Scusate se ho preso in prestito una strofa di una vecchia canzone di Giorgio Gaber, ma mi sembrava adatta all’argomento che affronto in questo mio editoriale. Un discorso che vorrei fare con voi riguardo le ‘castronerie’ che vengono scritte sui giornali e quanta gente si spaccia o viene spacciata per quella che non è. Detesto gli ‘sputa sentenze’ quando non sono in grado di poterlo fare e mi piacerebbe che si smettesse di trattare le agenzie turistiche e i tour operator come luoghi dove regna l’incapacità di stare al passo con i tempi, posti da disertare favorendo solo l’uso del web. Bene, a giudicare da quanto sto per scrivere, c’è sempre più la convinzione che il settore del tour operating in Italia è composto da persone che non capiscono nulla di turismo e che non si aggiornano sulle nuove tendenze del mercato.
E meno male che c’è il web a sopperire a questa macroscopica mancanza perché i nostri operatori , pur stando nel campo da tanti anni, non hanno ancora capito cosa richiedono i turisti dei nostri giorni. Per fortuna abbiamo i cosiddetti “esperti”, i tuttologi di tutto e di niente.
Uno di questi, in una intervista della giornalista Valeria Bobbi, pubblicata sul giornale Metro di venerdì 15 aprile a pag. 14, ha spiegato a noi ‘profani’ e ignoranti in materia, quali siano le tendenze odierne dei viaggiatori.
La rubrica si chiamava “Parla l’esperto”, il titolo era “Si viaggia senza limiti” e il conoscitore in questione era un tal Marco Gerosa, autore del manuale “Nuovi Turismi”. Ma per chi non avesse letto questa intervista, la riporto integralmente così come era pubblicata su Metro.
“Si Viaggia senza limiti”
Sul nuovo modo di viaggiare sa tutto. Marco Gerosa è infatti l’autore del manuale “Nuovi turismi”, in cui ha raccolto le forme più stravaganti, originali e curiose del viaggio.
D) Com’è cambiato il turismo negli ultimi anni?
R) una volta le categorie turistiche erano poche e ben definite: c’era la vacanza al mare con la famiglia, la vacanza avventurosa, e il turismo classico. Dal 2000 in poi, invece, le categorie si sono moltiplicate. E’ nato un turismo geneticamente modificato.
D) Le tendenze più particolari degli ultimi anni?
R) Solo 3 o 4 anni fa andava molto di moda il turismo virtuale, ad esempio su Second Life, un universo sintetico immenso e sicuro. Si tratta di luoghi dove si sviluppano comunque culture autoctone e dove si può vedere qualcosa che non si trova nel mondo reale. Oggi invece vanno molto i “reality show tourism”, e il “reality tour”. Nel primo caso si tratta di viaggi verso i luoghi in cui sono ambientati i reality show televisivi, nel secondo le gite emozionali nei luoghi delle disgrazie.
D) Quali sono i viaggi che l’hanno colpita di più?
R) Sono tanti, ad esempio il lancio nello spazio, ma anche la rinascita dei viaggi delle pentole. Quei viaggi in pullman a prezzi stracciati e molto in voga negli anni ’80 durante i quali si assiste a dimostrazioni e presentazioni di pentole, enciclopedie ed elettrodomestici.
D) Le agenzie turistiche sono pronte per queste novità?
R) Assolutamente no. Ma per fortuna esiste il web.
Ecco, questo è quanto hanno potuto leggere i lettori della rivista gratuita che si trova in ogni metropolitana italiana. Ho fatto una piccola ricerca attraverso Google per sapere qualcosa di più di questo “esperto” e non ho trovato niente altro che l’invito alla presentazione del manuale, pubblicato su Facebook, e il nome della persona che l’ha scritto assieme a Marco Gerosa: Sara Magro.
La giornalista, a parte il fatto di averlo definito esperto e affermato che sul nuovo modo di viaggiare sa tutto (quanta presunzione! Nessuno sa mai tutto su un qualsiasi argomento!), ha dimostrato una certa superficialità (ma ormai per molti giornalisti la superficialità è un ‘must’) anche nel rivolgere quelle 4 domande.
L’”esperto”, invece, non riesco a capire a quale fonte abbia attinto per dare quelle risposte che, a chi vive nel turismo, suonano come un’offesa anche perché non rispondono affatto alla realtà di oggi. Innanzitutto non è vero che non c’è più la vacanza al mare con la famiglia (ma allora tutti gli operatori che propongono i soggiorni balneari a chi li vendono, ai single?). La famiglia, semmai, in estate predilige proprio questo genere di vacanza per rilassarsi ma anche per divertirsi nei vari villaggi/club o alberghi vari. Meglio ancora se i bambini hanno un’assistenza giornaliera, così possono godere meglio il soggiorno al mare.
