Di Liliana Comandè.
Attività turistiche ad ampio raggio fanno di questo paese il posto ideale per ogni esigenza.
Gli occhi dei bambini lanciano sguardi vellutati, color mogano come l’albero nazionale del Paese. Gli occhi dei bambini sono immensi come l’oceano che circonda la loro terra.
Gli occhi dei bambini, dopo un primo momento di titubanza, si aprono in un sorriso contagioso come il Merengue suonato nei luoghi più impensati dell’isola.
In questi occhi così giovani balena un guizzo dal sapore ancestrale, che riporta alle origini di uomini liberi consapevoli della convivenza con una natura benevola che ha dato loro una terra fertile e rigogliosa, soggetta però alle bizzarrie del clima.
Gli alisei, in effetti, hanno da sempre soffiato sui Caraibi, tanto sulle Piccole che sulle Grandi Antille, e la forza dell’ uracàn ( antico termine taino che indica i cicloni) a volte non risparmia nemmeno l’isola di Hispaniola che Cristoforo Colombo chiamò “ la mia amata”.
Quest’isola verdissima, con fiumi che scendono in cascate, montagne tappezzate di palme fin quasi alla sommità e spiagge dal biancore niveo protette dalla barriera corallina, ha saputo conservare la sua innata bellezza.
Così è stato e così continuerà ad essere nella Repubblica Dominicana, scoperta dal turismo oltre una trentina di anni fa e lanciata subito nei circuiti internazionali .
Basta uscire dagli attrezzatissimi villaggi all inclusive posizionati sulle coste più affascinanti del Caribe per avvicinarsi all’essenza di quest’isola paragonata ad un continente in miniatura.
La Cordillera Central, dorsale montuoso dell’isola, raggiunge i 3175 metri con il Pico Duarte, massima altitudine delle Antille raggiungibile in due giorni di escursione.
Se ad est la zona caribica di Punta Cana – molto amata e frequentata dagli italiani – propone duecento chilometri di spiagge bianchissime lambite da acqua cristallina e decretata dall’Unesco patrimonio dell’Umanità, ad ovest la natura risponde con oasi sperse nei palmeti (come quella di Oviedo) e con il lago Enriquillo, un’ampia depressione di acqua salata posta a 40 metri sotto il livello del mare nelle cui acque sorge il parco nazionale dell’isola Cabritos, la più grande riserva mondiale per il coccodrillo americano.
A nord, sull’Atlantico, invece sono di casa le balene che, fra novembre e marzo, lanciano messaggi di pace e rinnovano il mistero della vita a largo della paradisiaca penisola di Samanà, mentre la contigua costa di Puerto Plata ( cittadina definita da Colombo la fidanzata dell’Atlantico) è conosciuta come la costa del Ambar per i giacimenti di ambra tra i più ricchi del mondo.
Impensabile lasciare l’isola senza aver acquistato un esemplare di questa gemma naturale, dalla veneranda età di 30 milioni d’anni e formata dalla resina dei pini che, nel suo cristallizzarsi, ha inglobato insetti e vegetali preistorici.
Amuleto per eccellenza ( elektron, da cui elettricità, è il termine greco che indica l’ambra), gli indios da tempi immemori hanno attribuito alla gemma la capacità di attirare i favori divini e, come tutti i portafortuna, il potere è tale soltanto se l’oggetto viene regalato.
Ritornando ai temi ambientali, parchi nazionali, parchi territoriali di cui due archeologici e riserve scientifiche sono la testimonianza dell’impegno ecologista della Repubblica Domenicana, protesa nello sforzo di tutelare l’inestimabile ricchezza data dalla biodiversità, la pluralità della vita che sull’isola si esprime con un’esplosione di colori e suoni, tanto da collocare il Paese al terzo posto nel mondo per diversità biologica.
67 specie di Orchidee con 300 varietà, 5600 specie vegetali vascolari di cui il 36% endemiche ( su tutte svetta la Palma Reale ora protetta a causa dell’uso intensivo) si uniscono ad una fauna molto varia, che alterna l’elegante volo di trampolieri come fenicotteri, aironi, garze al solenne volteggiare di rapaci diurni, mentre ovunque è udibile l’allegro gorgheggiare della cotorra nativa, il pappagallo parlante che i tainos ( letteralmente “i buoni”) erano soliti regalare in segno di amicizia e che attualmente è a rischio di estinzione.
Non occorre andare molto lontano dalle spiagge, scelte come luogo di relax, per godere tutto questo: basta riappropriarsi dei sensi e della tridimensionalità per accorgersi che, tra il fitto delle palme, nelle lagune o alla foce dei fiumi che costeggiano i resort la vita dell’isola pulsa allo stesso pari di quella regolata dalle leggi del mare.
Per queste due grandi potenzialità , la Repubblica Dominicana propone attività turistiche ad ampio raggio: relax in spiaggia, sport subacqueo, pesca sportiva, mountain bike, golf, escursioni nei parchi nazionali a piedi o a cavallo, speleologia, paracadutismo, free climbing sulle pareti delle cascate e rafting lungo i numerosi corsi d’acqua.
Per i nottambuli non mancano le discoteche, dove farsi trasportare dal travolgente ritmo del Merengue, o i casinò in cui non prevale l’azzardo quanto piuttosto la semplice voglia di divertirsi.
Gli strenui sostenitori della cultura hanno, infine, in Santo Domingo ( la città più antica del nuovo mondo) il luogo ideale dove passare il tempo tra musei, gallerie d’arte in giro per la città coloniale, uno scorcio di Spagna proiettato nel Caribe e reso ancor più suggestivo se visitato di sera, quando il sole dei Tropici attenua i suoi raggi e lascia posto alla discreta luce dei lampioni.
Tutto questo c’è, esiste ed è palpabile, c’è stato prima e continuerà ad esserci anche in seguito.