Mi è capitato di dover rimettere in ordine l’archivio di Travelling Interline e, mentre ero intenta a controllare se le copie fossero tutte in collezione, lo sguardo mi è caduto su un editoriale del lontano settembre 1994. Leggendo quanto avevo scritto ben 14 anni fa, sono rimasta stupita dal contenuto del mio scritto.

Mi sembrava, infatti, di leggere qualcosa che avevo pubblicato quest’anno e non tanti anni fa. Francamente la mia prima considerazione è stata quella di ripubblicare lo stesso articolo di fondo perché, ne sono sicura, cambiando solo poche cose – tipo eventi accaduti in quell’anno – gli argomenti e i problemi, nonostante siano trascorsi tanti anni, sono praticamente rimasti invariati.

Nulla, all’apparenza, sembra cambiato da allora. Le problematiche sono rimaste le stesse, anche se aggravate dal fatto che la concorrenza fra agenzie è diventata tanto sfrenata quanto scorretta, e l’avvento di Internet e dei network ha creato una specie di Far West con assalti quotidiani alla diligenza. Ma, ritornando al mio vecchio editoriale, quali erano gli argomenti da me trattati nel 1994? Praticamente gli stessi che ho descritto e trattato quest’anno.

Dalla diminuzione degli arrivi dei turisti stranieri in Italia all’eccesso di offerte last minute; dalla eccessiva richiesta di solo volo rispetto a quella del pacchetto ‘tutto compreso’ alla concorrenza di alcune grosse agenzie che all’epoca vendevano il solo volo a prezzi molto bassi rispetto a tutto il resto del mercato agenziale; dalla chiusura di alcune agenzie di viaggi, tour operator e compagnie aeree alla cattiva abitudine degli italiani di chiedere preventivi a destra e a manca per poi sparire senza dire neppure un grazie per il lavoro svolto a titolo gratuito dagli ADV; dai problemi all’interno della Fiavet a quelli dello scarso interesse dei politici nei confronti del settore turistico, ecc…Che ne dite, non sono gli stessi problemi di oggi? Ma allora non è cambiato proprio niente in questi 14 anni! Sembra proprio che, come da copione tipicamente Italiano, si faccia sempre finta di cambiare le cose – lasciando tutto, però, come era prima…e si continua così nell’illusione che con gli anni qualcosa sia mutato. Giudicate voi se è realmente così! E che tristezza dover tornare sempre sugli stessi argomenti…

Piangiamo sul latte versato…

Il nostro Sottosegretario con delega al Turismo, Michela Vittoria Brambilla, indubbiamente si da un gran da fare con convegni, tavole rotonde, conferenze stampa e quant’altro sembra servire alla buona causa delle difficoltà in cui si trova il Turismo.

Peccato, però, che ogni volta ci sentiamo dire che i Turisti sono diminuiti nel nostro Belpaese, che la concorrenza dei paesi competitori è forte, che la Finanziaria ha ridotto il budget per l’Enit e, quindi, è più difficoltoso promuovere il nostro paese sui mercati esteri.

Noi ringraziamo tanto il Sottosegretario, ma crediamo che nessuno più di noi – noi che viviamo di turismo – sappia esattamente come stiano le cose in questo settore. Forse varrebbe la pena di spiegarle che non c’è tanto bisogno di convegni quanto di atti concreti di sostegno ad un settore più che mai stagnante e che si dibatte in grosse difficoltà come non era mai accaduto.

Non entro nel merito delle riduzioni del budget all’Enit né di come vengano spesi i soldi pubblici fra stipendi e spese varie sia di dipendenti che risiedono all’estero sia di quelli che sono in Italia.

Non voglio neppure polemizzare sulla nomina a Presidente dell’Enit di Matteo Marzotto, giovane imprenditore molto preparato nel suo campo ma, a quel che sembra, totalmente digiuno di turismo.

Mi preoccupa, invece, e molto, il perdurare di questa non facile situazione economica che attraversa tutto il comparto turistico.

Fra le ultime dichiarazioni della Signora Brambilla c’è quella in cui si augura che venga nuovamente istituito il Ministero del Turismo. Ma sono anni ormai che il Ministero non esiste più. È stato abrogato dopo un referendum indetto fra gli italiani che ne hanno decretato l’inutilità.