Secondo: la vacanza avventura va ancora bene e ci sono molte categorie di professionisti che si affidano ad organizzazioni – T.O. vedi Avventure nel Mondo – specializzati proprio in questo tipo di viaggi.
Il turismo classico, come sempre, è stato, ed è tuttora, amato dalle persone curiose, desiderose di scoprire nuovi paesi, diverse culture e differenti modi di vivere.
In quanto ai turismi che Gerosa definisce nuovi e molto di moda , quali “i reality show tourism”, sono in realtà veramente vecchi ed andavano molto di moda negli anni ’80 quando incominciarono ad essere trasmesse in televisione le prime e più famose soap opera che si ricordino, quali Dallas e Dinasty. E i Tour erano ben organizzati dagli operatori locali che li vendevano agli italiani attraverso i nostri T.O.
Sono rimasta, invece, piuttosto basita quando Gerosa ha menzionato i “reality tour” e li ha abbinati alle ‘gite emozionali nei luoghi delle disgrazie’. Ma come si fa a pensare ad un turismo in voga quando ci sono poche persone, che evidentemente non hanno niente di meglio da fare, e si recano nei piccoli centri dove sono avvenuti degli omicidi per farsi scattare fotografie davanti alle villette, ai cancelli etc…dove sono avvenute le tragedie?
Ma questi non sono turisti, sono soltanto delle persone con la testa non tanto a posto e senza sensibilità alcuna! Per fortuna sono poche, ma mi meraviglio che un “esperto” possa inserire una cosa così macabra e poco in voga (per fortuna) tra i tipi di turismo molto di moda (ripeto, ma quale fonte glielo ha riferito?).
In quanto ai lanci nello spazio, se si riferisce al Global Flyer della Virgin Atlantic che dovrebbe circumnavigare la terra, l’autore esperto dovrebbe sapere che costano una cifra enorme e che sono pochissimi gli eletti a potersi permettere un viaggio del genere! Come fa ad essere un tipo di turismo tanto in voga anche questo?
E poi giungiamo alla scoperta dell’acqua calda: i viaggi dei cosiddetti ‘pentolari’ – è questa l’espressione usata dai romani per definire questo genere di gite o viaggi anche di 2 o 3 giorni.
E’ dai primi anni ’60 che si pratica questo genere di turismo ‘povero’ rivolto soprattutto a quelle persone che abitano nelle periferie delle città e che non possono permettersi di pagare escursioni o week end a prezzo normale. In questo genere di gite/viaggi gli sponsor sono le ditte che devono presentare e, soprattutto, vendere i loro prodotti: pentole, elettrodomestici, enciclopedie.
Spesso ci riescono perché i partecipanti, quasi sempre persone anziane e non molto acculturate, si fanno ‘infinocchiare’ dalla parlantina dei venditori e così, la gita che costava pochi euro, alla fine diventa niente affatto economica per i partecipanti, ma molto redditizia per le società sponsor che si riprendono i soldi – anche con gli interessi.
Tutte queste gite/week-end, comunque, sono sempre state organizzate da piccoli tour operator e non dalle aziende, non era il loro mestiere! Ora, però, a differenza di ciò che afferma il Signor Gerosa, questo genere di turismo è in decadenza rispetto agli anni d’oro.
Le persone sono diventate più diffidenti – anche grazie alle ‘sgridate’ dei figli quando ritornavano dalle gite con l’acquisto (neanche tanto economico) da pagare a rate, e le aziende hanno scoperto nelle televisioni private un mezzo più potente di vendita.
Ci sono canali televisivi che trasmettono in continuazione vendite di oggetti di qualsiasi genere: dagli elettrodomestici agli attrezzi per la ginnastica, da quelli per il giardinaggio alle pentole, dal corredo all’antiquariato e alla gioielleria.
Anche qui, mi piacerebbe sapere quali e dove sono state effettuate le indagini per riferire quello che era scritto nell’intervista.
Infine, ciliegina sulla torta, l’affermazione che le agenzie turistiche non sono assolutamente pronte per queste novità. Ora, se il Gerosa fosse veramente l’esperto, così come viene definito dalla giornalista, avrebbe dovuto sapere che tutte queste novità in realtà sono tutto fuorché tali, anzi, alcune sono vecchie quanto il ‘cucco’, e inoltre che tutte erano sempre state organizzate dalle ‘agenzie turistiche’ e non per opera di chissà chi.
