubio nostalgia/modernità. Guardare al presente e al futuro senza perdere di vista il passato. E’ così che ho interpretato quello che hai scritto. E mi è piaciuto il fatto della non paura del nuovo che avanza se non rimarcare il fatto che si viene più spinti ad eliminare i rapporti umani rispetto a quelli con i PC. fra gli agenti invece è evidente la delusione, la rabbia sommessa, e la paura di non reggere a lungo il confronto con il web. Dovremmo veramente organizzarci con incontri costruttivi (non di bla-bla-bla)e preparare insieme una strategia che ci consenta di affrontare il futuro con più tranquillità, senza l’angoscia di questi brutti momenti. Ti invio tanti saluti e l’augurio di poter sempre contare sul tuo supporto morale, e le tue sferzate, che non ci fanno affatto male. Ciao
Carmen e Lorella, sì, bisogna puntare sulla professionalità e sulla serietà delle agenzie e di chi vi lavora, ma oggi non basta. Purtroppo ci sono realtà che hanno ridotto questo settore ad un mercato delle pulci e ve ne rendete conto ogni giorno. Tutti a togliersi la commissione (o una parte di essa) per prendere un cliente ( e non è detto che sia così). Avete mai visto qualcuno che entra a comprare un paio di scarpe o un vestito e chiede lo sconto alla commessa? Io no ed ho anche fatto una piccola indagine fra i negozi della mia zona. Perché non accade la stessa cosa con i viaggi? La risposta è che c’è stato, e c’è ancora, chi ha pubblicizzato sconti che molte agenzie neppure avevano dai T.O. e il risultato è stato quello di far credere alla gente che tutte le agenzie che non applicavano lo stesso sconto erano quelle che volevano guadagnare tanto sui viaggi. Nessuno mai ha spiegato ai clienti quali siano i meccanismi che regolano i rapporti T.O./ADV e portali o grossi network. Ma qualcuno di questi ha fatto il botto – se non entrano i soldi come si pagano le spese e il personale? Si dovrebbero riscrivere le regole del settore e farle applicare, ma siamo in Italia e siamo italiani, perciò la cosa diventa piuttosto ardua…
Ciao Liliana, solo un saluto e complimentarmi con te per ciò che scrivi e leggo sempre con grande attenzione.
Chiara da Milano
Ciao Liliana, leggiamo sempre i tuoi articoli, siamo sempre d’accordo con te ma poi ci rintaniamo nelle nostre agenzie e tutto continua come prima. Ci vorrebbe una persona come te a guidare una delle associazioni di categoria che, a parere mio, non fanno quasi niente per il settore. Hai mai pensato di candidarti?
Brava, almeno ti distingui in questo settore perché scrivi le cose come stanno senza se e senza ma. Ce ne vorrebbero come te in questo settore di persone senza coraggio che si lamentano e non prendono mai provvedimenti o una posizione nei confronti di chi dovrebbe tutelare la categoria. Sono deluso e preoccupato da tanto menefreghismo. Ci meritiamo quello che abbiamo? Forse sì. Saluti
Grazie per il vostro contributo. Lorenzo,fai bene ad essere preoccupato. Solo gli sciocchi non lo sarebbero con l’aria che tira da troppo tempo. Non so se il settore merita o meno quello che sta passando, sicuramente ha la sua bella dose di colpa e di menefreghismo. E con queste cose non si va avanti da nessuna parte.
Se posso permettermi anche di rimarcare quello che mi ha più colpito del redazionale è il fatto che non solo si deve competere e combattere con i vari portali e siti web in generale, ma anche con quegli operatori disonesti che scavalcano in maniera indegna noi agenzie di viaggi, permettendo al cliente di prenotare direttamente nel loro sito. E’ forse questo un modo per tagliare i “rami secchi” (cioè gli agenti di viaggio, come ha scritto sull’argomento anche la signora Comandè in un suo vecchio articolo di fondo ribadendo a Ryanair l’utilità della nostra funzione). Questi operatori, dovrebbero capire che il loro pane quotidiano viene proprio dai dettaglianti tanto bistrattati. Sono d’accordo anche con gli altri colleghi riguardo ai commenti che hanno lasciato. Grazie e buon week end.