Apparentemente non riesco a capire cosa cambierebbe in Italia se ritornasse questo Ministero.

I soldi non ci sono, e questo è un dato di fatto, e buttarne altri per mantenere un ulteriore carrozzone mi sembra quanto mai inutile e dispendioso per le tasche degli italiani – già alleggerite abbondantemente da tasse e balzelli vari, fra i quali la geniale invenzione di quella Bad Company che ci siamo ritrovati sul ‘groppone’ da un momento all’altro.

Mi dispiace, ma all’inizio del suo mandato la Signora Brambilla aveva dato l’impressione di voler, e poter, abbattere tutti gli ostacoli che si frapponevano fra le istituzioni pubbliche e i privati e di voler cambiare chissà che cosa.

A distanza di qualche mese, nostro malgrado, abbiamo l’impressione che si sia resa conto che fra il dire e il fare c’è di mezzo il…denaro, la burocrazia e i soliti ostacoli che si interpongono fra che è da una parte della barricata e chi è dall’altra.

Speriamo di sbagliare la nostra impressione, ma ho paura che anche qui tutto rimarrà come prima. E lo dico con grande dispiacere.

La qualità del nostro turismo

Questa colonna portante della nostra economia, il turismo, meriterebbe sicuramente dei governanti e degli imprenditori migliori. I primi dovrebbero prestare più attenzione a questa grossa risorsa nazionale che potrebbe risolvere parecchi problemi sia in termini di occupazione che di Pil, mentre i secondi dovrebbero essere più attenti alla qualità dei servizi offerti. Quando sono all’estero mi capita spesso di fare paragoni fra le strutture alberghiere – anche di quei paesi che consideriamo terzo mondo – e le nostre.

Spesso, a parità di categoria, mi trovo a dover criticare i nostri alberghi e immagino la delusione che provano quei turisti che vengono nel nostro paese. Noi abbiamo da sempre l’abitudine di riempirci la bocca quando parliamo della nostra offerta culturale, storica, paesaggistica ecc… ma a un così prezioso dono che ci siamo miracolosamente ritrovati a gestire, spesso non riusciamo ad abbinare un elevato standard di servizi, che oggi – per chi non lo avesse ancora capito – fanno la differenza fra un paese meno bello e meno ricco di testimonianze del passato e il nostro, baciato dalla fortuna, ma non all’altezza di sfruttarla al meglio.

Stiamo perdendo terreno, è una verità bruciante per tutti, ma non sembra che i campanelli di allarme suscitino molto interesse fra gli operatori del settore e le autorità nazionali, regionali e comunali.

Ogni volta che mi trovo a passeggiare per Roma, ad esempio, cerco di guardare la città con l’occhio del turista che viene nella città eterna per la volta.

Ho la fortuna di avere gli uffici in via Nazionale e, quindi, ho un osservatorio molto privilegiato per ciò che riguarda il colpo d’occhio di una strada così importante per la capitale che collega le Terme di Diocleziano a Piazza Venezia.

A parte gli attuali lavori in corso, necessari per la difficile viabilità romana, mi rendo conto che questa strada, che dovrebbe essere il biglietto da visita della città – può sembrare invece una specie di ‘Corte dei Miracoli’. La strada non brilla certo per pulizia e i mendicanti, o presunti tali (zingari, ragazzi sbandati con cani al seguito, gente fuori di testa che fa i suoi bisogni corporali anche di fronte ai passanti ecc…), hanno le loro postazioni consolidate. E nessuno, a quanto pare, è in grado di modificare questo stato di cose, oppure fa finta di non vedere lo stato di degrado in cui versa, e non da oggi.

Ma sono sicura che quanto appena descritto non appartiene solo alla realtà di Roma. Abbiamo, infatti e purtroppo, altre città turistiche dove si ritrova lo stesso stato di scadimento.

E allora, ma che idea si possono fare i turisti delle nostre città e di noi italiani?

Sono anni e anni che non basta più il mare, il sole, la pizza e la pastasciutta per attirare turisti in Italia. Ma forse c’è ancora chi non lo ha capito…

Liliana Comandè