In quanto al ‘Ma per fortuna ci assiste il web’, sono contenta di sapere che la vecchietta possa trovare le sue gite dei ‘pentolari’ su Internet; che i malati di sadismo possano trovarsi la pensione vicino alle case di quelle disgraziate famiglie che hanno perso le figlie in maniera tragica; che i ricchi che vogliono fare un giretto intorno alla terra possono prenotarselo sul PC e che tutti i seguaci dei vari reality possano sbarcare sull’isoletta – della quale non si conosce mai neppure il nome – e fare un giretto fra i resti di ciò che hanno mangiato e la montagna l’immondizia che di solito lasciano quando se ne vanno via assieme a tutta la troupe, come solitamente avviene.
Signor esperto, le do un consiglio. Quando le dicono di volerla intervistare sul turismo – anche se ha scritto il manuale ‘Nuovi turismi’ – si consulti con chi nel turismo ci vive da tanti anni, ci lavora, ci mangia, ci si arrabbia, ci si appassiona nonostante le avversità. Con chi lo conosce sul serio, insomma!
Si rivolga anche alle varie associazioni di categoria, all’interno c’è gente che ne sa molto più di quanto pensa di saperne lei e di ‘sputare sentenze’ o, come si dice a Roma ‘apri bocca e je dai fiato’ senza neppure averne indovinata una!
Liliana Comandè
Ho letto con interesse questo editoriale di Liliana, e devo dire che mi sono molto stupito per la sua radicalità, senza aver letto, ci scommetto, il libro di Mario Gerosa.
Capisco benissimo il risentimento degli operatori del turismo, messi di fronte a tale cruda innovazione, anche se, per la verità, mi sarei aspettato una maggiore capacità di analisi delle novità, che l’innovazione introduce anche in questo fondamentale settore dell’economia.
Non voglio entrare nel merito delle critiche ai vari modelli contenuti nel libro, la reputazione e gli scritti di Mario Gerosa parlano da sè, voglio solo raccontare una storia molto breve.
Sono un appassionato turista, e con me la mia famiglia, approfittiamo quindi di ogni occasione per girare il nostro paese e l’Europa (non oltre, i costi ancora sono un ostacolo, con una famiglia di 4 persone..). Sono alcuni anni che non frequento alcuna agenzia turistica, perchè sul web trovo tutto quanto mi serve, con ottimi risultati finora. La domanda che vi faccio è questa: come pensate di competere, e sopravvivere, in un mondo sempre più interconnesso? Quali sono i servizi che potreste darmi,e che non trovo da solo sul web? Insomma, quando anche le vecchiette avranno imparato ad usare il web (e molte già lo fanno!) quali saranno i vostri vantaggi competitivi? Parliamo di questo per favore. Un libro è solo un libro, ma il vostro futuro merita una maggiore apertura mentale e una migliore analisi della realtà. Un caro saluto a tutti.
Conosco molto bene Gerosa e l’intervento di Sara Magro può dare un’idea della sua professionalità. Le critiche mosse dalla signora Comandé, oltre a essere un po’ sopra le righe, partono, a mio avviso, da un errore fondamentale. Cioè quello di aver frainteso (e non so fino a che punto) che Gerosa e Magro volessero insegnare il mestiere ad altri; tutt’altro.
Il loro libro ha un approccio di ricerca scientifica senza nessun intento censorio verso chissà cosa e altri.
Quello che non ho visto nella maggioranza degli interventi
a commento dell’editoriale.
Credo che gli operatori del settore possano dormire sonni tranquilli dopo l’uscita di “Nuovi Turismi”.
Infine, gli editoriali possono essere più o meno riusciti, questo della Comandé lo è decisamente meno.
Mario Gerosa, non Marco, è un serio professionista che tra i tanti difetti coltiva una curiosità per l’innovazione quando questa, purtroppo raramente ‘contamina’ i settori terziari spingendoli al rinnovamento epocale che da almeno trentanni rifiutano.
Forse chi si diverte a scrivere panflet overdose sul craccheggìo di un’intervista senza andare alla fonte non andrebbe preso sul serio ma, visto che considero il sistema delle Agenzie turistiche”italiche” tra i principali colpevoli del colpevole ritardo nell’evoluzione dell’industria del Turismo considerando che quest’industria, ho scritto INDUSTRIA spero che ne comprendiate la sottolineatura, nel quadro della ‘produzione e del mercato turistico mondiale’, potrebbe essere strategica per una crescita coerente e sostenibile per il sistema Italia, Vi propongo un vero contraddittorio. E in una sede pubblica e aperta. Che cosa ne direste della Triennale di Milano?