Se anche gli operatori cominciano a prenotare direttamente con i clienti, siamo proprio arrivati alla fine del nostro settore. Eppure tutti quei clienti che abbiamo passato, passiamo e continuiamo passare con le prenotazioni, mettendoci, oltre che il nostro tempo e l’impegno, anche la nostra faccia (dato che, se qualcosa nel viaggio va storto, i clienti se la prendono con noi agenti, non con l’operatore), non mi sembra un bel modo per ringraziarci. Per fortuna non sono tutti così, infatti continuerò a prenotare solo con quei t.o. affidabili e che tengono conto del nostro lavoro. Ciao da Biella
Cari Valeria e Mauro, purtroppo ci sono T.O. che non si fanno scrupoli nel dichiarare davanti agli ADV che questi ultimi sono i soli interlocutori, mentre – dietro le spalle – vendono tranquillamente ai privati attraverso il sito. Il fatto è che i clienti non ci guadagnano niente, anzi, se l’agenzia di fiducia gli può fare uno sconto, non è così con il PC e il sito dell’operatore. Così vanno le cose, purtroppo!
Carissima Liliana non posso che concordare con te sul rapidissimo processo che stiamo subendo di disumanizzazione e sgretolamento dei valori tradizionali:anche a me capita viaggiando,incontrando e confrontandomi con persone di civiltà,tradizioni e costumi differenti di assaporare spesso un aria diversa,un qualcosa che sa di antico.Quando incrocio delle popolazioni che custodiscono gelosamente,come un tesoro,il culto dei valori familiari e un rispetto quasi sacrale per la natura,vista come una fonte di ricchezza e pertanto da salvaguardare,anche a me viene il desiderio di fermarmi in quei posti.Sulla questione del turismo fai da te,ben supportata da massicce campagne mediatiche,che hai posto con il tuo consueto realismo è presto detto:certo che si tratta di un caso di delocalizzazione che porta risorse direttamente all estero e fa venir meno opportunità di crescita e posti di lavoro per il settore turistico.E sono d accordo con te che il ruolo svolto dalle campagne mediatiche in questo senso sia decisivo producendo un effetto micidiale:il valore aggiunto della consulenza di un professionista del settore scompare dietro il miraggio di chissà quale sconto al momento dell acquisto del pacchetto turistico,come se il turismo avesse i margini dell abbigliamento.E come se fosse posta in essere una massiccia campagna mediatica che bandisca il coperto nei ristoranti o la quota di iscrizione nelle palestre.E indubbia,comunque,e condivisibile,la tua osservazione finale:è vero, quello dell unione che fà la forza è un concetto che nel mondo del turismo fà fatica a farsi strada e questo,purtroppo,nei decenni passati,è andato a tutto vantaggio di altri settori produttivi che ne hanno lautamente beneficiato.Un caro saluto.
Rino Siconolfi
Caro Rino, eccoti qui, puntuale con i tuoi arguti e realistici commenti.
Ho avuto il piacere di conoscerti personalmente proprio oggi, quando sei venuto a trovarmi nei miei uffici di Roma, facendomi una bella sorpresa.
Abbiamo parlato a lungo, abbiamo avuto molto da dirci, e la conclusione è che sono più che mai convinta che il turismo ha bisogno di gente come te.
Grazie per i tuoi interventi e grazie per aver voluto dare un volto ad una persona così competente e ricca di umanità.
Cara Liliana sono io che ringrazio te:il tempo che mi hai dedicato stamattina è stato il più bel regalo che potevi farmi e la conferma delle tue doti umane e professionali,più uniche che rare,credimi.Sono stato felice e onorato di conoscerti.Un forte abbraccio
Rino Siconolfi
Buongiorno Liliana,
hai proprio ragione quando parli di settore composto da gente silenziosa che non è capace neanche di far valere i suoi diritti. Sono del sud Italia e se a nord non si ride, immagina come si può stare nel meridione più povero e ancor più dimenticato della parte ricca del nostro paese. Noi siamo ancora più silenziosi perché sappiamo di non contare nulla e di non poter fare nulla. Sono pessimista per il futuro? Io direi ancora di più. Cordiali saluti
Ciao Liliana, grazie per darci motivo di scambiare fra noi i nostri pensieri, le nostre frustrazioni, i nostri desideri e le nostre speranze. Hai ragione con la storia della delocalizzazione del lavoro. La cosa più triste è che ognuno di noi ha nella propria famiglia qualcuno che contribuisce a mettere a repentaglio il tuo posto di lavoro. E come non ce ne accorgevamo noi, figurati loro.
