Di Liliana Comandè.

 

Un concentrato di bellezze nell’Alto Lazio, dove storia e natura si fondono armoniosamente.

 

L’Italia, lo sappiamo tutti, è un paese unico al mondo per le sue bellezze naturali ed archeologico-artistiche, e la provincia di Viterbo, nel suo piccolo, in poco più di 3600 kmq comprende un concentrato i tutto questo genere di meraviglie.

Troviamo la costa con grandi spiagge bianche ed un verde entroterra. La Maremma, popolata da mandrie di bufali e butteri a cavallo, versione autoctona di “cow-boys”. Abbiamo laghi isolati e puliti, di origine vulcanica, come quello di Bolsena, con le isole Bisentina e Martana ricche di testimonianze storiche, e di Vico, dove i pesci che vi dimorano attestano la salubrità delle acque.

 

E ancora, i monti Cimini dove fortunatamente sopravvivono vaste estensioni di quella foresta dallo stesso nome che, per la sua densità ombrosa, duemilacinquecento anni fa  incuteva terrore negli eserciti romani invasori.

 

Un paesaggio unico sono le necropoli etrusche, da quella monumentale con le tombe stupendamente affrescate e Tarquinia alle altre scavate nella roccia tra gole e forre di San Giuliano e Barbarano Romano, di Blera, Norchia, Stri e Castel d’Asso.

 

A quella etrusca si sovrappose la civiltà romana: ne vediamo cospicue testimonianze a Volsinii Novi (Bolsena), Ferento con il suo teatro, Falerii Novi (Civita Castellana). E poi i paesini medievali, come Montefiascone, Civita di Bagnoregio, Nepi, Castel Sant’Elia, Vetralla, Gallese, Vitorchiano, Ronciglione; ma in realtà bisognerebbe citarli tutti, perché tutti celano tesori e memorie remote.

 

E’ doveroso infine ricordare le sontuose dimore rinascimentali, come il palazzo Farnese e Caprarola, villa Lante a Bagnaia, palazzo Orsini con il parco dei Mostri a Bomarzo. E via via, un elenco infinito.

 

Fermiamoci invece una attimo nel capoluogo, Viterbo, il cui nome la dice lunga sulla sua antichità, visto che deriva da “Vetus Urbs”. Etrusca, romana, medievale, rinascimentale, Viterbo conserva di questi ultimi periodi una immagine viva e incancellabile.

 

Si inizia con la piazza del Plebiscito con il palazzo dei Priori ed i suoi stupendi affreschi cinquecenteschi, e la torre dell’Orologio; si prosegue per via San Lorenzo, verso i quartieri più antichi, con il quattrocentesco palazzo Chigi e la chiesa di San Silvestro, del 1100, sulla piazza del Gesù, ornata da una fontana tardo-rinascimentale.

 

Poco oltre il Palazzo dei Papi, della  seconda metà del Duecento, con la sua monumentale e panoramica loggia. Già, Viterbo fu sede prescelta da ben sette papi, da Alessandro IV a Niccolò III, tra il 1257 ed il 1280. Qui avvenne il primo vero conclave della storia. Nel medioevo il pontefice veniva solitamente eletto al termine di contese, talvolta anche cruente, tra le famiglie dominanti Roma, spesso con l’ingerenza di imperatori germanici, con l’intervento di prelati volonterosi ma a volte anche intriganti.

 

Dopo la morte di Clemente IV, francese, nel 1268, i diciotto cardinali elettori, riuniti nel palazzo, non riuscivano a mettersi d’accordo sul candidato successore.

Dopo mesi e mesi di discussioni, si racconta che nel gennaio 1270 i viterbesi, guidati da Bonaventura da Bognoregio, murarono le finestre e sprangarono le porte, chiudendo “con chiave” (da cui il “conclave”) all’interno il collegio cardinalizio; ma i prelati continuavano a non decidere; nel maggio i viterbesi scoperchiarono i tetti del palazzo; ma ci volle ancora più di un anno che i cardinali, affamati ed  esposti alle intemperie, decidessero di eleggere, il primo settembre 1271, Tebaldo Visconti, che prese il nome di Gregorio X.

 

Poi, durante il pontificato, introdusse norme precise e restrittive affinché non si ripetessero mai più fatti come quelli antecedenti la sua elezione.

 

Viterbo riserva tante altre meraviglie, come il quartiere medioevale di San Pellegrino, e l’altro pure storico di Pianoscarano, con la rocca Alburno e tante chiese, tra cui quella di Santa Rosa, meta il 3 settembre della famosa processione con l’altissima torre portata da centinaia di “facchini”.

 

Poco fuori Viterbo un’attrazione unica è costruita dalle terme dei Papi, stazione termale con acque sulfuree e bicarbonato alcalino-terrose dalle proprietà terapeutiche per molte affezioni nonché adatte a cure di bellezza.

 

Ma spostiamoci nell’altro centro situato nel cuore della provincia detta anche Tuscia. Centro etrusco e medioevale devastato da un terremoto nel 1971 ma fortunatamente ricostruito con intelligenza e lungimiranza. I vicoli, le piazze, le case, i palazzi meritano una piacevole riscoperta.

 

Grande suggestione esercitano la cinta muraria, con le torri, la chiesa di Santa Maria del riposo, con l’annesso convento trasformato in museo etrusco, la chiesa di Santa Maria della rosa, quella di San Pietro e tante altre. Attorno alla città una corona di necropoli etrusche.

 

A due passi da Viterbo, ma in posizione panoramica e ventilata, San Martino al Cimino un’abbazia medioevale e il palazzo di Donna Olimpia Maidalchini, cognata di Innocenzo X Pamphili, che dominò su Roma alla metà del Seicento imponendo tangenti su tutto e tutti, ma lasciandoci in eredità meraviglie come piazza Navona.

 

Liliana Comandè