Il tema della QConference( potremmo tradurla Discussione rissosa)
ve lo propongo qui in tre punti: se il Turismo è un’Industria che Industria è? Se il Turismo è un’Industria il valore aggiunto dei suoi sistemi di prodotto da dove viene? Sei Turismo è un’Industria che deve confrontarsi con la concorrenza a livello mondiale in un mercato ormai globalizzato, perchè non ESPORTA anzi dimostra di non sapere neppure di che cosa si parla
quando si parla di ” esportazione” di prodotti turistici.
Ecco, quando volete, ma Vi prego preparatevi perchè con noi poveri studiosi poco esperti non attacca il giochino dell’attaccare offensivo senza argomenti: portate argomenti da discutere e se poi invece che rissosa la discussione sarà utile e rispettosa delle reciproche esperienze ed expertise chi piú felici di noi. A proposito, quando sui Vs scambi Email leggerò critiche feroci alla nullità della Ministra del Turismo Brambilla, comincerò a cambiare la mia consolidata opinione sulle Agenzie turistiche.
Mi scuso, nel testo precedentemente inviato si è ‘incollato’ un pezzo di un altro file.
Il testo originale è questo.
Grazie dell’attenzione
APC
Buongiorno a tutti, ho letto con attenzione tutti i commenti che condivido.
Sono diversi anni che lavoro nel turismo e da poco collaboro con un piccolo tour operator che si occupa di turismo sostenibile e responsabile nei borghi autentici d’Italia.
Sono sempre alla ricerca di nuovi spunti per capire come si sta evolvendo il turismo e da poco ho aperto una pagina facebook aperta a tutti, stile community dove confrontarsi e interagire, l’ho chiamata “Nuovi Turismi” ma non c’entra nulla con il manuale da Voi citato.
Mi accodo a chi la ringrazia, per la sua competenta e chiarezza facendo capire quello che succede nel mondo del turismo.
Faccio parte di quei giovani che hanno voglia di capire e approfondire la professionalità del nostro settore.
Coriali saluti e auguro a tutti una serena Pasqua!
Gentile Signor Giuseppe, nel mio editoriale non ho mai detto di aver letto il libro del Signor Gerosa, Né ho commentato – proprio perché non l’ho letto – alcun passo del suo Manuale. Io mi sono limitata a riportare semplicemente l’intervista commentandola . Vorrei anche precisare che il nome Marco, anziché Mario, non l’ho travisato io, ma così era riportato sul giornale Metro. Chiedo scusa se, pur essendo nel turismo da ben oltre 36 anni, il nome dell’intervistato mi era totalmente ignoto. Perché signor Giuseppe si stupisce della mia radicalità, ben nota a chi segue la stampa di settore? Evidentemente lei non ha mai letto un mio editoriale negli ultimi 19 anni…Per quanto riguarda le novità e le innovazione ” introdotte” dal web, il risentimento degli operatori proviene dal fatto che qualsiasi mezzo d’informazione esorta al “fai da te”, bypassando le agenzie “profittatrici ed esose” salvo poi, ai minimi cenni di crisi nel turismo, ad essere intervistati sono esclusivamente gli operatori e i Presidenti delle Associazioni di categoria, visto che hanno sempre il polso reale della situazione su ogni tipo di turismo. Questo è corporativismo o è patrimonio professionale (quindi, posti di lavoro) da difendere? Mi fa piacere che lei sia un appassionato turista e che le sue esperienze di prenotazione attraverso il web le abbiano dato molta soddisfazione. Vorrei soltanto sapere , dato che non frequenta da anni alcuna agenzia turistica, se ha mai potuto comparare i prezzi da lei ottenuti sul web con quelli che le avrebbe praticato una sua agenzia di fiducia. Vorrei portare alla sua conoscenza che la sottoscritta, oltre ad essere una giornalista, è anche la titolare di un’agenzia dettagliante e Tour Operator, quindi, conosce abbastanza bene le varie facce della medaglia turistica. A tal proposito, proprio in risposta ad una delle sue domande, vorrei riportarle un piccolo ma significativo esempio accaduto la scorsa settimana. Una delle mie collaboratrici è stata contattata da un cliente che voleva acquistare per sé e la sua famiglia un solo volo di andata e ritorno per Londra. Lo stesso cliente ci aveva avvertito di aver fatto una ricerca sul web e di aver trovato con Expedia la tariffa più bassa ammontante ad un tot di Euro…Bene, lavorando sui sistemi informatici (GDS) che ci sono nelle agenzie di viaggio, la mia collaboratrice ha trovato, con la stessa compagnia aerea, una tariffa più bassa di euro 15,00 a persona. E questo è solo un esempio piuttosto semplice perché parliamo di un solo volo e di una cifra bassa sia come costo dei biglietti che come riduzione a persona (anche se per una famiglia di 4 persone risparmiare oggi 60 Euro solo su 4 biglietti per Londra non mi sembra poco).