Lo farò presente, farò leggere quanto hai scritto e spero di ottenere qualche piccolo risultato. Magari di fargli venire qualche rimorso di coscienza.
Buona giornata e buon lavoro.
Cari colleghi, mi rendo conto che siamo tutti nella stessa barca e questo mi preoccupa ancora di più. Le voci su chiusure di altri tour operator non promettono niente di nuovo. Ma se delle chiusure degli operatori si parla, perché non succede lo stesso per le piccole agenzie a conduzione familiare di cui è composta per la maggior parte la rete agenziale italiana? Eppure credo che lo scorso anno abbiano chiuso tante agenzie.
Cosa fa per noi il Ministro del Turismo? Cosa fanno per noi le Associazioni di categoria? Cosa stiamo facendo noi per darci un futuro? La risposta mi sembra ovvia: niente. Così continueremo ad essere quella categoria silenziosa e invisibile che scrive Liliana. Ma noi non siamo lavoratori come tutti gli altri?
Buongiorno Liliana, Anche io come i miei colleghi apprezzo i tuoi redazionali nei quali non hai timore di “colpire” a destra e a manca quando occorre. Ho letto la prima parte del tuo articolo e devo darti ragione al 100%. Io sono piuttosto giovane, ma non troppo, ma i valori che aveva la tua generazione non appartengono più a quella che c’è adesso. La seconda parte mi ha colpito per la lucidità della tua analisi. E’ vero, nessuno aveva pensato alla delocalizzazione del turismo con i Fai da te. Neppure alcune associazioni di categoria che non fanno altro che osannare l’utilizzo del web. Ma forse lo dicono per spingere noi agenti ad utilizzare i mezzi informatici per informarci e per prenotare per i nostri clienti. Ma chi poteva prevedere un massiccio utilizzo di internet da parte dei clienti che hanno arricchito i portali e gli operatori stranieri? Mi si potrà obiettare che succederà la stessa cosa anche all’estero quando prenotano direttamente i loro servizi in Italia. Forse succede per i B&B, per gli appartamenti, per qualche hotel. Ma non vedo il turista straniero fidarsi tanto di operatori che sono all’estero e non conoscono. I tedeschi e gli inglesi soprattutto vogliono essere tutelati al massimo quando programmano la loro vacanza e non si affidano facilmente a chi non conoscono. Gli italiani, invece, pensando di essere i più intelligenti e quelli che non prendono mai fregature, si affidano con tranquillità ad un semplice sito che potrebbe anche essere fatto per ingannare le persone. Non potrebbe essere così? All’estero non esistono truffatori? Io la vedo così e la nostra situazione, anche se ci viene detto che l’Italia è in ripresa, non ci credo. A proposito, ma quale settore è in ripresa? Con tutte le fabbriche che chiudono, con il precariato che abbiamo in Italia, mi piacerebbe veramente sapere chi non se la passa male. Oddio, un’idea ce l’avrei, quelli che prendono quasi 20.000 euro al mese per metterci in ginocchio. Grazie per accogliere anche i nostri sfoghi. Ciao e buona fortuna a tutti i miei colleghi.
Buongiorno a te Elisa, Hai ragione. Gli italiani non sono i tedeschi o gli inglesi che preferiscono partire con le dovute garanzie. I nostri, credono ancora alle favole e alla buona sorte. Partono senza avere uno straccio di assicurazione, danno il numero della loro carta di credito con una facilità incredibile e partono convinti di aver fatto l’affare della loro vita. Quando entrano in un’agenzia italiana sono sempre prevenuti oppure ti spiattellano sotto il naso il prezzo (anzi, i prezzi) che hanno già avuto da altre 10 agenzie. Quante volte gli operatori mettono su i voli con i nominativi e si accorgono che le stesse persone sono già passate per altre 2 o 3 agenzie che, a loro volta, hanno già bloccato i loro voli? E’ strano che si fidino di chi non vedono e di chi non hanno alcuna referenza, mentre sono tanto malfidati con persone in carne ed ossa? E’ un mistero anche per me.
Cara Liliana, sono andato a rileggermi un po’ dei tuoi redazionali e mi sento di esprimerti tutta la mia ammirazione per come scrivi e per quello che scrivi. Non sei una giornalista “ingabbiata” e da tutto ciò che leggo riesco a desumere che hai veramente “carattere”.