Lo stesso vale per i soggiorni balneari o per i vari week end in Italia o per tour culturali all’estero. Chiaramente, per ciò che concerne qualche hotel, è possibile che, qualche volta, il prezzo sia lo stesso che si trova sul sito dell’albergo, nessuno lo esclude. Come può notare dal mio esempio, le agenzie utilizzano il web per prenotare e lo scopo principale di ogni buon agente è quello di offrire ai propri clienti (che sono la sua unica fonte di sostentamento e di lavoro) il miglior rapporto qualità-prezzo esistente nel momento in cui viene richiesta la sua consulenza., oltre a mettere a disposizione la sua professionalità che è dovuta alla sua preparazione scolastica (diplomi, lauree, più master) e, soprattutto, alla conoscenza diretta dei luoghi. In quanto alla sopravvivenza del settore, la risposta può venire soltanto dalla grande specializzazione degli operatori, unita ad una grande competenza informatica (già presente nelle varie aziende turistiche) e, all’elemento principe che fa sì che le vecchiette abbiano sempre bisogno di avere un interlocutore con cui parlare, farsi spiegare le cose, consigliare, essere rassicurate e guardare in faccia chi le sta concretizzando un sogno (e non sono solo le vecchiette a sentire quest’esigenza).
Gentile Signor Nunzio, vorrei sperare che anche lei abbia letto l’intervista sul quotidiano Metro, ma, da quello che scrive, ritendo di no. Ripeto per l’ennesima volta, che io non ho fatto una critica ad un libro che non ho mai letto ma, semplicemente ho scritto la mia opinione sulle domande e sulle risposte inserite solo nell’intervista. Nessuno è obbligato a leggere i libri così come non è obbligato a leggere i miei quasi ventennali redazionali per avere un’opinione su una intervista. Sia tranquillo, signor Nunzio, nessun operatore ha pensato che Gerosa e Magro volessero insegnare il mestiere ad altri, anche perché non si parlato di questo nel redazione e neppure nei commenti dei lettori. In quanto agli editoriali riusciti o meno nessuno è perfetto e tutto è soggetto a critica.
Gentile Signor Pizzati Caiani, innanzitutto anche a lei ripeto che il nome Marco, anziché Mario, non l’ho travisato io, ma così era riportato sul giornale Metro. Io, le assicuro, non mi “diverto a scrivere panflet overdose sul craccheggìo di un’intervista senza andare alla fonte”, perché io vivo sulla mia pelle tutto ciò che avviene nel mondo del turismo e non l’osservo stando affacciata alla finestra. Il colloquio quotidiano che ho con i miei lettori, e conoscendo dall’interno i pregi e i difetti della categoria (sui quali scrivo da così tanti anni i pregi e, soprattutto, i difetti) mi consentono – anche se a volte posso sbagliare, “andare sopra le righe” o non piacere – di scrivere i miei redazionali. Se lei avesse letto i miei precedenti redazionali – ma non gliene faccio una colpa… – si sarebbe accorto che ho spesso rimproverato la categoria di non elevarsi al ruolo di INDUSTRIA, ma di restare abbarbicato a quello di piccolo commercio. La stessa cosa dicasi nei confronti del ruolo e dell’inutilità del Ministero del Turismo e della sua Ministra, ma anche dei Governi di ambo le parti, che non hanno mai avuto una politica per la possibile industrializzazione del turismo. Ma tutto ciò, mi cito nuovamente, lo avrebbe potuto leggere nei miei redazionali…In quanto alla discussione “rissosa”, mi scusi, ma non mi sembra che nessuno l’abbia buttata in rissa. Certo, risentimento. Ma anche ironia…
Convegni, dibattiti, contraddittori, e potrei continuare la litania, ne ho fatti così tanti sia in qualità di docente in una scuola statale del turismo, sia come giornalista, da farmi giungere alla conclusione che, oltre a scaldare sedie e berci qualche litro di acqua minerale, non abbiano sortito effetto alcuno. In un paese come il nostro, in cui lo sviluppo economico e industriale da decenni arranca, se non riesce a dotarsi di una classe dirigente in grado di guidarlo porre il paese in una sana competizione, che è globalizzata, continuerà a fare convegni, dibattiti etc… senza alcun esito. Con ciò, non voglio dire che non parteciperò più ad incontri, dato che comunque lo scambio fra persone civili è un fattore dell’umano, non escludo un futuro dibattito. Cordiali saluti.
Grazie Gentile Silvia, sono appena rientrata dalle vacanze Pasquali ed ho trovato questo suo gradito commento.
Mi congratulo con lei per l’apertura di questa specie di community su FB sulla quale non mancherò di andarne alla scoperta. Cordiali saluti
Gentile Signor Gerosa, purtroppo il suo scritto non mi è stato notificato sulla posta personale – e non ne comprendo il perché – ma, leggendo quanto riportato in un suo messaggio, ho capito che c’era qualcosa che non andava sul mio PC (o su chissà cosa). Non vorrei commentare quanto da lei scritto, perché anch’io diventerei prolissa (e forse anche noiosa per i lettori). Sperò, però, a differenza di chi ha scritto commenti positivi in suo favore (evidentemente la conoscono personalmente o professionalmente, mentre io, mi perdoni, fino a quando non ho letto l’intervista su Metro non sapevo niente di lei) si sia reso conto che ho riportato fedelmente, parola per parola, tutta l’intervista ed è solo su quella che ho espresso i miei pensieri (notoriamente – ai miei fedeli lettori, s’intende) molto “sanguigni “e battaglieri. Io non so se la giornalista abbia riportato per intero quanto da lei detto nel corso del vostro colloquio, in quanto mi sembra che in questo suo commento ci sia qualcosa di diverso nelle risposte. Mi fa piacere che mi abbia chiesto l’amicizia su FB per avere , come da lei spiegato “ in modo da poter incrementare le occasioni di dialogo e di discussione, che, comunque, a mio avviso, dovrebbero sempre essere costruttive e condotte in maniera serena e civile”, perché anche a me piace avere rapporti costruttivi con le persone. Se farà una presentazione del suo Manuale a Roma, e sarò liberà, avrò piacere di conoscerla e avere un confronto sul mondo del turismo. Cordiali saluti.
Gentile Direttore,
la ringrazio per la sua pur tardiva risposta.
Ci tengo a precisare che la giornalista di Metro ha riportato fedelmente quanto avevo detto. Piuttosto, ribadisco, è lei che ha interpretato un po’ troppo liberamente quanto era scritto nell’intervista. Non aggiungo altro. Ognuno è libero di esercitarsi in un piccolo esercizio di filologia spicciola, rileggendosi il suo post iniziale.
Se posso permettermi, poi, la inviterei a documentarsi meglio sulle persone che lavorano nel settore del turismo. Modestamente so dell’esistenza di Travelling Interline dal 1995, da quando lavoravo a Bell’Europa come redattore. E non per vanità, né per sindrome del “lei non sa chi sono io”, (che è lontana dal mio modo di essere), ma per informazione professionale), le ricordo che scrivo di turismo dai lontani anni ’80, quando collaboravo con Atlante. Poi, dopo essere stato nella redazione di Bell’Europa, sono stato caporedattore di Condé Nast Traveller per diversi anni. E da diversi anni sono anche socio del Gruppo Italiano Stampa Turistica.
Credo che dare di tanto in tanto un’occhiata al colophon delle riviste del nostro settore sia un esercizio utile. Almeno io lo pratico. Non so lei.
Altrettanto utile credo sia documentarsi un minimo prima di scrivere qualcosa su qualcuno, soprattutto se si decide di criticarlo in modo così radicale. E, caro direttore, forse valeva la pena leggersi il libro in questione, che le regalerei volentieri, se non fosse che ho finito le copie omaggio.
Concludo con una piccola notazione deontologica. Caro Direttore, in veste di responsabile di una testata giornalistica credo che dovrebbe porre maggiore attenzione ai commenti che autorizza. Frasi come “A questa gente andrebbe messo un cerotto in bocca” suonano minacciose oltreché diffamatorie.
Distinti saluti.