Brava!
Vorrei ricollegarmi anche al discorso che ha fatto spesso nei suoi redazionali che seguo con molto interesse da anni, sugli operatori che dichiarano di avere come canale privilegiato di vendita noi agenzie di viaggio, quando poi creano dei secondi tour operator o portali web che vendono gli stessi prodotti direttamente ai clienti con tariffe anche più basse di alcune agenzie che non hanno la stessa commissione.
Oltre a questi, ci sono anche altri tour operator che spudoratamente vendono ai clienti direttamente dal loro sito, togliendo molto traffico alle agenzie di viaggio.
Credo che anche questo sia un grosso male del settore, e che un po di correttezza tra gli addetti ai lavori non nuocerebbe di certo, anzi, credo proprio che ristabilirebbe un equilibrio oramai perso, come ha ben espresso lei in vari redazionali ed articoli precedenti a questo. Saluti da Bologna
Cara Liliana, ancora una volta ha colpito nel segno e i commenti dei colleghi del settore non fanno che riconfermare la situazione critica in cui versa la ns. categoria. Aspetto con ansia il prossimo redazionale “piccante”. Un saluto da Arezzo.
Sono un agente di viaggio di Roma e mi associo a tutti i commenti dei colleghi e condivido il tuo redazionale che, come sempre, è fonte di confronto e di una grande schiettezza. Anche io penso che un pò di correttezza in tutta la filiera (dalle compagnie aeree, ai tour operator e tra le stesse agenzie di viaggio) sarebbe quanto mai opportuna in questo momento così delicato per tutto il settore. Un caro saluto e buona giornata.
Concordo con quanto detto da tutti i colleghi e da te Liliana, la correttezza dovrebbe essere la base principale dalla quale ripartire insieme, senza darci la zappa sui piedi da soli. Un saluto dalla mia bella città di Treviso. P.S. Ho letto sull’articolo del Tourfilmfestival che riceverai un premio alla carriera. E chi più di te può meritarlo?
Grazie ancora per i vostri interventi. Caro Bruno, mi fa piacere che leggiate gli articoli che vengono pubblicati e non ti è sfuggita la notizia di questo ennesimo premio alla carriera, del quale sono sempre fiera e commossa.
Il riconoscimento di aver fatto qualcosa di buono nel settore nel quale si lavora è sempre gratificante. Ringrazio quanti hanno creduto in me ed hanno ritenuto che lo meritassi. Buona serata
Cara Liliana, vorrei complimentarmi per il premio che le hanno assegnato e per quello che scrive. Si capisce che vive il settore con grande passione e competenza. Spero di poterla conoscere personalmente anche io quando sarò a Roma. Buon lavoro e un caro saluto.
Gentile Liliana, anch’io mi trovo a combattere ogni giorno con quegli operatori e agenti poco etici che ti rubano i clienti per 20 euro. Ne avrei talmente tante di scorrettezze da raccontare che ci vorrebbe una giornata.
Ha ragione quando dice che la colpa di ciò che accade nel settore è anche nostra. Ne è la dimostrazione proprio il rubarsi il cliente pensando di averlo conquistato per sempre. Ma lo stesso cliente si perde per 5 euro se un’altra agenzia gli fa questa ulteriore riduzione. I clienti sono diventati i padroni del nostro mercato e, se non ricordo male, altre volte l’ha definito il mercato di Porta Portese. E’ vero, ma nessuno si sognerebbe mai di chiedere lo sconto al fruttivendolo che vende le primizie a 5 euro al chilo o a chi vende le scarpe di avere un prezzo più basso. Pagano ciò che c’è sul cartellino e basta. Solo da noi si sentono in obbligo di chiedere “ma quanto mi toglie dal prezzo del catalogo?”. A volte mi viene la tentazione di rispondere: ma a fine mese lei viene a pagarmi lo stipendio? Non si rendono conto che i margini sono bassi e che le spese non lo sono affatto. I clienti, sempre come ha già detto altre volte, andrebbero educati. Ma chi lo fa? Saluti
Carissima Liliana, come sempre ha centrato uno dei tanti problemi che affliggono il ns. settore; verissimo il commento del collega Clemente, per € 5/10 si perdono clienti che pensavamo fidelizzati da anni e sinceramente la cosa ci mette un pò di tristezza.. ma il rapporto umano e di fiducia agente/cliente non vale proprio più nulla?