Mario Gerosa
Gentile Sig. Gerosa, il ritardo nel rispondere è dovuto soltanto al fatto che per le festività di Pasqua di solito si approfitta per “staccare” un po’ la spina. Mi dispiace, ma la mia attività non mi lascia tempo per controllare i colophon di tutto ciò che si legge, anche se io ho provato a cercare informazioni su di lei ma, avendo Metro riportato il nome Marco e non Mario, non è uscito il suo curriculum professionale. Chiedo scusa per l’espressione usata da un commentatore riguardo al cerotto sulla bocca, che io ho interpretato in maniera ironica e non di tipo “fascistoide”. I commenti sono stati tanti e, probabilmente, non si è dato peso – proprio perché interpretata in maniera sarcastica. Per il resto spero di aver chiarito definitivamente a lei e ai suoi estimatori quello che pensavo in merito alla sola intervista. Distinti saluti
Liliana, mi sembra proprio una invettiva ingenerosa!
Le assicuro che Gerosa (Mario e non Marco)si occupa di turismo da moltissimi anni e poi credo che le cose trascritte si debbano prendere con una certa dose di ironia… Comunque, se le agenzie e i tour operator offrissero un servizio talmente eccellente come qui si sostiene, non si capirebbe perchè siano, generally speaking ovviamente, in caduta libera rispetto la raccolta di prenotazioni del canale web. Mi sembra comunque che sia un buono spunto di discussione, con leggerezza e soavità, invece che prendersela così tanto.
Gentile Silvia, ho già ampiamente spiegato che il nome Marco l’ha scritto la giornalista di Metro (tra l’altro ho riportato per intero l’intervista). In quanto alla caduta libera delle agenzie rispetto al web – mentre in America si sta verificando il fenomeno contrario, cioè i clienti stanno tornando a prenotare nelle agenzie…ho detto tante volte che si può accettare il confronto con il web solo quando le persone che vogliono organizzare una vacanza abbiano in mano anche un preventivo di un’agenzia (ad esempio: stessa compagnia aerea e stesso hotel). Non si può pensare a priori – solo perché la pubblicità dei grossi portali è abbastanza convincente quando in essa si dichiara che ci sono sconti fino al 50% – che le agenzie abbiano i prezzi più alti. Se una persona va al mercato a fare la spesa quotidiana, prima fa il giro dei banchi per controllare il rapporto qualità-prezzo, poi decide dove comprare. Ma fa sempre una comparazione! Nel turismo, a forza di dire che in Internet si risparmia e in alcune trasmissioni televisive, telegiornali compresi, si parla solo di last minute e di acquisti on-line, è chiaro che le agenzie perdano clienti. Partono già perdenti…Ho degli amici che si sono programmati un viaggio negli USA da soli. Per 2 volte hanno avuto gli hotel in overbooking, uno dei partecipanti si è sentito male ed ha avuto bisogno di un ricovero in ospedale (possiamo immaginare la spesa che ha dovuto sostenere?). Sono partiti senza avere neppure un’assicurazione medico-bagaglio e senza avere la possibilità di appoggiarsi ad un corrispondente locale per ottenere aiuto in queste situazioni un po’ pesanti, soprattuto quando accadono ad agosto. Se si parlasse del valore aggiunto, oltre che del prezzo conveniente che si può trovare nelle agenzie (cliente=posto di lavoro), e se si facesse un po’ di pubblicità alle persone che lavorano per organizzare i viaggi, probabilmente il fenomeno del web verrebbe ridimensionato. Non bloccato, nessuno vuole fermare il progresso e le innovazioni, ma dovrebbero essere messi sul piatto della bilancia sia il fattore informatico sia quello umano.
Gent.ma Liliana Comandè, direttore di Travelling Interline
Ho seguito prima con attenzione e poi con disappunto, per l’inasprirsi dei toni, il dibattito. Certo uno scrittore fa bene a sostenere la tesi esposta nel suo ultimo libro. Deve portarla avanti, far conoscere il suo libro che la riporta. Così come è comprensibile la presa di posizione della direttrice (che è anche agente e tour operator) di questa testata, autorevole elemento di riferimento per chi cerca notizie sul mondo dei viaggi.
Sono un giornalista (e scrittore) che, per oltre un trentennio, si è occupato anche dei problemi del turismo per un importante quotidiano nazionale. La vita professionale mi ha insegnato che i contrasti si superano con la chiarezza, quella delle statistiche, elementi di certezza Tutto il resto è aria fritta.
Tra gli appunti ho trovato uno studio di un istituto internazionale molto prestigioso, il World Travel Market, che ha presentato, in tempi abbastanza recenti, a Londra, dati interessanti sull’impatto dei social media nel turismo. La ricerca, effettuata su un consistente campione di cittadini, che hanno prenotato una vacanza durante il 2010, ha accertato che solo il 33% si è affidato ad Internet, quasi esclusivamente come consultazione preventiva.
Ricorrendo, sempre, a dati statistici, sono eloquenti i risultati della ricerca di WorldNomads, compagnia assicurativa specializzata in viaggi, che ha stimato intorno al 20-25% il numero dei contratti per viaggi acquistati via Internet. C’è, poi, un risvolto interessante: il 43% dei tour operator affermano che i social media sono abbastanza o estremamente importanti per il successo del loro business. Dietro Internet, insomma, ci sono operatori turistici, mentre, per esperienza personale, (trattavo, molto spesso, i reclami di turisti insoddisfatti), posso affermare che, dietro i viaggi-truffa da molti denunciati, ci sono i viaggi “fai da te”, proposti da improvvisatori. La funzione degli agenti di viaggio, dunque, è quella di garantire il cliente da brutte sorprese.
Quanto alle nuove tendenze, oltre a quanto recentemente dichiarato dal ministro del Turismo Michela Brambilla, c’è la mia personale constatazione. Trovandomi, nei giorni scorsi, a Rimini, ho avuto notizia dagli albergatori del pienone estivo. Pioggia di prenotazioni come sempre. Certo, un libro è sempre un libro. Appartiene all’estro creativo e narrativo, sempre rispettabile, dell’autore. Ma le tendenze debbono essere documentate. Adesso si può parlare solo di piccoli segnali. Bisogna seguirne gli sviluppi.
I vacanzieri pensano sicuramente alle stelle, guardandole con il naso all’insù mentre si godono la vacanza al mare o ai monti. Le sognano, ma con i tempi che corrono preferiscono restare con i piedi a terra.
Salvatore Spoto
Per prima cosa mi presento. Sono un giornalista professionista e scrivo di viaggi e turismo dal 1990 per praticamente tutte le più importanti testate nazionali,
Nonostante lavori attualmente sull’online, sono ancora uno di quelli che va in agenzia viaggi a prenotare i biglietti del treno e ad acquistare servizi turistici. Perché? Perché mi sento tutelato dalla responsabilità (se non altro morale) della persona che mi sta dinnanzi in agenzia. In quanto alla professionalità di costoro (e la professionalità DEVE essere il plus dell’agenzia) mi è, purtroppo talvolta capitato di imbattermi in cialtroni che confondono Bucarest con Budapest, che ti prenotano un “meraviglioso” albergo a Roma in compagnia delle signorine allegre nigeriane, che non sanno che Easy Jet non assegna i posti sull’aereo o che consigliano i Caraibi nel periodo, diciamo, meno indicato eccetera eccetera.
Succede! Non tutti sono ad alto livello o in buona fede (una vendita in più in periodi di vacche magre fa sempre comodo) ma io continuerò ad andare in agenzia, magari cambiandola…
Tutto questo per dire che non sono contro gli agenti di viaggio ma mi ha dato fastidio vedere l’astiosità di qualcuno di loro verso Gerosa/Magro. Il libro l’ho letto e mi pare uno sguardo ironico e, per quanto ne so io, esaustivo (ma sono un giornalista di viaggio vecchio stampo, se non altro per l’età) sulle nuove tendenze. Il libro non mi pare un trattato universitario ma una disamina su nuovi e vecchi fenomeni. Sappiamo tutti che come in tutte le cose ci sono mode che tramontano e ricompaiono dopo anni.
Per quanto riguarda la mimi-intervista di Metro (se tale si può definire) mi sembra che uno scritto di una decina di righe debba per forza essere lacunoso e impreciso. Lo vedo più come un sasso lanciato nello stagno per suggerire spunti e, perché no, polemiche.
Un’ultima osservazione. Absit injuria verbis. Mi chiedo come si possa essere agenti di viaggio e giornalisti di turismo contemporaneamente. Forse c’è qualche conflitto d’interessi…! (Niente di nuovo nel nostro sfortunato Paese!). Sarebbe interessante sapere cosa ne pensa l’Ordine al quale siamo tutti noi giornalisti, soggetti.
Cordiali saluti
Grazie per il suo intervento, Signor Spoto, vorrei però precisare che io sono la titolare di un’agenzia di viaggi, ma che ha il personale che manda avanti il lavoro e non io. A me viene riferito, la sera, ciò che succede durante la giornata. Io lavoro per la rivista tutto il giorno e chi mi conosce lo sa. Cordiali saluti